Dall'intervento militare internazionale contro i touareg ne ero a conoscenza già diversi mesi prima che questo realmente accadesse.
Procediamo con ordine.
Quache mese
fa leggevo un articolo su repubblica.it dove si riportava un
comunicato dell’attuale presidente ad interim del Mali Dionkunda
Traore(divenuto “presidente” dopo un colpo di stato da parte di
una giunta militare che ha spodestato Amadou Tourè). In questo
comunicato, pubblicato dal sito di repubblica senza un minimo di
critica giornalistica o ricerca di altre fonti, il “presidente”
chiedeva alla comunità internazionale un “aiuto” al fine di
riportare ordine nella regione sahariana dell’Azawad, culla
naturale dei touareg.
In questo comunicato il presidente non
eletto dichiarava con assoluta certezza che l’Azawad indipendente
rappresenta un rischio per tutto il mondo civilizzato, poichè i
ribelli in realtà sono estremisti islamici con solidi legami con
Al-Qaeda. Sono andato a ricercare le dichiarazioni ufficiali di chi
“conta”. Il giorno della dichiarazione d’indipendenza la
Francia ha reso noto di considerare “nulla” la dichiarazione
“unilaterale d’indipenenza”. L’Ue e gli Usa hanno respinto la
secessione assicurando di “voler rispettare l’integrità
territoriale del Mali”. Anche dall’Unione Africana è giunto il
più “totale rifiuto”. Il tutto giustificato, ovviamente dal
fatto che ci fosse lo zampino di Al-Qaeda in mezzo.
Quel giorno mi
sono reso conto che ci sarebbe stato sicuramente un intervento
militare a breve per mantenere lo status quo.
Ovviamente repubblica.it in quel caso riferiva solo la versione del governo del Mali.
La versione vista dalla parte dei
touareg pero’, non solo è molto diversa (e poco pubblicata),
ma è, a mio avviso, molto più convincente.
Se fosse vera ( è
probabilmente lo è), annullerebbe le tesi degli interventisti
militari.
Sentiamo un pò cosa hanno da dirci questi
berberi:
«AQMI ne constitue pas une organisation avec qui on peut
négocier» («AQMI non costituisce una organizzazione con la quale
si possa negoziare») dice in un intervista Bilal Ag Acherìf
(presidente del consiglio transitorio dell’Azawad – MNLA).
Un momento, cosa significa ciò? Cos’è
l’ AQMI? Cos’è il consiglio transitorio dell’Azawad? Cos’è
il MNLA? Vuoi vedere che questi fondamentalisti islamici appartengono
anche a diverse organizzazioni? Nessun giornale ne parla, certo le
sigle sono riportate ogni tanto su qualche notizia Ansa, ma, in
realtà, nessun giornalista ha ancora spiegato al cittadino medio che
legge i giornali qualcosa di approfondito sulle forze in
gioco.
Leggendo gli articoli dei giornali sembra che il compito di
questo tipo di “stampa” debba essere solamente di rassicurare il
cittadino del fatto che i governi buoni combattono i terroristi
cattivi e che non c’è bisogno di sapere altro.
La stampa è
piena zeppa di articoli dove si enfatizza sui fondamentalisti,
tralasciando appositamente un’aspetto importante della questione:
il MNLA.
Il MNLA, Movimento Nazionale per la Liberazione
dell’Azawad, è un movimento storico di touareg,nato dopo la
rivolta del 1990, che punta all’autodeterminazione, autonomia e
indipendenza del popolo touareg dal Mali, con mezzi sia militari che
politici. Il movimento è il più importante non solo come
partecipazione e adesione, ma anche per l’apertura delle idee di
cui si fa portavoce. E’ stato il principale fautore
dell’indipendenza del 6 aprile, e al suo interno è caratterizzato
da una costellazione di persone e gruppi con idee politiche anche
diverse, perfino a volte in contrapposizione. A distogliere ogni
ombra di razzismo o chiusura nel movimento ad esempio è il dato di
fatto che vi militano anche uomini e donne di altre etnie, ovvero
peul, mauri, songhai e dissidenti Maliani. Si dichiara democratico e
professa una parità di diritti tra i sessi, oltre che essere
promotore dei diritti fondamentali dell’uomo. Uno dei suoi
esponenti, Bilal Ag Acherìf si definisce musulmano moderato, e, in
più interviste, si è schierato contro il fondamentalismo
religioso.
Il giorno dell’indipendenza, i touareg del MNLA hanno
rilasciato un comunicato dove hanno deciso unilateralmente di
proclamare la fine delle operazioni militari. La decisione è
stata presa «in seguito alla liberazione completa del territorio
dell’Azawad e tenendo conto della forte richiesta in tal senso
della comunità internazionale, in particolare del Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti, della Francia e
degli stati della regione», spiega il testo. Il comunicato conclude
invitando gli stati della regione e la comunità internazionale a
«garantire il popolo dell’Azawad da ogni aggressione del Mali»
Che succede? A un primo sguardo non
sembrano così pericolosi per la stabilità europea. Democratici?
Laici? Toh guarda, addirittura c’è anche un gruppo musicale che
suona “blues del deserto” e che ora è in tour per il mondo. Sono
i Tinariwen, i cui testi parlano di libertà, fratellanza, unione di
tutti gli africani etc.
Sono andato a vederli in concerto a Milano
prima dell’estate. Purtroppo mentre intonavano la bellissima
canzone “amman imman”(l’acqua è vita), infilavo ben 3 euro
nelle tasche dei proprietari dell’Alcatraz per la mia bottiglietta
d’acqua da zero cinque, ma questa è un altra battaglia. Il
cantante del gruppo, Ibrahim Ag Alhabib, non era presente al
concerto. Era in Mali per aiutare il suo popolo.
Ritornando al deserto, è ora di menzionare AQMI, ovvero Al-Qaeda per il Magreb Islamico e Ansar Eddine, un altro gruppo estremista. Eccoli finalmente, sono loro la causa dell’intervento militare francese, sono loro la causa di tanta paura, sono loro la giustificazione delle parole di Hollande “«Il nostro unico obiettivo è la lotta contro il terrorismo. Non abbiamo nessun interesse particolare, se non la salvaguardia di un paese amico».
Purtroppo vengo immediatamente assalito da forti dubbi. Il primo è sulla “consistenza” di questo esercito estremista. Che esista, ci metto la mano sul fuoco, ma quanto sia in grado di influenzare il MNLA è ancora da verificare. Secondo molti giornali il MNLA e AQMI sono addirittura in guerra tra loro.
Comunque, per salvaguardarsi da un eventuale attacco indiscriminato nei loro confronti, il MNLA ha anche apertamente manifestato la volontà di collaborare con le forze internazionale per scacciare i fondamentalisti.
I governi “civili” però non hanno
ancora preso in considerazione questa ipotesi, e questo è un fattore
interessante dato che, se dovessero ricevere aiuto dai touareg non
fondamentalisti, legittimerebbero la loro azione
indipendentista. Probabilmente l’autonomia di una zona del
mondo che possiede risorse e interessi per aziende dal grande
fatturato è la vera spina nel fianco dei paesi neocolonialisti
europei, molto più dello spauracchio di AL-Qaeda.
Per la
cronaca ci sono stati già 100 morti ribelli. Che appartenessero al
MNLA o a gruppi fondamentalisti non c’è dato di sapere. Ci sono
solo supposizioni, informazioni false, informazioni a metà. Quel che
si sa è che i loro corpi ora appartengono al deserto, quel deserto
che per qualche mese è tornato libero, e che tra qualche mese
ritornerà una proprietà privata del Mali, della Francia o dell’Onu,
non si sa.
Quel che è certo, è che l’informazione di massa
rivela ancora una volta il suo atteggiamento di protezione degli
interessi di pochi, a discapito della veritiera informazione
giornalistica. Nessuno parla degli interessi dell’elitè economica
privata europea in quella zona del mondo. Il chiaro obiettivo di
questo tipo di informazione è piegare parte dell’opinione pubblica
verso le verità di pochi, giustificando un intervento militare che
profuma molto di ricolonializzazione.