Eresia in Portogallo!

Con 123 voti contrari su un totale di 230 seggi i deputati di tre formazioni di sinistra hanno respinto il programma dell'attuale esecutivo pro-austerità, uscito vincente alle ultime elezioni di ottobre

11 / 11 / 2015

L’azzardo non è riuscito. La scelta del Presidente della Repubblica portoghese Silva è stata rigettata in Parlamento con una mozione di sfiducia presentata dai socialisti. L’esplicita intenzione di garantire un governo guidato dal fedele dell’austerità Coelho, in modo da prevenire qualsiasi frattura con le istituzioni europee e la Germania, ha avuto come effetto l’esatto opposto: far cadere l’establishment a pochissimi giorni dall’inizio della sua carica.

La mozione di sfiducia è stata presentata dai socialisti, ex alleati di Coelho con il quale hanno formato per anni una grande coalizione di centro. Proprio la loro decisione di non appoggiare il centrodestra ha di fatto creato un governo con la mancanza di una maggioranza assoluta. Subito i due partiti di sinistra, il Bloco de Esquerda ed il Partido Comunista, hanno avviato un dialogo e stipulato degli accordi bilaterali con i socialisti. La decisione del leader socialista Costa di distanziarsi da Coelho non può essere ridotta soltanto al tatticismo, perché le divergenze – stando agli accordi stipulati ed i programmi elettorali – si esprimono proprio sul contenuto della strategia governativa da tenere nei prossimi anni.

Le quattro mozioni di sfiducia, presentate dai Verdi, dal Partido Socialista, dal Bloco de Esquerda e dal Partido Comunista si sono di fatto tramutate in voti insufficienti per mantenere il governo di Coelho (per la mozione socialista, 123 a favore e 107 contrari),  il quale ha già dichiarato che un governo a sinistra “non sarà l’alternativa”.

Un’alleanza tra i tre partiti di sinistra rischia di portare all’instabilità dell’esecutivo, a detta di Coelho, a causa delle storiche fratture tra le diverse culture politiche di queste organizzazioni. Proprio il contrario di quanto avrebbe augurato il Presidente della Repubblica. Ciononostante Antonio Costa viene ormai identificato come colui che costruirà il nuovo governo.

Durante la discussione in Parlamento due presidi, uno a favore di Coelho, l’altro per la sfiducia al governo - appoggiato anche dal mondo del sindacalismo -, hanno manifestato a Lisbona. Le opzioni possibili fino a ieri erano due: applicare il dogma del rigore e dell’abbassamento del costo del lavoro, oppure ristabilire l’equità dei diritti e della giustizia sociale. Al di là dei singoli accordi con i tre partiti di sinistra, già nel solo programma socialista si intravedono delle note stridenti con l’austerity, soprattutto per quanto riguarda la fiscalità, il lavoro e la previdenza sociale. Prima tra tutti è la volontà di combattere la precarietà le false partite IVA regolarizzandole e imponendo criteri precisi per il contratto di lavoro; la tassazione stessa degli autonomi deve essere abbassata perché il regime fiscale si fa troppo pressante. Sul fronte della ricerca e dell’università, i socialisti intendono eliminare i contratti precari di un anno di post-doc e sostituirli con dei contratti di ricerca veri e propri. Sulla formazione professionale è stata individuata la problematicità degli abusi degli stage e dei tirocini, cioè il pretesto giuridico con il quale, in assenza di alcuna garanzia contrattuale e previdenziale, viene sfruttato il lavoro gratuito e sottopagato soprattutto giovanile. Lo scongelamento delle pensione e l’aumento del salario minimo fino a seicento euro al mese sono un altro punto programmatico di primaria importanza. Sul versante del welfare, inoltre, viene proposto lo stop ai precedenti processi di privatizzazione e viene promesso il finanziamento del sistema sanitario. Lo stesso collettivo e sindacato dei lavoratori e delle lavoratrici precari , Precarios Inflexiveis, dice che i provvedimenti, in particolar modo le misure sulle partite IVA, sono un “fatto storico” per il Portogallo: rappresentano in effetti la piattaforma rivendicativa che i precari e le precarie del Paese hanno portato avanti negli ultimi tempi. E, difatti, è molto difficile vedere questo genere di misure non soltanto nelle intenzioni del centrodestra portoghese, ma in generale in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Di fronte alla distruzione dei diritti sociali e alla liberalizzazione dei contratti nazionali, piegati alle necessità aziendali e ai tempi della precarietà, che vediamo in Europa, un programma di questo tipo sarebbe dirompente.

Adesso la palla è nuovamente nelle mani del Presidente Silva. Accetterà la sconfitta di Coelho, dando l’incarico di governo alla coalizione di sinistra, oppure affiderà al centrodestra la prosecuzione dell’esecutivo fino a nuove elezioni? A pesare su questa decisione, come al solito, si tema l’ingerenza delle dinamiche transnazionali europee. Il culto dell’austerità delle istituzioni comunitarie conosce bene i metodi per imporsi sugli eretici. Sta ai movimenti sociali, in primis del Portogallo, respingere il tentativo di farsi trasformare in fedeli. Intanto, possiamo dire che la caduta di Coleho non farà sentire alcuna saudade.