Francia 14 giugno - Ni loi Ni travail

Un milione e trecentomila in piazza per il ritiro della Legge sul Lavoro

14 / 6 / 2016

La contestazione al modello sociale ed economico proposta da Hollande è sempre più forte, diffusa e determinata. Dal 13 giugno il progetto di riforma della Legge sul Lavoro è in discussione al Senato. Oggi un milione e trecentomila persone sono scese in piazza in tutta la Francia per cambiare la direzione politica presa da questo governo, braccio esecutivo del Medef e armato dalla legge dello Stato d'emergenza per difendere le politiche europee dell'Austerity contro i movimenti sociali. 

A Parigi l’appuntamento principale, con più di 800 bus sindacali che sono arrivati nella capitale per partecipare al corteo di oggi. La CGT ha annunciato sciopero energetico; più di 350.000 contatori a Parigi sono stati calibrati sulla tariffa oraria minima per far pagare meno l'energia. La polizia è intervenuta appena il corteo ha mosso i primi passi da Place d’Italie, con violentissime cariche che avevano lo scopo di dividere fin da subito la manifestazione. Lacrimogeni, granate, idranti e cannoni ad acqua hanno accompagnato per l’intero pomeriggio i manifestanti, che hanno risposto con sassaiole contro la polizia, che hanno così permesso al corteo di testa di rimanere compatto fino alla fine. Migliaia di persone sono entrate a Place des Invalides, dove sono continuati gli scontri con la polizia, restituendo il senso di unitarietà della giornata e di tutta la lotta contro la Loi Travail. Il bilancio della giornata è di diversi feriti, tra cui uno grave colpito da una granata lanciata dalla polizia, e numerosi fermi.

Né la propaganda contro sindacati e movimenti orchestrata dal Primo ministro Valls e dal ministro dell'Interno Cazeneuve insieme ai suoi prefetti, né la censura mediatica sulle ampie e multiple dimensioni del conflitto sociale, né le provocazioni o le accuse di "presa in ostaggio" della popolazione contro i sindacati, né le esortazioni a "non compromettere l'immagine della Francia durante i campionati europei di cacio", né la gestione armata delle piazze con interventi e metodi "anti-terroristi", e infine neanche il controllo di massa e la conseguente offensiva giudiziaria hanno piegato i movimenti francesi in questi tre mesi.   

Dopo il passaggio della Legge all'Assemblée nationale con l'articolo 49-3 senza discussione parlamentare, decine di sezioni del PS, Partito socialista e della CFDT, sindacato riformista che si è allineato sulla Legge progettata da Medef e dal governo Hollande, sono state saccheggiate, numerose sedi, una trentina, anche incendiate in queste ultime settimane

L'unione inter-sindacale insieme al Coordinamento studentesco di università e licei, ai Comités d'action, composti da CIP, Coordination des Intermittents et Précaires), dalla CNT- Libertaires e dall'insieme di lavoratori intermittenti e precari, dai disoccupati e dai collettivi studenteschi organizzati in modo autonomo rispetto all'unione sindacale, dai collettivi femministi e LGBT, dai collettivi antifascisti e dalle associazioni che lottano contro le violenze di Stato continuano a far fronte all'attacco sociale e repressivo sferrato da un governo "socialista" reazionario quanto il peggiore governo della destra, Sarkozy, che l'ha preceduto

Il presidente François Hollande in tre mesi, non ha mai risposto alle richieste dell'unione inter-sindacale ed ha reagito in TV rifiutando di ritirare la Loi Travail, poi confermando che «andava avanti lo stesso», di fronte a quel 75% di opinione pubblica che si oppone alla Legge. 

Lo scorso 10 giugno, il segretario nazionale della CGT, Martinez, ha denunciato «le manovre e le provocazioni sia del governo che del patronato (….) chi offusca l'immagine della Francia è in quel governo che rifiuta, da mesi, di ascoltare i lavoratori e la società francese (….) per i suoi calcoli politici il governo ha l'intera responsabilità della situazione in cui si trova il Paese. Il movimento è tutt'altro che debole, la nostra determinazione è sempre la stessa». La CGT resta ferma sul ritiro della Legge sul Lavoro e fissa un calendario di altre due giornate di sciopero e di mobilitazione nazionale il 23 e il 28 giugno. Successivamente, chiede una discussione a partire dall'articolo 2 (che inverte la garanzia dell'accordo di settore rispetto a quello del contratto nazionale) e auspica una via di uscita se non una soluzione entro l'inizio di luglio, prima che la discussione ritorni tra i banchi dell'Assemblee Nationale.

L'opposizione  alla Loi Travail e il suo mondo" si è diffusa sempre di più e si è rafforzata , la lotta contro l'operato delle forze dell'ordine e contro lo stato d'emergenza come la denuncia  della violenta repressione di Stato sono la condizione  essenziale per garantire il diritto di manifestare e quello di scioperare.