Brasile. Prossimo alle elezioni

La voce forte dei Sem Terra

In vista delle consultazioni del 26 ottobre, in cui il conservatore Neves appare favorito rispetto a Rousseff, parla lo storico dirigente contadino Joao Stedile

17 / 10 / 2014

Geraldina Colotti - Il Manifesto

la bor­ghe­sia batte la sini­stra, si aprirà un periodo di scon­tro per­ma­nente», dice al mani­fe­sto Joao Pedro Ste­dile, coor­di­na­tore del Movi­mento dei senza terra (ma lui pre­fe­ri­sce pre­sen­tarsi solo come uno dei com­po­nenti la Dire­zione nazio­nale). La par­tita è quella per le pre­si­den­ziali del 26 otto­bre, decise al secondo turno tra l’attuale capo di stato Dilma Rous­seff e il con­ser­va­tore Aecio Neves. E torna la guerra dei son­daggi. L’ultimo, dif­fuso sabato dall’istituto Sen­sus, dà il neo­li­be­ri­sta Neves al 58,8% ontro il 41,2% di Dilma, can­di­data di cen­tro­si­ni­stra. Per ero­dere con­senso all’avversaria tra le sue stesse fila, Neves ha detto di aver accolto le richie­ste della terza clas­si­fi­cata alle ele­zioni del 5 otto­bre, Marina Silva, che aveva con­di­zio­nato il pro­prio appog­gio all’assunzione di alcune tema­ti­che riguar­danti i nativi e il Movi­mento dei senza terra e che ora ha uffi­cial­mente annun­ciato il soste­gno a Neves. Ma il Mst ha dif­fuso un comu­ni­cato di tutt’altro tenore.

Per­ché il Mst appog­gia Dilma?

Il Mst non prende deci­sioni elet­to­rali. Man­tiene la sua salu­tare auto­no­mia nei con­fronti dei par­titi, dei governi, dello stato, della chiesa. Tut­ta­via i suoi mili­tanti, la sua base sociale e i suoi diri­genti devono pren­dere posi­zione come cit­ta­dini di fronte alle sfide poli­ti­che che si pre­sen­tano con le ele­zioni. Il popolo chiede sì un cam­bia­mento, ma che porti a con­di­zioni di vita migliori. E per que­sto sarà neces­sa­rio fare una serie di riforme strut­tu­rali, a comin­ciare dalla riforma poli­tica, quella tri­bu­ta­ria, la riforma agra­ria, dell’educazione.… Di fronte a que­sta situa­zione, Aecio rap­pre­senta gli inte­ressi della classe domi­nante che chiede il ritorno ai tempi duri del neo­li­be­ri­smo, durante i quali, come Mst, abbiamo subito due mas­sa­cri, quello de Eldo­rado dos Cara­jas e la strage di Corum­biara. E le forze che stanno con Dilma scom­met­tono sulla con­ti­nuità del suo pro­gramma però spin­gendo più avanti il cam­bia­mento nel senso delle riforme sociali neces­sa­rie. Non è dif­fi­cile capire per­ché per i lavo­ra­tori sia neces­sa­rio che Dilma scon­figga Aecio.

Marina Silva ha subor­di­nato il suo appog­gio a Neves all’assunzione di riven­di­ca­zioni che riguar­dano Mst e gli indi­geni. Che pensa della sua cam­pa­gna e del suo personaggio?

È una tro­vata elet­to­rale, un atteg­gia­mento pro­prio della sua per­so­na­lità poli­tica ondi­vaga. In realtà lei non rap­pre­senta classi sociali o forze popo­lari che abbiano un pro­getto pro­prio per dia­lo­gare con altre forze.

Quale sarà lo sce­na­rio in Bra­sile sul piano eco­no­mico, poli­tico e sociale in caso di vit­to­ria dell’una o dell’altro candidato?

Il Bra­sile ha esau­rito il suo pro­gramma neo­svi­lup­pi­sta. La dipen­denza della nostra eco­no­mia dal capi­tale inter­na­zio­nale ci ha messo in ginoc­chio. I pro­blemi sociali neces­si­tano di cam­bia­menti strut­tu­rali. E la poli­tica è un pan­tano, per­ché c’è una crisi di rap­pre­sen­tanza, per­ché la demo­cra­zia è stata seque­strata da 117 imprese che finan­ziano ed eleg­gono chi vogliono con il loro denaro e i loro tenu­tari. Così, entre­remo in un periodo sto­rico di neces­sità di cam­bia­menti. Se la bor­ghe­sia ci scon­figge e ci imprime un pro­gramma neo­li­be­ri­sta, sarà un periodo di scon­tri per­ma­nenti. Se vince Dilma, dovrà fare un governo più di cen­tro­si­ni­stra, abban­do­nare alcune alleanze con­ser­va­trici che man­tiene, e avvi­ci­narsi di più al popolo. E noi dei movi­menti sociali, chiun­que sia a vin­cere, abbiamo sem­pre lo stesso com­pito: aumen­tare la coscienza del popolo, orga­niz­zarlo e fare lotta sociale, per migliori con­di­zioni di vita. E spe­riamo che nel pros­simo periodo oltre a con­qui­stare un’Assemblea costi­tuente, otter­remo un nuovo periodo di avan­zata del movi­mento di massa, nel quale il popolo assuma il suo ruolo, nelle piazze.

Il Mst pone il tema di un’Assemblea costi­tuente, che è una richie­sta avan­zata da tutti i movi­menti di sini­stra in Ame­rica latina nei paesi in cui non c’è un cam­bia­mento, come in Colom­bia, o dove sta cer­cando di farsi strada, come in Cile. Come imma­gina le tappe di que­sto pro­cesso in Brasile?

Il pros­simo passo sarebbe l’approvazione di un decreto da parte del Con­gresso, l’unico abi­li­tato a farlo, per con­vo­care un refe­ren­dum legale, obbli­ga­to­rio, in cui ogni let­tore decida se vuolo o no un’Assemblea costi­tuente. Se vince il sì, il Con­gresso dovrà con­vo­care le ele­zioni dei depu­tati costi­tuenti in forma indi­pen­dente dallo stesso Con­gresso in carica, e dovrà sta­bi­lire un tempo — per esem­pio di un anno -, per­ché vi siano nuove leggi di tutto il sistema poli­tico bra­si­liano. I movi­menti cre­dono che sia pos­si­bile nel 2015 fare il refe­ren­dum e con­vo­care l’assemblea affin­ché diventi ope­rante nel 2016, in modo che le pros­sime ele­zioni pos­sano svol­gersi già con nuove regole. Se non otte­niamo que­sto, con­ti­nue­remo con la lotta sociale, nelle piazze e con sem­pre più forza, per­ché la gente non si rico­no­sce nei poli­tici eletti.

Poco tempo fa, il Mst si è riu­nito a Cara­cas con altri movi­menti sociali. Che cosa è stato deciso? E che ne è dei movi­menti sociali «alter­mon­dia­li­sti» di Porto Ale­gre? Molte di quelle istanze sono parte della «demo­cra­zia par­te­ci­pa­tiva» del Vene­zuela e di altri governi socialisti.

Come parte di que­sto pro­cesso dei Forum sociali mon­diali, e della loro arti­co­la­zione, posso dirti che attual­mente ci tro­viamo in una tappa supe­riore in Ame­rica Latina, e stiamo cer­cando di costruire un’articolazione con­ti­nen­tale dei movi­menti sociali all’interno dell’Alba (l’Alleanza boli­va­riana per il popoli della nostra Ame­rica, ndr). Alba intesa come un pro­getto di inte­gra­zione popo­lare di tutti i popoli del con­ti­nente, dal Canada al Cile. Men­tre i governi e gli stati fanno le loro arti­co­la­zioni, con Una­sur, Celac, ecc, noi stiamo costruendo la nostra. Abbiamo già oltre mille movi­menti in rete, abbiamo orga­niz­za­zioni nazio­nali, e un coor­di­na­mento con­ti­nen­tale for­mato da due diri­genti per paese, di tutto il con­ti­nente. E con­ti­nuiamo a riu­nirci e ad arti­co­lare le atti­vità e le lotte comuni nel con­ti­nente. Chia­ra­mente, il tema della soli­da­rietà tra le lotte dei popoli è sem­pre pre­sente, così siamo in cam­pa­gna per la par­tenza delle truppe stra­niere da Haiti, o per la soli­da­rietà con il Vene­zuela in un momento in cui l’impero e la destra interna cer­cano di fare un golpe con­tro Maduro. Così come siamo soli­dali con l’Argentina con­tro il ten­ta­tivo di rapi­narle il capi­tale da parte degli Stati uniti che chie­dono il paga­mento di un debito impagabile…

In tema d’ambiente, i movi­menti sociali han fatto pro­po­ste su un cam­bia­mento di modello pro­dut­tivo. Qual è lo spa­zio del Mst?

Su que­sto tema, vi sono molte riu­nioni, dibat­titi, assem­blee che si sono svolte a Rio, nell’ambito della Rio+ 20, poi ci sono state riu­nioni in Boli­via, più di recente in Perù: que­sto è un tema molto pre­sente nelle lotte sociali del con­ti­nente, soprat­tutto di fronte all’aggressione delle imprese mul­ti­na­zio­nali per le risorse natu­rali dei nostri paesi, siano esse mine­ra­rie o ener­ge­ti­chem petro­li­fero, o di bio­di­ver­sità, così come c’è un’offensiva per appro­priarsi delle fore­ste dei nativi, tra­sfor­marle in valori di cre­dito di car­bo­nio e nego­ziare con le imprese inqui­na­trici dell’Europa. Una ver­go­gna. Nel movi­mento Sem Terra e nei movi­menti con­ta­dini del con­ti­nente della Via Cam­pe­sina abbiamo accom­pa­gnato e lot­tato inten­sa­mente con­tro il domi­nio del capi­tale sui beni naturali.

Uno dei «demoni» per la destra in Bra­sile e a livello inter­na­zio­nale è il peri­colo del «cha­vi­smo». Che pensa di quel che suc­cede in Vene­zuela, paese in cui il Mst è molto ascoltato?

Cha­vi­smo, intanto, è un ter­mine poco appro­priato. Cha­vez è stato un lea­der popo­lare geniale, con una chia­rezza poli­tica e un corag­gio e un impe­gno con il popolo vene­zue­lano e lati­noa­me­ri­cano che mai potremo dimen­ti­care. Però quel che è in corso in Vene­zuela fa parte di un pro­getto di pro­spet­tiva più ampia. C’è una crisi del domi­nio capi­ta­li­sta in tutto il con­ti­nente, eppure non riu­sciamo ancora ad avan­zare verso un pro­getto di mag­gior inte­gra­zione popo­lare, per­ché que­sto dipende dalla con­giun­tura di ogni paese. Per que­sto le dif­fi­coltà dei cam­bia­menti in Vene­zuela sono così grandi, per­ché è molto dif­fi­cile fare una tran­si­zione, affron­tare l’imperialismo a par­tire da un solo paese.

In que­sti giorni la Fao orga­nizza gli incon­tri per la gior­nata mon­diale dell’alimentazione, che fa il Mst?

La Fao è un orga­ni­smo dei governi, e vive le con­trad­di­zioni che al suo interno hanno i diversi tipi di governi, dalle dit­ta­ture, a quelli neo­li­be­ri­sti, fino ai governi di sini­stra. Il nuovo diret­tore, che è bra­si­liano, è nostro amico. Però il pro­blema non è di ami­ci­zia, riguarda la natura dell’organismo. Per que­sto la Via cam­pe­sina man­tiene sì delle rela­zioni, appog­gia ogni tipo di dibat­tito, però noi sap­piamo che i cam­bia­menti sostan­ziali dipen­dono dall’organizzazione e dalla lotta dei con­ta­dini, e que­sto è il nostro com­pito principale.