Le continue scosse tra Unesco e Israele

2 / 11 / 2016

La repressione israeliana nei confronti dei palestinesi ha molteplici facce: dalla negazione delle risorse primarie ai più basilari diritti dell'uomo che vengono costantemente calpestati, fino al costante tentativo di eliminazione di un popolo. Di fatto lo stato ebraico non ha mai accantonato la sua politica di apartheid nei confronti della Palestina. 

I media nazionali e internazionali in questi giorni - accantonate le notizie sull’occupazione dei territori palestinesi, la violazione e la negazione di diritti, le continue attività di espansione delle colonie israeliane - si sono soffermati sull'ira israeliana rispetto alla decisione dell'Unesco, la quale poche settimane fa ha adottato una risoluzione che nega il legame millenario con la città vecchia di Gerusalemme dove sorge la spianata delle moschee.

Un legame su cui Israele "gioca" da qualche tempo per cercare di relegare ancora di più la presenza palestinese a un qualcosa di aleatorio; per la Terra Promessa questo voto Unesco è uno schiaffo a mano aperta, poichè nello specifico nega i legami storici e religiosi degli ebrei con i luoghi sacri della Città Vecchia di Gerusalemme.

Dire che “Israele non ha connessioni con il Monte del Tempio e il Muro del Pianto è come dire che la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o l’Egitto con le piramidi”, aveva tuonato con veemenza Netanyahu, in risposta all'Unesco, il 26 ottobre scorso.

La reazione israeliana era del resto prevedibile, considerata la politica adottata dai vari governi che si sono succeduti negli anni; una politica mirata a sopprimere l'identità culturale palestinese, togliendo loro tutto ciò che costituisce un fattore di riconoscimento, dall'albero di ulivo ai siti archeologici sacri.

L’Italia non si smentisce nemmeno stavolta; l’amore e la complicità del nostro paese con Israele si riflettono immediatamente nelle parole del nostro premier Matteo Renzi – che dopo l'iniziale astensione – rimane l’unico dei principali leader europei a sconfessare apertamente il voto, sembrando pure disposto a far saltare i rapporti con l’UE per la decisione rispetto alla ricapitolazione di Gerusalemme est.

Così, mentre il popolo palestinese continua la sua vita nel perenne stato di sottomissione, assistiamo ad un rimbalzo di dichiarazioni imbarazzanti: se da una parte l’Italia continua la lunga tradizione di figuracce davanti alla comunità internazionale, dall’altra parte anche la Knesset non lesina dichiarazioni che hanno fatto molto discutere.

Il viceministro Ayoob Kara, infatti, ha dato sfogo alla propria rabbia - e alla propria follia - dichiarando che il terremoto che ha devastato l’Italia centrale non è altro che la punizione divina al mancato appoggio italiano alla causa israeliana. Anche questa volta l'estremismo religioso (e non solo) di un altro membro del governo ebraico viene a galla, nonostante le strenue posizioni che Israele prende contro di esso, considerandosi l'unica e vera democrazia in cui le libertà sono rispettate.

Così, dopo la prima ondata di polemiche e le immediate scuse di Tel-Aviv, tramite la sua ambasciata a Roma, specificando che le affermazioni del viceministro non rappresentano in alcun modo la posizione dello stato israeliano; Renzi rincara la dose e riferendosi alla votazione della risoluzione si schiera al fianco dello stato ebraico, promette una più stretta collaborazione, scavalcando anche gli eventuali ostacoli imposti dall’Unione Europea, qualora dovessero essercene.

Insomma l'inossidabile amicizia tra il nostro governo e Israele continua, anche quando dall'altra parte qualcuno specula nel modo più becero sulle recenti vicende. La visita di questi ultimi giorni del Presidente della Repubblica Mattarella ne è l’esempio più clamoroso, quando non fa altro che ripetere che "nulla può infrangere il rapporto tra i due stati" e condanna con forza, definendolo «inammissibile», il boicottaggio di Israele.

Le parole del viceministro Kara sono già state dimenticate. L'unico terremoto che dovrebbe scatenarsi è quello contro la repressione e la violenza di Israele. Probabilmente anche la provvidenza divina ne sarebbe contenta.