Il caso Ayotzinapa non si chiude con le deboli e pretestuose dichiarazioni della PGR. “Non ci lasciate altra scelta che lottare”

28 / 1 / 2015

Quattro mesi ed un giorno il caso Ayotzinapa è chiuso secondo la Procura Generale della Repubblica Messicana, non secondo i genitori e gli studenti di Ayotzinapa.

Il giorno dopo l'ottava enorme mobilitazione mondiale che pretende la restituzione in vita dei 43 studenti della Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa scomparsi dopo essere stati caricati su mezzi della polizia municipale di Iguala, stato del Guerrero, la PGR ha convocato in fretta e furia una conferenza stampa per dare risposte sull'andamento delle ricerche.

Nei giorni scorsi gli studi sui presunti ritrovamenti di parti dei corpi degli studenti in una discarica erano stati bloccati poiché secondo i tecnici austriaci chiamati a investigare il grande calore a cui furono esposti i corpi aveva modificato irreversibilmente il DNA.

Oggi invece un'improvvisa e grottesca accelerazione.

Nella conferenza stampa la PGR ha praticamente ripreso in mano l’ipotesi formulate il 7 novembre, ovvero poco più di un mese dopo la scomparsa dei 43: azione congiunta di corpi corrotti della polizia municipale di Iguala e Cocula e il gruppo del crimine organizzato dei Guerreros Unidos con i loro annessi rapporti con la politica locale. Nessun coinvolgimento dell’esercito e della polizia federale e nemmeno della politica nazionale. Un verità ottima per la stampa e molto buona per la “pulizia” del paese agli occhi del mondo.

Si cerca così di rompere l'evidenza delle correlazioni tra i narcos e gli alti gradi della politica messicana. Da notare che nella relazione della PGR si dice che il responsabile dei Guerreros Unidos nell'omicidio dei ragazzi, ovvero Rodríguez Salgado, lavorava con il vice capo della polizia municipale, César Nava, nel commercio di droga ed evitare che gruppi di antagonisti entrassero nella loro zona di influenza, ma non si fa mai riferimento a “rapporti più altri” tra politica, polizia e crimine organizzato. Il tutto sembra avere una valenza solo locale, e forse proprio per questo esercito e polizia federale sono tenute fuori dai giochi.

Però tante cose non tornano: le voci usate come test sono solo quelle delle persone inquisite. Persone appartenenti al crimine organizzato e quindi persone pronte e preparate a pagare per tutti coprendo i grandi responsabili. Proprio alla fine della megamarcha di lunedì 26 gennaio dal palco dello Zocalo di Città del Messico i genitori avevano dichiarato che le indagini della PGR ”presentano incoerenze e contraddizioni” e che “le dichiarazioni degli arrestati non sono sufficienti per dare per certo che gli studenti siano stati bruciati nella discarica di Cocula” “ è necessario avere prove scientifiche inconfutabili, che ad oggi non si hanno, (per questo) quindi, continueremo a cercarli vivi e continueremo a denunciare in lungo e in largo in tutto per tutto il Paese le atrocità commesse dallo Stato criminale che uccise e fece sparire i nostri figli”.

Con un twitt, probabilmente misto di rabbia ed ironia, Omar Garcia uno dei portavoce degli studenti ha scritto “L’unica cosa nuova nella conferenza della PGR è che a differenza del 7 di novembre questa volta han messo la musica di fondo nel video…e l’esercito?

Un verità troppo semplice, una verità buona per giustifica la “guerra al narco-traffico” da una parte e l’assoluta innocenza di esercito (nella conferenza stampa è stato dichiarato che non c’è nessun indizio a carico di una possibile partecipazione dei militari) e dello stato messicano.

Quattro mesi per confermare in tutto e per tutto le ipotesi del 7 novembre, nessuna novità, nessuna nuova possibile inchiesta. 99 persone sono agli arresti con accuse di vario tipo che vanno dal rapimento all’omicidio, passando per lavaggio di denaro sporco. Tra questi 99 ci sono anche 50 elementi della polizia municipale locale. Negli scorsi mesi parenti di molti poliziotti arrestati hanno denunciato in un reportage fatto dalla rivista Proceso che molti di loro non hanno nulla a che vedere con il caso di Ayotzinapa e che sono accusati solo per proteggere i veri responsabili. Sembra che alcuni di loro o non stavano lavorando o addirittura erano fuori città. Ovviamente anche di questa denuncia non esiste traccia nell’inchiesta oggi chiusa dalla PGR.

Non ci lasciano altra opzione: la lotta, andiamo a cambiare questo paese” un'altro twitt di studenti della Scuola Normale di Ayotzinapa. Alle 20.00 ora Messicana i padri di famiglia hanno convocato una contro conferenza stampa dove non solo hanno smontato punto per punto alcune delle “prove” portate dalla PGR, dai “resti” ritrovati alla veridicità dei pochissimi testimoni ascoltati (tutti collusi con il narco-traffico). Dall’assenza di prove scientifiche reali, e alle contraddizioni nella spiegazione delle stesse, all’assenza di inchieste per “sparizione forzata”.Hanno ribadito che non lasceranno la lotta per sapere la verità sui 43 e che si rivolgeranno al comitato per i desaparecidos dell’ONU. Nella conferenza stampa si è rimarcato come l'esercito messicano abbia molto a che fare con il caso, partendo da lontano già nel 2013 proprio l’esercito denunciò le infiltrazioni del crimine organizzato nella polizia di Iguala, la notte della scomparsa dei 43 membri del 27esimo battaglione di Iguala hanno disposto diversi posti di blocco, molti abitanti di Ayotzinapa, oltre che alcuni degli studenti presenti il 26 e 27 settembre parlano della presenza dell’esercito nello scontro e per finire la traccia del GPS di uno dei ragazzi segnala chiaramente il passaggio dalla base di fanteria di Iguala. Impossibile non trovare motivi per aprire un inchiesta sull’esercito.

E’ stato ribadito che parte della lotta per il ritrovamento dei 43 passerà dal “blocco delle elezioni nel Guerrero”, perché non può esistere rappresentatività con questa situazione d’insicurezza politica e di certezza di compromissioni della politica e delle forze di polizia con il narco-traffico. “Non ci saranno elezioni finchè non riappariranno i nostri figli

Dieci sono i punti evidenziati in conferenza stampa per cui è IMPOSSIBILE archiviare il caso:

1 - Non esiste certezza scientifica delle perizie fatte dalla PGR

2 - La dichiarazione de El Cepillo (l’esecutore materiale per il crimine organizzato dell’azione contro i “normalisti” non è esaustiva

3 - Ci sono denunce di coercizione su alcune testimonianze

4 - Nessuno menziona l’assassinio di Giulio Cesare Mondragón

5 - Ci sono inquisiti molto importanti a piede libero

6 - Non ci sono indagini per “sparizione forzata”

7 - Ci sono versioni discordanti sul luogo di uccisione degli studenti e dove sono stati messi nella calce

8 - Non è investigata la responsabilità dell’esercito

9 - Si può parlare con certezza solo della morte di uno studente

10 - Ci sono almeno due versioni di quello che è successo che non sono chiarite

La certezza che emerge è che il governo abbia voluto cercare di chiudere la pratica per provare a fermare il forte movimento sociale che si sta creando attorno al caso Ayotzinapa, ma è chiaro che la debolezza delle prove portate mostra il goffo tentativo in molti suoi aspetti.

Chi è stato? Chi si sta coprendo? Perchè? Esercito e politica perchè sono coinvolti?

Queste domande tornano ad essere centrali. 

Di seguito l’allucinante video della conferenza stampa della PGR con cui si cerca di ricostruire la storia del 26 e 27 settembre e giustificare la chiusura del caso, assolutamente da vedere per comprendere come dopo quattro mesi ci cerchi di blandire l’intero mondo.

Città del Messico - Conferenza stampa "Caso Ayotzinapa" del 27 gennaio 2015

Caso Ayotzinapa: 26 minutos de recreación del horror, en Iguala y Cocula

10 razones por las que no se puede cerrar la investigación de Ayotzinapa