In diretta da Gaza Michele Giorgio

L'attacco a Gaza va inserito nella situazione regionale e globale. In queste ore si intensifica l'attacco

15 / 11 / 2012

Ci puoi raccontare cosa sta succedendo a Gaza?

La cronaca degli ultimi avvenimenti è che continua da ieri l'attacco israeliano con un'offensiva aerea a Gaza, iniziata con un cosidetto omicidio mirato del capo militare di Hamas che è stato un duro colpo per il movimento islamico.

Da ieri è un susseguirsi di incursioni aeree, si sentono boati in continuazione.

Israele dichiara di colpire solo obbiettivi militari, ma in realtà io ora mi trovo all'ospedale Shifa e vedo arrivare in continuazione ambulanze con civili e molti bambini feriti.

La situazione per la popolazione civile è molto grave, sono tutti rintanati nelle case ed escono solo per recarsi ai funerali; è già difficile reperire cibo perchè tutti i negozi sono chiusi.

Le esplosioni sono anche a Gaza city, mentre continua il lancio di razzi da parte della resistenza armata palestinese; Israele dichiara che sono stati 750 i razzi lanciati dai palestinesi, ma solo oggi hanno causato tre morti tra cui un bambino, colpendo l'ultimo piano di un palazzo situato in una cittadina distante una trentina di kilometri dalla striscia di Gaza.

Questo potrebbe essere il pretesto per la possibile offensiva di terra dell'esercito israeliano.

Come spieghi questa escalation?

Ho  letto che qualcuno spiega questa operazione con l'avvicinarsi in Israele delle elezioni che saranno il 22 gennaio e il tentativo di Nethanyau di aumentare il proprio consenso; io non sono d'accordo, Nethanyau è in vantaggio nei sondaggi, anche grazie all'alleanza con un partito di estrema destra. Non si può neanche spiegare con il solo lancio dei missili Qassam, visto che va avanti da molto tempo ed Israele non aveva  avviato ritorsioni così forti.

Ho letto e trovo fondata  una lettura della cosa dentro ciò che sta avvenendo nella regione e a livello internazionale.

Qualcuno  trova relazione e sono d'accordo, tra l'attacco e il tentativo di Israele di far saltare l'iniziativa del presidente Abu Mazen  di presentazione della richiesta di adesione dello stato di palestina  come stato non membro- osservatore all'assemblea generale dell'ONU il 29 novembre.

Israele guarda con grande diffidenza a questa iniziativa perchè è vero che i palestinesi avranno comunque uno stato a metà e solo sulla carta, ma questo riconoscimento anche se c'è opposizione degli Stati Uniti, potrebbe passare e permettere ai palestinesi di accedere a livelli internazionali per esempio per la richiesta di incriminazione delle politiche di  colonizzazione dei territori palestinesi da parte di Israele.

Qualcuno chiederà cosa c'entra con Gaza che è governata da Hamas mentre Abu Mazen sta in Cisgiordania, ma è anche altrettanto vero che creare tensione e rimescolare le carte è anche questa una strategia non di poco conto e non insignificante per far saltare alcuni meccanismi.

A questo va aggiunto un elemento importante: Hamas ha visto crescere il suo status diplomatico nel mondo arabo; ha ricevuto la visita dell'emiro del Qatar che ha promesso centinaia di milioni di dollari e di un principe del Barhein e starebbe preparando la visita il premier turco Erdogan.

Israele guarda  a questi sviluppi,  che sono anche figlio delle primavere arabe e del fatto che i movimenti  islamisti hanno acquistato molto potere dopo la caduta dei regimi arabi, in un duplice modo: guarda con un

certo interesse la possibile caduta del regime siriano e non teme che vadano al  potere i  Fratelli Musulmani visto  che in Egitto, salvo alcune sparate, non hanno modificato atteggiamento verso Israele e rispettano gli accordi di Camp David; guarda con diffidenza i nuovi riconoscimenti ad Hamas che rendono meno duro l'atteggiamento del mondo occidentale verso il movimento islamico.

In questo quadro il lancio dei missili Qassam sembra più un pretesto che una causa dell'attacco israeliano.

Da Gaza Michele Giorgio