Egitto - Libertà per gli arrestati e verità per Giulio

28 / 4 / 2016

Nonostante le paradossali dichiarazioni sul rispetto dei diritti umani, non si registra nessuna apertura da parte del regime del generale Sisi. La mancanza di una volontà politica di fare emergere la verità sull’assassinio di Giulio Regeni è divenuta sempre più esplicita. Prima con l’omicidio di cinque presunti criminali comuni indicati come colpevoli della sparizione di Giulio, in una ricostruzione che fa acqua da tutte le parti. Poi con il rifiuto di condividere con gli inquirenti italiani i tabulati telefonici richiesti. Infine, sfortunatamente, le telecamere della metro hanno automaticamente cancellato i filmati della sera del 25 gennaio.

Nel frattempo l’incubo egiziano ha visto un nuovo sviluppo con la cessione delle isole Tiran e Sanafir all’Arabia Saudita. Le basi legali per questo trasferimento non sono molto interessanti rispetto al fatto che si tratta del più eclatante indicatore della relazione clientelare instauratasi tra l’Egitto di Sisi e le petrol-monarchie del Golfo dopo il golpe del giugno 2013. Le stime sono che l’Egitto abbia ricevuto da queste ultime circa 30 miliardi di dollari in aiuti economici [1]. Gli ultimi finanziamenti sono stati negoziati in una visita del re saudita Salman avvenuta tra il 7 e il 12 aprile.

L’annuncio della cessione delle isole ha creato una forte reazione tra l’opinione pubblica, sembrerebbe anche tra i simpatizzanti del regime, essendo in flagrante contraddizione con la retorica nazionalista e pseudo-nasserista del generale. Il 15 aprile alcune centinaia di manifestanti hanno protestato al Cairo contro il provvedimento, ma alcuni slogan hanno anche attaccato direttamente le autorità politiche del paese. La polizia ha disperso la manifestazione facendo circa 50 arresti. Ci sono state proteste anche in altre città. Diverse realtà di movimento e partiti politici hanno allora convocato una manifestazione su più ampia scala per il 25 aprile, giornata della liberazione del Sinai. Ma il regime ha applicato il pugno di ferro senza lasciare alcuno spiraglio. La settimana prima della manifestazione la polizia ha effettuato numerose retate, arrestando almeno 90 attivisti. Il giorno della manifestazione la polizia, presente in forze in tutti i punti strategici delle grandi città, ha persino impedito che i cortei cominciassero, attaccando preventivamente gli assembramenti e arrestando almeno 238 persone [2].

Tra gli arrestati degli ultimi giorni figura anche Haytham Mohamedain dei Socialisti Rivoluzionari (trotzkisti dell’International Socialist Tendency, probabilmente la realtà più rilevante del panorama di movimento egiziano assieme al meno “ideologico” Movimento 6 Aprile). Arrestati anche Basma Mostafa, giornalista che aveva realizzato un’intervista con la famiglia di uno dei presunti criminali uccisi dalla polizia durante le “indagini” sul caso Regeni (poi rilasciata), e Ahmed Abdullah, attivista per i diritti umani e consulente della famiglia Regeni in Egitto. Contro di lui è stata avanzata persino l’accusa di terrorismo, del tutto irrealistica.

In spregio di queste fragranti violazioni delle libertà civili più minime, il presidente francese Hollande si è premurato di ri-sdoganare Sisi rendendogli una visita d’affari (si tratta in particolare di armamenti) il 17 aprile. Inoltre, il 24 aprile, il Ministero del Petrolio egiziano ha annunciato che l’Eni ha avviato gli scavi di un quarto pozzo di estrazione di gas a Zohr, nel quadro di un progetto di investimento da 12 miliardi di dollari, e che l’italiana Edison investirà 220 milioni di dollari [3]. Per petrolio e gas si bombardano i civili, non saranno gli abusi di un altro regime autoritario a provocare dei ripensamenti.

*** Lorenzo “Fe” Feltrin, di Treviso, è dottorando in scienze politiche alla University of Warwick, dove si occupa di sindacati e movimenti sociali in Marocco e Tunisia. Ha precedentemente collaborato con la casa editrice milanese Agenzia X, per la quale ha pubblicato il libro Londra Zero Zero sulle subculture anni zero della capitale inglese.