L'assedio di Kobane, il ruolo della Turchia e le reazioni internazionali

3 / 10 / 2014

Continua la difesa disperata della popolazione del territorio di Kobane, uno dei tre cantoni della regione autonoma del Rojava nel Kurdistan siriano, sotto assedio dalle milizie jihadiste ormai alle porte della città.

Il Rojava dichiaratosi autonomo al momento del disgregarsi della Siria di Al-Asad ha velocemente costituito delle forze di autodifesa popolare che hanno permesso la resistenza durante gli ultimi tre anni agli attacchi delle milizie nere (Isis e Al-Nusra in particolare). Molteplici le ragioni per cui le formazioni jihadiste radicali hanno puntato a conquistare questo laboratorio di autogoverno. Kobane non può contare su alleati strategici nella regione, nè tra gli Stati della comunità internazionale: si tratta di un progetto troppo eretico per essere recuperato nel gioco delle alleanze della geopolitica medio-orientale.

Il perchè si riscontra in una duplice serie di motivi.

Una regione autonoma nel Kurdistan siriano è infatti ostile alla Turchia che ne teme l'esempio per i curdi turchi ( molti dei quali tra l'altro, hanno tentato di accorrere in aiuto dei loro fratelli siriani ed hanno trovato la frontiera sbarrata dal fuoco dell'esercito di Erdogan) è inoltre osteggiata dalle potenze sunnite regionali che hanno finanziato le milizie jihadiste ( Arabia Saudita e Qatar ), che utilizzando in chiave anti sciita la guerra santa, sono rientrate in una scacchiera più composita all'interno della quale la comunità internazionale (Stati Uniti e Comunità Europea in testa), si è mostrata cieca di fronte agli attacchi dei fondamentalisti islamici fino a quando questi non hanno conquistato vaste porzioni della regione del Kurdistan iracheno di Barzani (e le sue immense risorse petrolifere) fedele partner commerciale degli Stati Uniti.

Gli attacchi degli jihadisti, in ritirata dalle regioni irachene dove hanno subito una serie di bombardamenti da parte della coalizione internazionale, si sono concentrati nella regione del Kurdistan siriano il cui controllo è considerato molto meno urgente nel panorama geo-strategico di tale alleanza .

In questo momento Kobanè è sotto un drammatico assedio da parte delle milizie integraliste che da nord, est e in particolare da sud continuano la loro avanzata con il supporto di armi pesanti e carri armati, trovandosi ad un solo chilometro dall' ultima roccaforte curda.

La frontiera che la separa dalla Turchia è invece presidiata da migliaia di soldati turchi che se da un lato impediscono la fuga della popolazione civile e il soccorso dei curdi di Turchia alle forze di resistenza (costruendo un confine impermeabile a queste necessità), dall'altro continuano ad agevolare l'arrivo nel territorio siriano dei miliziani jihadisti.

La frontiera turca è una comoda porta di ingresso per nuove leve jihadiste internazionali nella regione.

Intanto parallelamente alla difesa senza quartiere del territorio del Rojava e del suo esperimento di autonomia radicale, continuano le proteste internazionali contro l'assedio che può trasformarla in una nuova Sinjar. Manifestazioni e scontri con la polizia e l'esercito turco ci sono stati a Dijarbakir, capoluogo del Kurdistan turco e ad Istanbul.

Molte manifestazioni si moltiplicano anche al di là della Turchia. In Europa a fianco della resistenza curda ci sono state mobilitazioni in Olanda, Germania, Inghilterra. Ieri a Montecitorio decine di curdi hanno manifestato contro la complicità della Repubblica di Erdogan nell'assedio di Kobane' ed il silenzio della comunità internazionale. Come silenziata è la stampa mainstream che racconta in modo schizofrenico e parziale il conflitto. Fedele alla strada tracciata ed imposta dalla diplomazia rimuove la questione del Rojava ed i suoi attori che hanno prima riconquistato generosamente i territori del Kurdistan iracheno caduti nelle mani dei jihadisti, hanno aperto e difeso corridoi umanitari per permettere l'esodo delle minoranze in fuga dalla furia dei fondamentalisti ed ora difendono, senza via di fuga, il Rojava.

Semplicemente per i costruttori dell'opinione pubblica internazionale questi uomini e queste donne non esistono. Perchè raccontare quello che sta succedendo in quel pezzo di medio oriente vuol dire porre il problema dell'aiuto che passa attraverso una legittimazione e soluzione politica della loro causa.

Link:

Cittadino curdo ucciso dai militari turchi

Perchè la turchia di rifiuta di combattere lo Stato Islamico

Le proteste curde a Montecitorio