Mentalità e sviluppo economico: in queste due parole si gioca il futuro della donna rurale in Tunisia

Najoua è una giovane attivista tunisina, disoccupata dal 2006 e attualmente direttrice del Centre Média Citoyen a Sidi Bouzid.

9 / 2 / 2014

Il Centre Média Citoyen di Sidi Bouzid è solo uno dei tre Media Center Comunitari creati nell’omonimo governatorato di Sidi Bouzid (gli altri si trovano a Regueb e Menzel Bouzaiane) e fa parte di due progetti di cooperazione internazionale più ampi, il primo, denominato “Périphérie Active” che vede il GVC-Gruppo di Volontariato Civile, capofila del progetto, ACCUN - Association Culture Numerique di Sidi Bouzid e l’Associazioni Ya Basta! Padova. Il secondo progetto è invece “Shaping the MENA coalition on freedom of expression”, gestito da Un Ponte per.. , che coinvolge la stessa associazione tunisina e l’associazione Ya Basta! Padova e Perugia, quest’ultima contribuisce anche con il progetto “Strumenti di partecipazione democratica”.

L’obiettivo è di contribuire al rafforzamento del ruolo della società civile tunisina nell’ambito della transizione democratica e della promozione dei diritti umani in particolare nella regioni rurali e svantaggiate come quella di Sidi Bouzid, attraverso la promozione dell’inclusione delle istanze dei settori più vulnerabili della popolazione, specialmente giovani e donne.

“Nel media center di Sidi Bouzid”, ha tenuto a precisare la coordinatrice  Najoua, “la metà dei beneficiari delle attività sono donne, o meglio ragazze per lo più sotto i trenta anni, membri dell’ Union Des Diplômés Chômeurs, associazione degli studenti disoccupati, realtà molto importante nel paese”.

Dall’ottobre del 2012, grazie all’intervento di GVC e il supporto di ya Basta! Padova sono state realizzate numerose attività di formazione, soprattutto sulle ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), e sviluppati studi sulla partecipazione in seno alla società civile organizzata, mentre attraverso l’intervento di un ponte per… sono stati realizzati altri interventi formativi e seminariali sulla libertà d’espressione e la partecipazione democratica (promossi da Ya Basta! Perugia).

Uno dei più recenti progetti portati avanti con orgoglio da Najoua e il suo gruppo è il “Café Citoyen”,  riservato esclusivamente alla ragazze di Sidi Bouzid. “Analizzando i problemi che riguardano la donna tunisina nell’ambiente rurale, si è cercato di andare al dentro alla questione per capire come la tradizione culturale e la mentalità influiscano sulla vita della donna tunisina nell’ambiente rurale”.

Le ragazze del Centre Média Citoyen di Sidi Bouzid sono solo alcune delle tante che in Tunisia sono scese in piazza sin dai primi primi giorni della Rivoluzione dei gelsomini. “Tutte le donne hanno giocato un ruolo fondamentale. Studentesse disoccupate come anche donne ormai non più giovani strette nei loro abiti tradizionali non si sono limitate a manifestare nelle strade ma sono state parte attiva anche dopo la rivoluzione, durante le elezioni del 23 ottobre 2011 e nei due anni di lavoro dell’Assemblea Nazionale Costituente”.

Quello che Najoua vuole sottolineare è l’impegno della donna nella Tunisia di oggi. Una lotta per evitare il regresso delle libertà sancite da più di cinquanta anni nella Costituzione e oggi minacciata da derive di matrice islamica e/o conservatrice. La complementarietà tra uomo e donna che si era paventata nella bozza costituzionale, come anche la volontà di introdurre la shari’a, sono state il terreno sul quale le tunisine si sono battute con forza (basta ricordare la partecipazione massiccia alla manifestazione del 3 agosto 2012), riuscendo a preservare le loro conquiste in termini di uguaglianza.

Va comunque detto che la neonata Costituzione non è così idilliaca come molti media internazionale sembrano descriverla. In essa convivono compromessi e contraddizioni, la questione di genere è quella che meglio di qualunque altra sembra incarnarne l’essenza. 

Le rivendicazioni di un’eguaglianza sostanziale tra l’uomo e la donna sembra essere stata privata della sua natura universale per un riconoscimento più circoscritto, come è quello della cittadinanza (art. 20), o quello politico (art. 45) in cui viene sancita la realizzazione di parità di uomini e donne nelle assemblee elette.

Rispetto alle conquiste, più o meno parziali, ottenute sulla carta, per la coordinatrice del centro di Sidi Bouzid concretamente non sembra cambiato gran tanto rispetto al periodo pre- rivoluzionario. “In Tunisia il problema non sono tanto le leggi per la tutela dei diritti della donna. Il problema è nella cultura, nella tradizione”.

“Dal 1956, in Tunisia, più o meno, le donne hanno acquisito pian piano dei diritti e libertà. Le ragazze possono andare a scuola come i ragazzi, non c’è discriminazione nelle università. Il vero problema per gran parte delle donne tunisine è l’ambiente in cui vivono, l’ambiente rurale nello specifico”. Le donne che lavorano nei campi non hanno copertura sociale, percepiscono un salario più basso rispetto a quello di un uomo. Tutto questo è dovuto principalmente alla cultura che non è presente il concetto di uguaglianza tra uomo e donna.

Rispetto al periodo precedente la Rivoluzione, nella Tunisia rurale, non si sono avuti grossi cambiamenti reali.

Nella regione di Sii Bouzid, il problemi concreti sussistono. Malate perché lavorano senza protezioni. Soprattutto problemi dermatologici legati all’utilizzo di sostanze chimiche.

Secondo Najoua la donna che vive e lavora a Sidi Bouzid sembra non essere tanto distante da quella di Tunisi. “Per le ragazze non ci sono grandi differenze, poiché tutte le tunisine ricevono la stessa educazione e possono spostarsi nelle grandi città per continuare gli studi. I veri problemi riguardano invece la donna rurale. La regione di Sidi Bouzid è per l’80% rurale e le donne non hanno servizi essenziali dedicati all’interno delle strutture sanitarie. “Anche le studentesse che fanno ritorno a Regueb piuttosto che Sidi Bouzid o Menzel Bouzaiane dopo la fine degli studi universitari avranno a loro volta comunque gli stessi problemi delle proprie madri”.

Il problema principale per la donna in Tunisia sembra quindi essere un problema legato allo sviluppo. Per avere un cambiamento vero nella questione femminile si deve avere un cambiamento nell’economia.

“Certo, la donna ha le legge che sembrerebbe proteggerla da tutte le violenze, ha il diritto al voto e quello di essere eletta, ma se una donna non ha l’indipendenza economica e sociale, cosa se ne fa di tutti questi diritti impressi nella Costituzione?”

La vita quotidiana della donna che lavora sui campi

Durante la Rivoluzione, quasi il 90% delle manifestazioni si sono svolte nella notte e le donne di Sidi Bouzid, non potendo scendere fisicamente in piazza, hanno comunque contribuito attivamente alla causa attraverso il web, postando video e descrivendo le manifestazioni.

Donne progressiste, libere e indipendenti. Sono queste le speranze per la donna tunisina di domani sognata da Najoua, perché soprattutto nella società rurale, per quante leggi si facciano a favore dell’uguaglianza di genere, i problemi rimangono sempre quelli: la mentalità e il sviluppo economico.