Istanbul - Seconda giornata di Carovana tra resistenze urbane e diritto alla città

Seconda giornata della Carovana sulle rotte dell'Euromediterraneo

22 / 4 / 2014

Nel secondo giorno della carovana ci viene confermato che il primo ministro Erdogan ha messo al bando You Tube. La paura del potere per le nuove modalità di comunicazione sta limitando sempre più le libertà dei cittadini. Nella mattinata sono due gli appuntamenti in programma: l'incontro con la  Helsinki Citizens Assembly e la visita della Kasova, una fabbrica tessile occupata nei mesi successivi a Gezi, prima esperienza di questo tipo in Turchia.

Nel raggiungere il quartiere di Sisli, la prima cosa che notiamo attraversando Piazza Taksim è l'ingente schieramento di forze dell'ordine, addirittura diversi poliziotti in borghese impediscono l'attraversamento del piazzale dove è situata la statua di Ataturk. Altra cosa che balza  all'occhio rispetto al giorno prima è che nelle strade, nei vicoli adiacenti alla piazza sono stati rimosssi tutti i manifesti delle più diverse organizzazioni che lanciavano il primo maggio a Taksim.

L'appuntamento con gli operai della Kasova non era stato concordato, ma quando arriviamo all'indirizzo che alcuni compagni ci hanno dato ieri durante il Forum di Kadikoy, i lavoratori ci accolgono con entusiasmo e calore. L'incontro avviene in uno spazio espositivo e di vendita dei prodotti del loro lavoro, principalmente capi di abbigliamento, venduti direttamente  al prezzo di costo. Spazio che nei mesi è diventato anche un luogo di incontro e di iniziative culturali. Ad oggi la loro situazione è in una fase di stallo, dopo alcuni mesi di occupazione la magistratura ha sequestrato le macchine ma questo non li ha scoraggiati: il loro obiettivo è di costituirsi in cooperativa, rientrare in possesso dei macchinari riprendere le attività. Più volte sottolineano che senza le giornate di Gezi non avrebbero mai trovato la forza di occupare, una riflessione che stiamo riscontrando nella narrazione di molti percorsi di autorganizzazione e resistenza.

 

L'altro gruppo raggiunge invece l'ufficio affacciato sul Corno d'Oro della ong turca Helsinki Citizens Assembly dove incontriamo Mur e Oyku, avvocate attive nel progetto di sostegno dei rifugiati operativo dal 2005 accanto a numerose altre attività di difesa dei diritti. Dopo esserci presentati raccontando loro anche l'esperienza della Carta di Lampedusa, seguiamo con attenzione i dati e le informazioni che ci forniscono sul sistema turco dell'asilo e della legislazione sull'immigrazione. Tra le molte informazioni sulla peculiarità del sistema di asilo turco, che di fatto obbliga i rifugiati ad abitare in piccole città satelliti in zone periferiche da cui non possono allontanarsi pena sanzioni severe, è la descrizione della condizione giuridica e sociale dei rifugiati siriani nel paese a darci un quadro molto utile per il nostro viaggio nel sud est della Turchia . Sono oltre un milione i cittadini siriani arrivati in Turchia dall'inizio del conflitto siriano, di cui solo circa 250mila collocati presso campi profughi nell'area del confine inaccessibili a ong e associazioni. “Il Governo si è assunto ogni responsabilità”, ci spiega Mur, “ma non ha sviluppato un progetto a lungo termine, e ora i rifugiati siriani si ritrovano senza mezzi e senza un reale accesso a servizi e diritti, spesso in una condizione di invisibilità amministrativa”.

Parole confermate nei fatti: lungo le strade principali non sono poche le persone, tra cui anche molti bambini, che chiedono un'offerta mostrando il proprio passaporto siriano: sono scappato da una guerra e ho perso tutto, ci dicono in silenzio.

 

Nel pomeriggio ritorniamo nella parte asiatica di Istanbul. Jacub, attivo nelle nuove occupazioni dei centri sociali di Kadikoy, ci accompagna a Uskudar. Qui, nel quartiere di Kuzguncuk incontriamo una rete di residenti che da più di dieci anni difendono e gestiscono collettivamente un parco che è nelle mire delle istituzioni che vorrebbero privatizzare questo polmone verde  e avviare l'ennesima operazione di speculazione immobiliare. I picnic di massa per impedire il taglio degli alberi da parte del Comune, gli orti collettivi così come la socialità autorganizzata in queste oasi verdi sono da tempo una caratteristica importante nella vita di molti quartieri, ma dopo il movimento di Gezi sono investiti di una nuova propulsione politica  e diventano il riferimento di nuove reti di solidarietà e di resistenza organizzata contro la speculazione e svendita del territotorio e degli spazi comuni.

 

Prima di rientrare con il traghetto, Yacub e altri compagni ci portano a vedere l'ultima occupazione nata a Istanbul, subito dopo la vittoria del partito AKP alle elezioni amministrative. In una strada di Kadikoy, vicino allo stadio del Fenerbahce, una palazzina dedicata al protagonista del romanzo Le Metamorfosi, diventerà dopo i lavori la prima occupazione abitativa per reclamare il diritto alla casa in una città dove il costo della vita diventa sempre più insostenibile.

"Sulle rotte dell'Euromediterraneo" in Tunisia, Turchia e Libano organizzate da:
Un Ponte per ...
Coalizione Ya Basta Marche, Nordest, Emilia Romagna e Perugia
Info e contatti generali: [email protected] e [email protected]

I report completi dell'iniziativa saranno in Globalproject.info e Unponteper.it
Media Patner dell'iniziativa: Nena News, Osservatorio Iraq, Progetto Melting Pot Europa, CORE online

Segui le carovane in twitter #caromed

Fabbrica Kazova

Squat Samsa

Bostan