Messico - Estamos hasta la madre - L'EZLN partecipa alle proteste contro la guerra nel paese lanciate da Javier Sicilia

30 / 4 / 2011

Sono ormai oltre 40 mila le vittime ufficialmente riconosciute come parte delle conseguenze della cosiddetta “guerra al narco” che la amministrazione messicana del presidente Felipe Calderón ha intrapreso dal dicembre 2006. Una escalation di violenza virulenta, che ha infettato ormai gran parte del territorio nazionale. Dagli stati del nord sino alla frontiera con il Guatemala, il Messico è oggi attraversato da scontri armati, omicidi ed esecuzioni di straordinaria efferatezza, truppe dell’esercito e poliziotti che provano – dicono – a mantenere il controllo sul territorio, migliaia di pistoleros e sicari d’ogni origine ed età che fanno il bello e il cattivo tempo. E nonostante il terrore generalizzato che si diffonde, grazie soprattutto all’elevato tasso di omicidi – una media di 40 al giorno -, qualcosa sembra muoversi.

Il 28 marzo scorso, Juan Francisco Sicilia, assieme ad altre sei persone, è stato ucciso da una ancor non indentificata banda di narcos messicani. Il figlio del poeta e giornalista Javier Sicilia avrebbe fatto parte di un gruppo di persone che aveva poche ore prima denunciato “anonimamente” un crimine. Il fatto di per sé triste ma pur sempre parte della tragica quotidianità messicana ha però scatenato una reazione a catena che oggi vede il padre, Javier Sicilia, in prima linea nel reclamo sociale contro governo e narcos colpevoli di tanta violenza e sofferenza inferte al tessuto sociale messicano.

Collaboratore de La Jornada e del settimanale Proceso, Javier Sicilia ha preso la parola pubblicamente il giorno dopo l’omicidio del figlio. La tragedia non è riuscita a farlo tacere, piuttosto ne ha ravvivato l’indignazione. Con lo slogan ormai diffusissimo “Ne abbiamo i coglioni pieni” (¡Estamos hasta la madre!), Sicilia ha attaccato frontalmente la classe politica messicana al cui vertice si trova il primo (ma non unico) responsabile di questa situazione: il presidente della Repubblica. Nel corso delle ultime quattro settimane, Javier Sicilia ne ha avuto per tutti: classe politica, appunto, ma pure forze armate, colpevoli di non servire il paese ma gli interessi di pochi; polizia, corrotta e collusa con i delinquenti; giudici e procuratori, incapaci di trovare e punire i colpevoli; governatori locali, colpevoli pure loro di collusione ed apatia; e gli stessi narcos, colpevoli di non rispettare la vita umana, di “aver perso addirittura qualsiasi codice d’onore”.

L’intensa campagna mediatica e di protesta nelle strade e nelle piazze sinora ha raccolto molte adesioni di diversi settori sociali. La proposta di Sicilia e della Red por la Paz y la Justicia che lo accompagna è chiara: basta violenza, vogliamo un Messico in pace; nuovo patto nazionale prima che tutto “vada a puttane”; mobilitazione generale contro le politiche del governo; restituzione alla memoria collettiva delle identità dei 40 mila morti. È in questo contesto dunque, che Javier Sicilia ha convocato per il prossimo 5 maggio una carovana che partirà da Cuernavaca, cittadina a un centinaio di chilometri da Città del Messico. La carovana, cui poco a poco giungono adesioni, partirà alla volta della capitale del paese dove conta di giungere domenica 8 maggio in una lunga manifestazione che attraverserà le vie della città per giungere infine alla piazza centrale, lo zócalo.

Tra le adesioni d’eccezione quella resa pubblica il 28 aprile scorso dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) che rompe così un lungo silenzio “politico”. Il comunicato di adesione alle giornate di protesta così come la lettera pubblica inviata dal SCI Marcos al poeta Javier Sicilia parlano chiaro: l’EZ aderisce alla mobilitazione. Lo farà a suo modo e con i mezzi a sua disposizione, ma invita tutti gli aderenti alla Otra campaña a mobilitarsi.

LETTERA APERTA DI JAVIER SICILIA AI POLITICI E AI CRIMINALI

RASSEGNA STAMPA
Da La Jornada:

- Cronaca dei fatti a Cuernavaca

- Intervista a Javier Sicilia

Per approfondimenti vai al sito

RED POR LA PAZ Y LA JUSICIA