Nel Messico della guerra al narco, assassinati altri due studenti della Normal di Ayotzinapa

6 / 10 / 2016

Chilpanchingo e Tixtla sono collegate da una carretera tortuosa e circondata da una vegetazione lussureggiante. Nei venti minuti che separano i due centri è possibile, anzi più che probabile, incontrare pattuglie armate di tutto punto, elicotteri che sorvolano l’area e posti di blocco che nemmeno al confine tra Turchia e Siria. Eppure, ancora una volta, le “precauzioni” e la “guerra ai narcos” delle istituzioni ieri sera non ha salvato la vita a due studenti della scuola Normale di Ayotzinapa.

Filemón Tacuba Castro e John Morales Hernandez, studenti del quarto ed ultimo anno, rientravano da Chilpanchingo con uno di quei piccoli e scassatissimi mezzi pubblici che collegano a velocità folli i vari centri della zona, quando in località El Basurero (la discarica), il mezzo è stato fermato a forza da un commando di tre persone, che ha intimato ai passeggeri di scendere e subito dopo ha aperto il fuoco uccidendo i due studenti e una terza persona. Nell’attacco sono rimasti feriti gravemente anche altri passeggeri, due donne e un bambino di otto anni. Subito dopo gli assalitori sono fuggiti e hanno fatto perdere le proprie tracce.

Che non si tratti di un imprevedibile agguato senza alcuno scopo politico è abbastanza chiaro, infatti questo nuovo episodio di violenza ai danni degli studenti normalisti avviene ad una settimana e a qualche giorno di distanza dalle grandi manifestazioni che hanno percorso il Paese: il 26 settembre, ricorrenza della sparizione forzata dei 43 studenti di Ayotzinapa e il 2 ottobre, ricorrenza della mattanza di Plaza de las Tres Culturas a Tlatelolco nel 1968. Entrambe le ricorrenze hanno visto scendere in piazza migliaia di persone, con le  parole d’ordine ¡Enrique Peña Nieto renuncia ya! In questa settimana si è dunque alzato forte il grido di protesta contro il governo di Peña Nieto, i cui tentativi di nascondere la complicità e la responsabilità delle istituzioni nella sparizione dei 43 studenti risultano sempre più deboli. Non solo, in un quadro più generale questo è l’ennesimo attacco frontale al sistema delle scuole rurali che il governo vuole chiudere perchè considerate fucina di rivoltosi, cancellando così il diritto allo studio di moltissimi indigeni e contadini che altrimenti non avrebbero la possibilità di studiare. Il tentativo è dunque quello di intimidire e annichilire chi si oppone con forza al narcoestado.

Diceva oltre un anno fa il giornalista Federico Mastrogiovanni: “Cos’altro deve succedere per qualificare il Messico la tomba dei diritti umani?” Ecco, questo è quello che succede quando si sta zitti, quando si fa finta che il Messico sia solo spiagge e siti maya, quando si fanno viaggi istituzionali per promuovere gli affari sporchi ad altissimo impatto ambientale delle grandi aziende italiche, quando anche il papa comunista si rifiuta di visitare la scuola di Ayotzinapa e di ricevere i genitori dei desaparecidos. Ecco, questo è quello che succede quando si ritiene il governo criminale di Peña Nieto, un partner ed un interlocutore affidabile.

Comunque la si guardi, Peña Nieto e il suo governo sono responsabili e complici della violenza che ogni giorno scuote le strade messicane e le coscienze di tutto il mondo. Perchè, anche ammesso non ci sia responsabilità diretta, uno stato che non difende i suoi cittadini e li lascia morire così, è uno stato fascista, criminale, corrotto e appunto complice!

*** È attivista del Centro Sociale Rivolta di Marghera e dell’associazione Ya Basta! Êdî bese! con cui ha organizzato numerose carovane in Messico e collaborato alla realizzazione di progetti di solidarietà con le comunità indigene zapatiste, tra i quali il progetto El Estadio del Bae, Agua Para Todos e Que corra la voz. Saltuariamente racconta su Sportallarovescia il doping nel ciclismo. Nel tempo sottratto alla libertà dal capitalismo, fa l’educatore a ragazzi con disabilità. Quando può cammina domandando per il mondo...