Il report di Andrea Spotti dalla capitale

Messico 1914/2014 - 100 anni fa l'hanno presa loro, oggi ce la prendiamo noi!

A 100 anni dall'entrata degli eserciti di Zapata e Villa a Città del Messico, nuove manifestazioni in solidarietà ai 43 studenti desaparecidos

6 / 12 / 2014

Para los 43 normalistas de Ayotzinapa, dondequiera se encuentren.

Para sus padres y sus madres, dondequiera los estén buscando.

¡Vivos los queremos!

Oggi in Messico si celebrano i 100 anni dell’entrata dell’esercito di Emiliano Zapata e Pancho Villa a Città del Messico: in centro, davanti al Monumento alla Rivoluzione, diverse organizzazioni contadine e civili hanno dato vita ad alcuni momenti commemorativi con musica e poesia, in Piazza della Repubblica si danza in abiti tradizionali e i cavalieri improvvisano un rodeo a cavallo per le strade cittadine.

Ma la giornata di festa è un’occasione per ricordare in ogni istante quello che attualmente sta vivendo il Messico: anche le parole delle poesie e delle canzoni intonate non dimenticano che sono passati 70 giorni dalla sparizione dei 43 studenti di Ayotzinapa, le organizzazioni presenti in piazza hanno criticato a gran voce l’attuale situazione di violenza e ricordato i migliaia di desaparecidos del paese, hanno insistito sul fatto che la sparizione dei 43 normalistas non può rimanere impunita e non è più possibile continuare a farsi ingannare dai governi.

Le proteste e le manifestazioni per esigere il tirorno dei ragazzi non si fermano: ieri in Guerrero il governatore temporaneo Rogelio Ortega e il Rettore dell'Università Autonoma del Guerrero Javier Saldaña sono stati bloccati dalla folla, trattenuti ed obbligati a partecipare alla manifestazione ad Ayutla, guidata dai familiari dei 43 scomparsi, per poi firmare un documento con cui hanno promesso di ripresentarsi la prossima settimana.

La marcia per i 43 desaparecidos

Alle 16 è stato convocato il concentramento per la manifestazione che, partendo da Angel de la Independencia, ha attraversato Città del Messico per chiedere verità e giustizia rispetto agli studenti scomparsi. I maestri della CNTE (Coordinamento Nazionale dei Lavoratori dell'Educazione) di Oaxaca, Michoacan, Guerrero e Guanajuato sono partiti da Los Pinos, dove si trova  la residenza presidenziale, per unirsi alla grande marcia lanciata da organizzazioni contadine e sociali.                                                                                         

Il report della manifestazione di Andrea Spotti

Nonostante il clima di terrore creato ad arte nelle ultime settimane da parte di governo e forze di polizia federali e di Città del Messico, migliaia di persone hanno nuovamente riempito le strade della capitale messicana in coincidenza con il centesimo anniversario della presa della città da parte di Villa e Zapata, il 6 dicembre del 1914.

La mobilitazione, convocata per ribadire l’esigenza di verità e giustizia rispetto alla strage di Iguala e la restituzione in vita dei 43 normalisti desaparecidos, è partita alle 16 dall’Angel de la Independencia per concludersi, oltre tre ore dopo, al Monumento a la Revolución dove si sono tenuti gli interventi finali.
Ad aprire il corteo sono stati i familiari e i compagni delle vittime, seguiti da contingenti di normalisti provenienti da diversi stati, studenti medi e delle principali universitá della capitale (che chiedevano la liberazione di Bryan Reyes e Jaqueline Santana, detenuti il 14 novembre e dal 20 in sciopero della fame, sindacati indipendenti), organizzazioni sociali come il Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra di Atenco (FPDT) ed il Frente Popular Francisco Villa Independiente (FPFVI), intere famiglie, e una moltitudine di singolarità non organizzate presenti in piazza con cartelli e manifesti fatti in casa.
Da sottolineare, la presenza delle organizzazioni contadine appartenenti al movimento Sin Maíz No Hay País (senza mais non c’é Paese), da anni in lotta contro lo strapotere delle multinazionali agroalimentari, che si sono attivate anche durante la mattinata con una cavalcata verso il centro della cittá e nei giorni scorsi, quando hanno sfilato con 43 trattori in solidarietá con i normalisti della scuola rurale Isidro Burgos.
Indignazione e rabbia si sono fatte sentire quando Felipe de la Cruz, portavoce dei familiari, ha comunicato  la notizia dell’identificazione dei resti di Alexander Mora Valencia, uno dei 43 desaparecidos.

Durante gli interventi successivi, Omar García, a nome dei normalisti di Ayotzinapa, ha sostenuto che l’identificazione dei resti dello studente diciannovenne, confermata anche dal gruppo di antropologi forensi argentini, non fermerà la lotta e che adesso il movimento esige castigo per gli assassini di Alexander, la “restitución con vida” degli altri 42 normalisti, nonché le dimissioni del presidente Peña Nieto.
Da segnalare, infine, l’arresto di Gibrán Salazar Ramirez, studente della Scuola Nazionale di Antropologia e Storia (ENAH), fermato da una ventina di poliziotti della capitale attorno alle 18.30 appena fuori dalla fermata della metro Balderas e prima ancora che potesse raggiungere il corteo. 

Azioni e iniziative si sono tenute anche in altre località del paese.

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Le foto a Città del Messico