La nostra emergenza e la solidarietà con i migranti

Nonostante il divieto di manifestare decine di collettivi e associazioni scendono in piazza con i migranti

22 / 11 / 2015

Parigi, 22 novembre - Da Place de la Bastille a République il percorso è solo di pochi km, ma oggi diventano una prova di resistenza, camminare insieme per quel breve tratto, considerando le distanze in città, significa rivendicare qualcosa di più  della libertà di socializzare nei quartieri gentrificati, di vivere  la catarsi nazionale di #Parisestunefête, frequentare bar e risporanti un po' 'branchés'  dai prezzi molto poco popolari o fare shopping tra i banchetti di Natale.

Certo la libertà è anche questo ma non solo. Ci sta a cuore la festa ma insieme alla libertà e ai diritti per tutti ed è questo l'unico stato d'emergenza che ci interessa, quello che riguarda la vita di centinaia di migliaia di persone che, in Francia e in Europa, non sono riconosciute come tali, con gli stessi diritti e libertà di ogni cittadino europeo.

Un dramma umano che continua a investire i nostri quartieri, le nostre città, i paesi in cui viviamo e che ci porta a vedere, toccare con mano le conseguenze delle guerre e delle crisi climatiche.

Milioni di persone in fuga arrivano alle frontiere chiuse, come a Calais dove quasi 7000 migranti aspettano in condizioni inumane tentando di passare il confine. Rischiando la vita ogni giorno pur di farcela e riuscire a trovare un posto sicuro ed essere riconosciuti uguali a tutti gli altri, a quelli che possono circolare liberamente, uscire, sedersi banalmente nelle terrazze dei caffé, dei pub o dei bistrot.

A Parigi i migranti vivono in strada nell'abbandono totale.Chi scende in piazza rifiutando lo stato di polizia denuncia la politica francese ed europea che crea e alimenta questa tragedia inaccettabile sia alle porte dell'Europa, sia all'esterno e all'interno dei suoi confini. Chi scende in piazza chiede un piano d'emergenza per l'accoglienza dignitosa di migranti, dei sans-papiers e dei rifugiati, permessi di soggiorno, accesso all'assistenza sanitaria e all'abitazione.

Chiede la soppressione del Trattato di Dublino e lo smantellamento di Frontex, principali cause di morte e di pericolo permanente subiti dai migranti.Il clima è teso nella capitale della Francia, controlli d'identità e perquisizioni sono diventati operazioni regolari in ogni spazio accessibile sia pubblico che privato, annunci e allarmi continui, difficile spostarsi con i trasporti senza subire la presenza massiccia di militari con armi in allerta. Nell'ultima settimana migliaia di giovani francesi si sono arruolati nell'esercito.La militarizzazione diffusa, definita "imponente dispositivo di sicurezza" più che la sicurezza nutre la psicosi. E impedisce di esprimere il dissenso sociale contro un governo guerrafondaio che importa la guerra in casa e non eviterà il riprodursi di attentati. Sara il FN a spiegare alla nazione che il pericolo è tutto nazionale?

Sarànno il ministro dell'interno insieme a quello della difesa a spiegare nelle banlieues e nei quartieri popolari perché si deve cantare la marsigliese almeno tante volte quanto si prega verso la mecca? E magari dimostrare pubblica e religiosa distanza da una corrente islamica piuttosto che l'altra.

Come con "Je suis Charlie" e l'effetto "11 gennaio" il governo prova a creare un'unione nazionale, oggi più inquietante perché bellicosa, che gli permetta di far passare ben più di uno stato d'emergenza di tre mesi, cioé la riforma costituzionale antiterrorismo.

I veri attacchi sono contro i cittadini che vorrebbero chiusi in casa e in silenzio e contro i migranti a cui intendono dare la caccia per respingerli in Afghanistan, in Siria, in Irak o in Sudan, in Mali…

Documento di divieto della mobilitazione