Messico - A cinque mesi dal massacro, cronaca della IX azione globale per Ayotzinapa

28 / 2 / 2015

A cinque mesi dalla mattanza di Iguala si è svolta ieri in tutto il Messico e non solo la IX Azione Globale per Ayotzinapa.

La richiesta al governo di Peña Nieto è sempre la stessa: la restituzione con vita dei 43 studenti desaparecidos e le dimissioni del Presidente.

La Procura Generale della Repubblica ha da qualche tempo chiuso il caso. Secondo la teoria ufficiale i giovani sarebbero stati sequestrati da alcuni poliziotti corrotti su ordine delle autorità locali (del partito rivale del Presidente) e poi uccisi e bruciati dal gruppo narcos dei Guerrero Unidos.

Ma i genitori e i compagni degli studenti desaparecidos hanno smascherato questa vergognosa verità di parte e continuano a chiedere giustizia: “I nostri figli sono stati visti nella Sierra, detenuti dall’esercito, siamo sicuri di questo. Continueremo finché non li troveremo”, ha detto dal palco di Merida il padre di uno dei ragazzi.

Al centro della protesta ovviamente anche il Presidente Peña Nieto, ritenuto il responsabile di questa guerra agli studenti e ai movimenti sociali messicani: “I nostri figli sono figli del mondo, il Presidente non ha potuto fare nulla per risolvere il problema, è ora che se ne vada!” ha ribadito una madre.

Da ogni palco inoltre è partito l’invito a boicottare le elezioni per il Congresso che si terranno in giugno, in quanto tutta la classe politica è ritenuta corrotta e collusa col sistema di potere violento di Peña Nieto.

Manifestazioni, blocchi, cortei in appoggio e solidarietà alla lotta di Ayotzinapa si sono svolti ieri dal nord al sud del Paese, da San Cristobal de las Casas a Merida, da Culiacan a Guadalajara.

Solo a Città del Messico e a Cancun, si sono registrate tensione e violenze da parte della polizia.

Nella capitale risultano agli arresti cinque ragazzi mentre nella città caraibica sono addirittura 18 gli attivisti arrestati. Si aspettano le prossime ore per vedere se saranno rilasciati.

Tra le rivendicazioni della giornata, anche la richiesta di giustizia per Claudio Castillo Peña, il professore morto l’altro ieri ad Acapulco a causa delle percosse ricevute dalla polizia nelle violente cariche per disperdere il corteo dei maestri.

I maestri della CETEG anche mercoledì hanno sfilato silenziosamente per le strade di Chilpancingo e hanno occupato per alcune ore l’Autopista del Sol che collega Acapulco alla capitale. Nel frattempo sono stati rilasciati 106 dei 112 maestri arrestati il 24 febbraio. All’appello mancano ancora sei maestri, ma per il governo sarebbero stati rilasciati tutti. I maestri usciti dal carcere hanno raccontato di violenze subite dai militari, di umiliazioni e di minacce di essere bruciati vivi (“Aqui los vamos a quemar”).

Nonostante tutti i tentativi del Governo di mettere a tacere le proteste, dopo 5 mesi, i genitori e gli studenti di Ayotzinapa non mollano e anzi rilanciano: per il 14 marzo è stata lanciata una Giornata Popolare Democratica.

Il 26 settembre non si dimentica.

*** È attivista del Centro Sociale Rivolta di Marghera e dell’associazione Ya Basta! Êdî bese! con cui ha organizzato numerose carovane in Messico e collaborato alla realizzazione di progetti di solidarietà con le comunità indigene zapatiste, tra i quali il progetto El Estadio del Bae, Agua Para Todos e Que corra la voz. Saltuariamente racconta su Sportallarovescia il doping nel ciclismo. Nel tempo sottratto alla libertà dal capitalismo, fa l’educatore a ragazzi con disabilità. Quando può cammina domandando per il mondo...

Foto di copertina: Victor Maya / somoselmedio.org