Guerra, nazionalismo ed interessi delle oligarchie economiche: presente e futuro dell'Ucraina

Intervista alla ricercatrice ucraina Alona Liasheva

18 / 5 / 2016

Più di due anni fa la protesta Euromaidan in Ucraina, iniziata con il rifiuto dell'ex presidente a firmare l'accordo di associazione UE-Ucraina, ha portato il destino del paese alla ribalta dell’opinione pubblica europea. La seconda volta in cui l'Ucraina è apparsa sulle prime pagine dei media europei è stata determinata dall’annessione russa della Crimea e dai conflitti armati nella parte orientale del paese. Da allora c'è stato un calo nella copertura mediatica degli eventi da parte dei media europei, nonostante l'Ucraina stia affrontando cambiamenti drastici. Per cercare di ricostruire i recenti sviluppi della situazione con uno sguardo critico, ecco un’intervista a Alona Liasheva, di Kiev, attualmente  ricercatrice universitaria Phd a Milano, e co-editrice del giornale e sito web ucraino di critica sociale “Commons: Journal of Social Criticism”.

La questione delle tensioni tra Ucraina e Russia è tornata alla ribalta recentemente, questa volta in una forma particolare: la vittoria agli Eurovision song contest da parte della cantante ucraina Jamala con una canzone politica sui deportati Tatari della Crimea del 1944, vista come una critica alle azioni russe del 2014 nello stesso territorio. Sul palco dell’Eurovision, che si presenta come pop e cosmopolita, a vincere è una canzone con contenuti politici. Qual è il tuo punto di vista su questa vittoria?

Ascoltavo Jamala qualche anno fa. Aveva un paio di buone canzoni jazz nel suo repertorio. Ma ovviamente lei non ha vinto perché è una buona o cattiva artista. Questa vittoria è un fenomeno politico, di un tipo estremamente contraddittorio. Il messaggio di questa canzone è un condensato di auto-vittimizzazione nazionalistica ucraina mediante riferimenti alla deportazione di Stalin dei Tatari di Crimea, che si suppone debba essere letta come una prefigurazione dell’annessione della Crimea da parte della Russia. Questo messaggio rappresenta una parte importante di un più ampio dibattito politico. Si tratta di discussioni costruite non intorno a questioni economico-sociali, come ineguaglianze, disoccupazione, tagli allo stato sociale, ed altre ancora. Esse vertono intorno questioni “geopolitiche”, come per esempio su chi sia il migliore “grande fratello” dell’Ucraina – la Russia o l’UE? A chi appartiene la Crimea? Questa situazione è in gran parte determinata dall’aggressione russa, senza dubbio. Ma gli ucraini non sono in grado di rispondere ad essa con una visione alternativa. Come ucraini, stiamo attuando il nazionalismo in risposta all’imperialismo russo, e questo nazionalismo è, come mostra il caso della vittoria di Jamala, supportato dall’Unione Europea. Inoltre questo nazionalismo è un buon terreno per la trasformazione economica del paese guidata dalle élite neoliberali.

Quali sono oggi le politiche perseguite dal nuovo governo Ucraino salito al potere dopo EuroMaidan? Si stanno compiendo le aspettative del movimento Maidan?

Maidan, in quanto movimento con molte divisioni interne, ha portato una varietà di visioni su ciò che l'Ucraina è e su quello che dovrebbe diventare, dopo la sconfitta di Yanukovych, l'ex presidente.

Tra queste il primo posto è stato preso dal cosiddetto Euro-ottimismo. Il sogno europeo, incarnato nella rivolta di Maidan, è ancora molto forte tra gli ucraini. Le aspettative degli ucraini rispetto al governo filoeuropeo sono state la lotta alla corruzione, l'aumento del tenore di vita, il miglioramento della situazione dei diritti umani, la libertà di parola, ed altre. Ma in realtà sta accadendo qualcosa di opposto, perché il modello di integrazione europea che stiamo vivendo è prima di tutto un'integrazione economica basata sulla logica del libero mercato.

Visto che l’economia ucraina è più debole rispetto a paesi come la Germania o anche la Polonia, noi siamo perdenti in questo gioco. Ma non tutti gli ucraini stanno perdendo, ovviamente. Coloro che sono ai vertici di alcuni ambiti come la metallurgia, la produzione chimica, l'agricoltura, i principali settori di esportazione orientati verso l'UE, stanno in realtà allargando i loro capitali. L'apertura dei confini per il commercio con l'UE sta migliorando le condizioni per il loro business. Sto parlando di "loro", perché una persona può contare gli oligarchi ucraini, che regolano l'economia del paese, sulle dita di una mano. Il capitale è così concentrato in Ucraina che stiamo parlando di persone delle quali si conoscono benissimo nomi e cognomi. Il nostro Presidente Petro Poroshenko è uno di loro, il suo capitale stimato da Forbes è di $ 858 miliardi ed è in fase di ampliamento. E' la 6 ° persona più ricca del paese.

Il nuovo governo dopo-Maidan sta facendo rientrare l’Ucraina in un’orbita sempre più europea, ma è questo l’”Europeismo” di cui abbiamo bisogno?

C’è un'altra visione di ciò che l'Ucraina dovrebbe essere, molto più pericolosa, ed è stata una fortuna che non è riuscita ad essere pienamente attuata. Sto parlando dell’ideologia di estrema destra presente a Maidan. Ci sono diverse opinioni sul ruolo che ha giocato l’estrema destra nella rivolta. Una parte ha percepito tutta la rivolta come un "colpo di stato fascista", questa visione era diffusa tra i sostenitori anti-Maidan e più tardi dal movimento separatista in Donbass. All'opposto la destra liberale, ed anche la sinistra, minimizza il ruolo dei gruppi di estrema destra. Ma, come la ricerca lanciata da Volodymyr Ishchenko dimostra, entrambe queste visioni contengono alcuni elementi veritieri e altri meno. Il sociologo, nel suo lavoro dal titolo “Far right participation in the Ukrainian Maidan protests: an attempt of systematic estimation", basato su una rigorosa metodologia nel raccogliere gli eventi della protesta, sostiene che «il partito Svoboda era l'agente collettivo più visibile nelle proteste Maidan e il Settore Destro è stato il più visibile agente collettivo negli scontri e la violenza di Maidan»[1]. Ma le forze di destra riescono ad attuare il loro programma nella politica parlamentare? No, soprattutto a causa della mancanza di un forte sostegno finanziario degli oligarchi. Preferiscono pupazzi più affidabili nel teatro politico. Questo ha spinto molti di gruppi di estrema destra a fare entrismo nelle fila dell'esercito, vale a dire in Azov Batalion, nelle strade delle città, per terrorizzare la sinistra e gli attivisti LGBT. Ma alcune figure, tra loro, sono riuscite ad ottenere un capitale politico durante Maidan e la guerra, raggiungendo i vertici della politica e riuscendo a ritagliarsi un ruolo nel futuro del paese.

Nelle elezioni locali dello scorso autunno, il partito di estrema destra Svoboda ha eletto il proprio sindaco nella città di Ivano Frankivsk. Qual è il peso attuale delle forze di estrema destra nella politica parlamentare ed extra-parlamentare in Ucraina?

Il sindaco di Ivano-Frankivsk, Ruslan Martsinkiv, che si è pubblicamente espresso contro il diritto delle donne di poter abortire, è dichiaratamente omofobo e razzista, non è l'unico esempio dei politici di estrema destra che assumono posizioni importanti. L'altro esempio da denunciare è il presidente della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, Andrij Parubij. Egli è uno dei leader del movimento di estrema destra in Ucraina a partire dagli anni '90. Era uno di coloro che hanno formato il Partito Social-Nazionale ed autore del libro "Uno sguardo da destra". La copertina del libro parla da sé. Anche se più tardi ha immesso contenuti liberali nel suo discorso, ma ritengo che sia più che altro una strategia populista al fine di ottenere maggiori consensi.

Ma non si può parlare di governo di estrema destra o fascista in Ucraina. Il potere è nelle mani di élite inserite a pieno nella governance neoliberale e pronte a sfruttare ogni ideologia, al fine di rafforzare i propri interessi. I partiti di destra non sono presenti nella politica elettorale. Alcune figure di estrema destra, come Parubiy e Martsinkiv, stanno raggiungendo il potere attraverso la carriera militari, i collegamenti personali, etc.

Cosa sta facendo il governo per risolvere la crisi in Donbass?

Posso dire quello che non sta facendo. Esso non segue l'accordo di Minsk che ha firmato più di un anno fa. Questo accordo ha dato speranze che la guerra potesse fermarsi, ma il cessate il fuoco è stato rotto da entrambe le parti. Né l’elite ucraina né quella russa, né tantomeno quella formatasi recentemente e  controllata dalla Russia di Donetsk e dalle Repubbliche del Popolo di Lugansk sono minimamente vicine al tentativo di costruire un dialogo e dare l’opportunità alle persone del Donbass di decidere ciò che possa effettivamente realizzarsi nella regione. Ed è troppo tardi perché ci sono quasi 10 000 persone uccise, metà delle quali civili, circa 2 milioni di persone fuggite dalla regione (la maggior parte di loro  in Ucraina, ma anche Russia, Bielorussia, UE e Turchia). Questo è il prezzo pagato da Paesi come l'Ucraina, al centro di interessi economici e geostrategici della governance mondiale.

Qual è la situazione economico – sociale del paese?

Tutto ciò di cui sopra: i costi finanziari ed umani sulla guerra e l'apertura più ampia dell'economia ucraina al mercato globale spingono per modifiche socio-economiche drastiche. La moneta è crollata, dal momento che il suo valore è diminuito del 70% nel corso del 2014, tutti gli avanzi del sistema di protezione sociale sono stati rimossi sotto la supervisione del Fondo Monetario Internazionale. Il bilancio per il 2016 introduce nuovi tagli per l'istruzione e la sanità ed una forte individualizzazione della spesa sociale (sussidi per le parti più protette della popolazione, invece di spendere per gli istituti sociali che devono fornire servizi gratuiti o a prezzi popolari) è stata creata sotto la guida degli “esperti” dell’FMI. Oltre a questo stiamo subendo una crisi energetica creata artificialmente. La nuova normativa sul prezzo per i singoli utenti di gas sta mettendo una pressione incredibile sulla popolazione. La scorsa settimana il vice primo ministro dell'Ucraina Pavlo Rozenko ha suggerito alle persone che vivono nelle aree rurali di non utilizzare il gas, che è la principale fonte di riscaldamento per la maggior parte delle famiglie. Vale la pena ricordare che il clima in Ucraina è completamente diverso da quello delle regioni mediterranee. Quindi, il riscaldamento è di fondamentale importanza per creare condizioni di vita accettabili.

Ci sono problemi legati al debito pubblico in Ucraina oggi?

Sì, moltissimi. Alla fine dello scorso anno il debito pubblico era del 95% del PIL ucraino. E 'sempre meglio della situazione greca, per esempio, dove nel 2015 il debito pubblico era quasi il 180% del PIL del paese, ma nel caso ucraino non ci sono misure per risolvere questo problema, né da parte dei leader del paese, né dei movimenti sociali. Il nostro presidente ed il primo ministro stanno facendo del loro meglio per elemosinare soldi dal Fondo Monetario Internazionale, fingendo ad esempio di combattere la corruzione. Richieste del FMI, che l'Ucraina non sta ignorando, riguardano i tagli alla spesa pubblica e l'aumento dei prezzi per i beni di base come il gas. Ma l’ FMI, il principale creditore ucraino, non è l'unico da incolpare per tale disastro.

In realtà l'economia ucraina, anche se è molto dipendente dall'esportazione di materie prime, ha un leggero potenziale per essere sostenibile senza indebitare il paese. Purtroppo non siamo in grado di canalizzare il capitale che si accumula all’interno per un vero sviluppo e di utilizzare al meglio gli oneri fiscali estremamente agevolati rispetto a quelle dei paesi dell'UE.  L'economista Andriy Gladun dimostra che se fossero tassati solo il 18% dei  capitali ucraini detenuti off-shore, sarebbe possibile coprire circa il 95% del debito pubblico ucraino. Un altro economista, Alexander Kravchuk conclude che i principali luoghi di evasione fiscale da parte delle imprese ucraine sono Cipro, Isole Vergini Britanniche, Germania, Paesi Bassi e Svizzera. Il FMI sta in qualche modo chiudendo gli occhi su questi fatti di corruzione legale, ignorando ad esempio il fatto che il nome del presidente è apparso tra i principali figuranti dei Pamana Papers.

Qual è la situazione attuale delle forze di sinistra nel paese?

Purtroppo gli ultimi eventi in Ucraina di cui abbiamo appena parlato - Maidan e la guerra – hanno creato nuove divisioni all’interno della sinistra, che già si presentava nello scenario politico debole e frammentata. Parte della sinistra, per lo più la "nuova sinistra", ha cercato di partecipare a Maidan, ma non è riuscita, soprattutto a causa della volontà di Maidan di avere una forte identità anti-comunista e  a causa dell’incapacità di comunicare le proprie posizioni ad un pubblico più vasto ed eterogeneo. La "vecchia sinistra" è caduta nella trappola del supporto ideologico anti-Maidan. Lo stesso è accaduto con la guerra, dove la sinistra non ha ancora una posizione chiara. La radice principale di questi fallimenti deriva dall'assenza di un’attitudine transnazionale ed aperta alle novità introdotte dai movimenti europei. A causa di un approccio settario alla politica, della disconnessione con la base sociale e spesso anche dall’incapacità di leggere i contesti specifici, la sinistra si sta polarizzando da un lato verso una logica "anti-imperialista" tout court, dall’altro verso un europeismo incondizionato. Si tratta di visioni entrambe fuorvianti, perché incapaci di leggere la particolarità nella quale l’Ucraina si trova all’interno del contesto internazionale. Ma credo che ci sia una speranza di cambiare le cose, dovuta soprattutto ad situazione socio-economica del paese molto difficile, in cui gli ucraini si stuferanno di essere manipolati da visioni euro-ottimistiche o nazionalistiche della realtà.

Costruire un approccio critico ed alternativo a tutto questo è molto difficile e non solo a causa della crescita dell’estrema destra, avvenuta negli ultimi anni. L'attuale governo nazional-liberale è molto attento nel reprimere qualsiasi tipo di idee di sinistra. Sono state approvate le leggi "Decomunistanti", ed organizzazioni che non hanno nulla a che fare con le idee di sinistra, ma conservano ancora il nome "comunista", come Partito Comunista di Ucraina (CPU) sono state vietate. Diversi attivisti, non solo a sinistra, vengono perseguitati. Recentemente un giornalista che ha criticato apertamente un progetto di finanziamento all'esercito ucraino nel suo video-blog, Ruslan Kotsaba, è stato condannato a oltre 3 anni di carcere.

Cosa è cambiato dopo la protesta di Maidan in Ucraina circa la flussi migratori verso l'Europa / Italia? Qual è la composizione dei cittadini ucraini che migrano verso l'Europa / Italia oggi? Quali sono le caratteristiche tradizionali e anche i problemi dei migranti dall'Ucraina verso l'Europa / Italia?

La storia della migrazione dall'Ucraina verso i paesi di UE ha preso avvio agli inizi degli anni '90. E 'stato il risultato della politica neoliberista che l’Ucraina ha avuto dopo il crollo dell'URSS. I principali paesi di destinazione sono Polonia, Repubblica Ceca, Spagna e, naturalmente, Italia. Gli ucraini sono riusciti a entrare in alcune specifiche nicchie del mercato del lavoro in questi paesi. Settore delle costruzioni in Polonia ai tempi del boom dello sviluppo urbano, prima della crisi globale finanziaria, assistenza domestica in Italia, in cui le istituzioni di assistenza sociale che forniscono assistenza per gli anziani sono assenti.

Gli ultimi due anni sono stati segnati da un aumento costante dei flussi migratori, in seguito alla crisi economica. Visto che il mercato del lavoro europeo post-crisi non dà agli immigrati extra-comunitari le stesse possibilità di prima, gli unici lavori che gli ucraini riescono  fare sono molto precari, a volte anche pericolosi per la salute. Nonostante questo l’emigrazione non si ferma, perché la differenza dei salari  tra  Ucraina e paesi come l'Italia e la Polonia è molto alta. La "badante" che lavora da qualche parte a Napoli è in grado di sostenere la sua famiglia in un villaggio ucraino occidentale.

Secondo i dati Eurostat tra il 2012 e il 2014 la quantità di permessi per primi residenti dati agli ucraini in UE è raddoppiato, la quantità di richieste di asilo è aumentata di 25% nello stesso periodo. Non possiamo confrontare i flussi di rifugiati  provenienti dall’Ucraina con quelli provenienti da paesi come la Siria o l'Afghanistan. Ma questo non rende la questione meno rilevante. Le persone stanno lasciando i loro villaggi e le città non a causa del libero arbitrio, ma per l'assenza di ogni possibilità di vivere e per la guerra. E questo problema continua nonostante le politiche restrittive sull’immigrazione attuate dall’UE nell’ultimo periodo.

Oltre alla migrazione della manodopera a basso reddito, in questi ultimi anni stiamo assistendo ad un'altra tendenza, la cosiddetta "fuga dei cervelli". Studenti e professionisti stanno lasciando il paese in ogni occasione possibile, soprattutto verso i paesi dell'Europa occidentale. Si tratta di un grave danno per la formazione ucraina, il mondo accademico e la vita politica.

I fattori che spingono per la migrazione - crisi economica e la guerra ­­- sono da trattare in maniera molto seria. Purtroppo le politiche neoliberali compiute da  Unione Europea e governo ucraino, i crediti del FMI e il sostegno finanziario all’esercito non aiutano a migliorare la situazione.

*** Mattia Gallo è un giornalista pubblicista e media attivista. Ha scritto su web journal, fanzine e siti di contro informazione come: Tamtamesegnalidifumo, Ciroma.org, Fatti al Cubo, Esodoweb, Ya Basta!, Dinamo Press, Lefteast. Tra gli animatori del sito Sportallarovescia.it, collabora con Global Project con attenzione alla politica internazionale.


[1] Volodymyr Ishchenko, Far right participation in the Ukrainian Maidan protests: an attempt of systematic estimation (2016), p. 16