A una settimana dall'inizio dell'offensiva francese in Mali si affaccia
il volto più odioso della guerra: le violenze sui civili. Commesse dalla
guerriglia islamista, cosa già nota da tempo, ma anche dalle forze
regolari maliane. Una denuncia che si basa su prove raccolte dalle
maggiori organizzazioni per la difesa dei diritti umani e che comincia a
fare i conti anche con i bombardamenti indiscriminati.
La prima messa in guardia su quanto accadeva e poteva accadere in Mali,
Amnesty International l'aveva già detta e scritta il 14 gennaio scorso,
chiedendo «a tutte le parti coinvolte nel conflitto armato del Mali di
garantire che i civili siano protetti perché vi è il concreto timore che
gli scontri possano dar luogo ad attacchi indiscriminati o altri
attacchi illegali in zone in cui i membri dei gruppi armati islamisti
sono mescolati alla popolazione civile» e che dunque «le forze che
prendono parte agli attacchi armati devono a ogni costo evitare
bombardamenti indiscriminati e fare il massimo per evitare vittime
civili». Ma adesso la preoccupazione è diventata realtà e si basa su una
raccolta di casi e prove che certificano come non siano soltanto gli
islamisti a usare modi sbrigativi coi civili. Ci sono infatti evidenze
di esecuzioni sommarie e abusi compiuti anche dai militari maliani. Una
sorta di vendicativa ritorsione nelle città riconquistate accanto alla
quale si somma l'accusa per l'esercito di Bamako di aver bombardato in
maniera indiscriminata i campi dei nomadi tuareg (per ora molto poco si
sa invece sugli effetti dei bombardamenti francesi).
La voce di Amnesty non è isolata: ha preso posizione Human Rights Watch,
la Federazione internazionale per i diritti umani (Fidh) e la sua
emanazione maliana (Amdh). Pressioni insomma per vederci più chiaro
anche perché la recente decisione del procuratore della Corte penale
internazionale Fatou Bensouda – che alcuni giorni fa ha aperto
un'inchiesta sui crimini commessi nel Nord del Mali – si concretizzi in
un'azione in profondità: vada cioè sino in fondo, anche se la stessa
Amnesty ammette che l'inchiesta della corte rischia di essere riduttiva
se non si impegneranno al suo fianco sia la giustizia maliana sia la
comunità inernazionale.
Gaetan Mootoo di Amnesty ha spiegato che le preoccupazioni di Amnesty si
tradurranno in una nuova missione a Bamako, Sevaré, Mopti, luoghi dai
quali provengono le prime raccapriccianti testimonianze che inchiodano,
oltre ai miliziani islamisti, le forze di sicurezza del Mali. Se i primi
si sono macchiati di torture, uccisioni di soldati maliani, stupri,
reclutamento di bambini soldato (Hrw ha preparato un dossier sul caso) e
distruzioni di siti storico religiosi, anche l'esercito di Bamako
avrebbe commesso abusi non meno gravi: come esecuzioni extra giudiziarie
di civili tuareg e bombardamenti sui campi nomadi e sul bestiame di
popolazioni che vivono soprattutto di pascolo nell'arido settentrione
del Paese africano. Ma c'è di più. Secondo Amnesty, i crimini non
sarebbero confinati nel solo Nord del Mali e cioè nelle zone della
guerra guerreggiata: l'organizzazione avrebbe prove di torture,
esecuzioni sommarie, attacchi contro leader politici e giornalisti anche
nel Sud del Paese dove cominciano a essere documentati anche casi di
desaparecido, come ha spiegato Paule Rigaud, vicedirettore di Amnesty
per l'Africa. Altre conferme non mancano.
Il giornalista spagnolo José Naranjo di El Pais è andato in cerca di
prove. E le ha trovate. Molte gliele hanno fornite gli attivisti per i
diritti umani che si trovano in loco. Scrive da Mopti che la Fidh ha
testimonianze di almeno dieci esecuzioni sommarie avvenute a Sevaré,
mentre Hrw gli ha confermato “informazioni credibili” su abusi commessi
dall'esercito a Niono. «Uccidono in una zona chiamata Chechenie», a
ridosso di un poligono dell'esercito, gli dice un maliano della zona di
Wailhirdé (Sevaré), e poi buttano i cadaveri in un pozzo. Sulla
balaustra si nota ancora il sangue e, intorno, la scia dei cadaveri
trasportati. Ma quando Amnesty ha chiamato il ministro di Giustizia
maliano Malick Coulibaly, riferisce El Pais, questi ha risposto
candidamente che “Nessun esercito è perfetto”.
Non solo gli silamisti ma anche l'esercito di Bamako avrebbe commesso abusi non meno gravi: come esecuzioni extra giudiziarie di civili tuareg e bombardamenti sui campi nomadi e sul bestiame
Mali, l'offensiva francese accompagnata da bombardamenti ed esecuzioni
MALI, I TIMORI DI AMNESTY DIVENTANO REALTA'
22 / 1 / 2013
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