Egitto - Il giorno della verità

Un milione di persone per la marcia che potrebbe segnare la fine del presidente Hosni Mubarak

1 / 2 / 2011

Numerosi dimostranti anti-governativi si stanno radunando in piazza Tahrir al Cairo - erano già in 5 mila alle 8 del mattino - nel giorno della marcia annunciata ieri. L' obiettivo delle opposizioni, guidate da Mohammed El Baradei è raggiungere il milione di persone per poi dirigersi verso il palazzo presidenziale, meta finale del corteo. In piazza Tahrir si nota ancora la presenza dei mezzi militari pesanti, che osservano il lento afflusso di persone. L'esercito, in un comunicato ufficiale, ha fatto sapere di comprendere le proteste legittime del popolo egiziano e ha promesso di non rivolgere le armi contro i manifestanti, invitando questi ultimi a mantenere un atteggiamento responsabile e pacifico.

I collegamenti internet restano bloccati in tutto il Paese, l'ultimo fornitore d'accesso ancora in funzione, il gruppo Noor, è stato bloccato ieri. Google ha annunciato di aver messo a punto con Twitter un sistema che consenta di inviare twit senza necessità di collegarsi al web. E' prevedibile che, come accaduto alcuni giorni fa, le comunicazioni cellulari di telefonia e messaggistica possano essere interrotte.

Sul piano politico, Mohamed El Baradei ha fatto appello a una revisione della politica di Washington: "È necessario che inizi a costruire la fiducia con la gente, non con chi opprime la gente", ha detto il premio Nobel ed ex direttore generale Aiea rivolgendosi al presidente Usa Barack Obama.

Teheran, intanto, da lontano osserva il succedersi degli eventi. Il governo iraniano ha annunciato il proprio sostegno al movimento d'opposizione egiziano: è quanto ha sottolineato il ministro degli Esteri, Ali Akbar Salehi, citato dall'agenzia d'informazione Isna. "Le proteste e i movimenti popolari nei paesi del Nord Africa, tra cui l'Egitto, dimostrano che è necessario riorganizzare la regione eliminando le leggi dittatoriali", ha affermato Salehi. I casi di Egitto e Tunisia proverebbero, secondo Salehi, che "è finita l'era del controllo della regione da parte delle potenze arroganti e che la gente sta provando a decidere da sola il proprio destino".

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