Un frettoloso dietrofront. Le autorità di San Paolo e Rio de Janeiro costrette a cancellare gli aumenti di prezzo dei biglietti del trasporto pubblico

Il movimento di protesta ha fatto goal

Neymar e Luiz appoggiano le rivendicazioni del movimento paulista

di Bz
20 / 6 / 2013

"È triste quello che sta succedendo - ha fatto sapere Neymar - Ho sempre sperato che non fosse necessario arrivare al punto di scendere in strada per esigere migliori condizioni di trasporto, salute, educazione e sicurezza, perché sono cose che ogni governo dovrebbe assicurare.”

Questo è uno stralcio di un articolato post su Istagram del goleador Neymar, mentre il brasiliano difensore del Chelsea David Luiz ha dichiarato: “Questo è l'unico modo per richiamare l'attenzione su ciò che è sbagliato. Non vivo in Brasile, ma amo il mio Paese. I brasiliani amano il loro Paese e per questo stanno protestando.”

Due importanti ed esplicite dichiarazioni che vengono dalle stelle del calcio brasiliano, fortemente legato al vissuto e sentito del popolo brasiliano, che hanno spinto in un angolo, facendo questa volta un assist ai movimenti di protesta, così il governo degli stati di San Paolo e di Rio è stato costretto, di fatto, ad una veloce retromarcia sulle decisioni prese e revocabili come gli aumenti del costo dei trasporti. Il movimento di protesta brasiliano ha vinto la sua prima, simbolica partita costringendo ad un frettoloso dietrofront le autorità di San Paolo e Rio de Janeiro costrette a cancellare gli aumenti di prezzo dei biglietti del trasporto pubblico, che erano stati il detonatore per una serie di imponenti manifestazioni di massa in tutto il Paese nelle due ultime settimane.

Tutto ciò mentre a Fortaleza la polizia interveniva con lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la folla dei manifestanti che assediava lo stadio, dando vita a pesanti incidenti protrattasi per molte ore nella notte. Il sindaco di San Paolo, Fernando Haddad, e quello di Rio, Eduardo Paes, hanno annunciato ieri sera una riduzione di 20 centesimi del prezzo dei biglietti del trasporto pubblico nelle due più grandi città brasiliane dopo che almeno 12 altre città minori avevano preso un'analoga decisione nelle ultime ore, dopo l'appello della presidente Dilma Rousseff ad “ascoltare la voce della legittima protesta”. Haddad, del partito dei lavoratori della presidente Dilma, ha tenuto una conferenza stampa congiunta con il governatore dello stato di San Paolo, Geraldo Alckmin, del partito d'opposizione di destra, considerato il principale baluardo contro le richieste della piazza e l'artefice della dura repressione da parte della polizia militare. Alckmin ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco e si è limitato a dire che la cancellazione degli aumenti rappresenta “un grosso sacrificio” per le casse statali, dissanguate dalle faraoniche spese per le opere dei Mondiali di calcio del 2014.

La 'rivolta dell'aceto', sostanza usata dai manifestanti per contrastare l’effetto dei gas lacrimogeni, che continua a chiedere 'Più scuole e meno mondiali di calcio' può scendere a festeggiare la sua prima vittoria di un torneo che si presenta lungo e accidentato se il movimento, come affermano alcuni portavoce, si prefigge un cambio generale nelle scelte di fondo della politica economica e sociale dello stato federale brasiliano. Certo che partire avendo portato a casa il risultato positivo nella prima partita, dà uno slancio importante per continuare il torneo.

Va colto come le Autorità si siano mosse con delicatezza, a fronte della impennata anche violenta delle manifestazioni. Qui non abbiamo assistito, per ora, a censure nei massmedia, a caccia all’uomo, a gasamenti di massa, così come abbiamo visto e testimoniato per la Turchia: esiste, per ora, una forma dialettica, un confronto a distanza tra manifestanti, tra movimento di protesta e l’autorità politica, la polizia che governa le piazze.

Così come va sottolineato che i paesi, siano essi dei BRIC, come il Brasile o in lista d’attesa per entrare nel gotha dei Paesi produttori, come la Turchia, sono attraversati da una ondata di rivendicazioni per una migliore qualità della vita, sia essa rappresentata dai servizi essenziali, sia essa definita dalle libertà dei suoi cittadini. Una richiesta sociale, corale e trasversale possibile là dove la crisi economica non è pervasiva, anzi dove le condizioni generali registrano dei sensibili miglioramenti, gli indicatori macro economici hanno da diversi anni il segno positivo.

Parafrasando ironicamente, che tornino utili i vecchi "Marx in Brasile" e "Lenin in Turchia"?!!

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