Obama-Romney Spin Doctor

24 / 10 / 2012

È necessario andare per punti.

1. Mentre avanza la campagna elettorale negli Stati Uniti la macchina elettorale dei due candidati intensifica la sua azione persuasiva. A volte lo spin comunicativo si dispiega come attacco ed altre volte come seduzione. In inglese il vocabolo spin significa “centrifugato”. Per quanto riguarda gli ambiti della comunicazione e delle relazioni pubbliche il termine fa riferimento ad una forma di propaganda che cerca la persuasione prescindendo, se è necessario, dalla verità. Lo  spin produce una realtà al margine del reale: centrifuga una menzogna fino a convertirla in qualcosa di verosimile.
Si chiamano spin doctors gli ingenieri di questo tipo di “centrifugato”. Nell'ambito del reale, Joseph Goebbels è considerato come il grande archetipo dello spin doctor. Non a caso era il ministro dell'informazione di Hitler. Nella fiction, il protagonista della serie televisiva canadese  Forever Knight ha incarnato in maniera paradigmatica la personalità spin: un vampiro-poliziotto maestro di ipnotismo e di controllo della mente umana.
“Una speranza diversa alimenta un sogno diverso, oggi trovi vero quello che il senso comune nega” cantava negli anni ottanta la banda tedesca di tecno pop Propaganda. In quell'epoca Ronald Reagan era considerato come il grande maestro dello spin ed incarnava una sorte di ridondanza: era attore ed anche politico. Ogni politico è un attore e uno spin doctor: centrifuga la falsità fino a farla apparire come verità.


2. Negli Stati Uniti quelli che non scommettiamo per nessuno dei candidati siamo accusati di dire che tutti sono uguali. Non è vero. Non diciamo che tutti i politici sono uguali, ma che tutti i politici sono politici. Qua sta il problema. La professionalizzazione della politica è una forma di privatizzazione: quando la gestione delle questioni comuni resta nelle mani di pochi, questi pochi finiscono per governare per l'1%. In questo esercizio di governo si misurano sfumature e contrasti. Obama e Romney non sono uguali. Barack è digitale e Romney è analogico. Mentre l'attuale abitante della Casa Bianca ha appena finito di destinare 10 milioni di dollari per un programma pilota per creare hacklabs negli istituti di educazione secondaria di tutto il paese, il candidato repubblicano sogna con  Peggy Sue e con la scuola secondaria privata del  Michigan nella quale ha studiato quattro decadi fa.

La condizione analogica di Romney impregna tanto il contenuto che la forma di quello che dice: molti analisti segnalano che la sua forma di parlare è antiquata in maniera schiacciante. Un giovane falco politico ha detto poco tempo fa che se Romney avesse visto Mad Men, hit televisiva  ambientata nella Manhattan degli anni sessanta, avrebbe pensato di vedere il telegiornale di mezzogiorno. Così come ha esposto un congressista del suo partito, nell'epoca in cui vive il candidato repubblicano esistono forme di violazioni che sono legittime e la sovranità sul corpo della donne risiede nei legislatori e nelle autorità religiose. Inoltre, la base energetica debe essere il petrolio  e Henry Ford governa la produzione di automobili dall'alto della catena di montaggio.
Obama senza dubbio, è un'altra cosa. La sua politica di ristrutturazione del potente settore automobilistico statunitense è illuminate al riguardo. Barack ha promosso una rivoluzione produttiva che segue il modello del capitalismo cognitivo di Google: relazione trasparente con il consumatore, creazione di reti e communities di consumatori che co-producano l'innovazione, energie rinnovabili e vampirizzazione della logica open source. Ursula K. Le Guin per le vecchie orecchie di Romney. Il suo slogan e “Credere nell'America”. Quello di Obama è “Dai, avanti”. All'interno del capitalismo convivono differenti temporalità. Come buoni politici, i due candidati offrono promesse: le une sono prognosi e le altre archeologie. Il problema è che non sembra che abbiamo bisogno di proposte differenti per continuare nello stesso labirinto: quello che abbiamo bisogno è uscire da questo. Come succede con il consumo e la pubblicità, Obama e Romney offrono solo cammini interiori: la loro offerta è quella di un'uscita solo immaginaria.


3. Edward Greydon Pickels ha inventato la macchina ultracecentrifuga del vuoto negli anni trenta. Lui lavorava per la Fondazione Rockefeller. La biologia molecolare e la biochimica sono stati i campi iniziali dell'applicazione dell'invenzione. Oggi, tuttavia,
il gadget è utilizzato anche in politica. La campagna elettorale americana è una buona prova di questo: la candidatura di Obama si è mostrata particolarmente incline ad una operazione di centrifuga del reale che produce un vuoto di senso. Un latino ha aperto la Convenzione democratica che ha dichiarato candidato Obama, il presidente che ha deportato più persone latinoamericane della storia degli Stati Uniti. Biden, vicepresidente di Barack ha dichiarato che le truppe americane sono “l'esercito più forte nella storia del mondo”, mentre il suicidio uccide più soldati che le azioni di combattimento: la media è di un militare statunitense suicidato al giorno. Durante gli ultimi anni, ci siamo abituati alle immagini televisive di  Michelle Obama che coltiva verdure ecologiche nell'orto alla Casa Bianca, mentre il marito ha messo alti esponenti della Monsanto in tutti i posti di governo chiave in materia di alimenti. Alcune settimane fa mentre Barack insisteva sulla sua immagine come paladino dei lavoratori e dei servizi pubblici, i maestri organizzavano a Chicago il primo grande sciopero del settore negli ultimi 25 anni: Rahm Emmanuel, attuale sindaco della città e antico braccio destro di Obama, aveva dichiarato guerra all'educazione pubblica. A differenza di  Sr. Pickels, Emmanuel y Obama non lavorano per Rockefeller, però sono al servizio del denaro. Esattamente come Romney: il personaggio possiede un patrimonio personale di 255 milioni di dollari. La fortuna di Obama, che nel 2006 era di 1.7 milioni di dollari, è arrivata oggi a 8.3 milioni. Democrazia e plutocrazia non sono sinonimi. Il primo definisce il potere del popolo. Con il secondo di definisce il governo dei ricchi.


4. Solo durante lo scorso mese di settembre, Obama ha raccolto 181 milioni di dollari per la sua campagna elettorale. Romney ha ricevuto 170 milioni nello stesso periodo. La stampa statunitense lo ha chiamato “Financial Push”: “Impero finanziario”. La finanziarizzazione della politica fa parte di un processo generale di finanziarizzazione della vita sociale nel suo insieme: oggi il debito sottomette ugualmente I paesi e le persone. Il suo sviluppo intensifica il governo del denaro sulla vita fino a colonizzare la soggettività. Come ha scritto Marx, la chiave dell'economia del debito “non è la merce, il metallo o la carta, ma l'esistenza morale, l'esistenza sociale, l'intimità del cuore umano stesso”. Libertà e democrazia sono impossibili in una realtà finanziarizzata. La simbiosi
tra politica e finanziarizzazione finisce con il creare una sintesi tra le due: la dissociazione tra necessità sociali e logiche finanziarie è simmetrica all'evidente allontanamento dei governanti dalle necessità dei governati. Tutto il processo di finaziarizzazione implica lo sviluppo del credito. Il credito porta con sè la relazione prestatore-indebitato. Nella sua Genealogia della morale, Nietzsche definisce questa relazione come la “promessa di un valore futuro”. Le grandi company e più ricchi hanno investito molto in Obama e Romney: la grande fetta del bilione di dollari che ambedue hanno raccolto durante la campagna elettorale. Chiunque sia il vincitore sarà in debito con loro.


5. Per prestare denaro a qualcuno devi per prima cosa fidarti di lui. La finanziarizzaione e il credito si basano sempre sulla fiducia: hanno a che vedere con i conti ma anche con i racconti. Con questi si tessono gli stati d'animo e di gestiscono le emozioni.
Con la politica succede lo stesso: il discorso dei politici è sempre più compassionale. La campagna elettorale negli Stati Uniti sta risultando particolarmente intensa in questo senso. Biden ha aperto il suo intervento nell'ultima convenzione democratica con un messaggio diretto a sua moglie: “sei l'amore della mia vita e la vita del mio amore”. Poi ha continuato dicendo che non avrebbe parlato di Obama presidente, ma di Barack suo amico. L'attuale presidente ha seguito lo stesso sentiero durante il primo dibattito televisivo della campagna “ci sono molti argomenti che voglio trattare questa sera, però il più importante è che vent'anni fa sono diventato l'uomo più fortunato della terra perché Michelle Obama ha accettato di sposarsi con me. Per questo voglio augurati un felice anniversario.” Lo ha detto davanti a più di settanta milioni di persone. Dominique Mehl ha parlato tempo fa della televisione compassionale. Il suo formato top è il Reality Show: come nella politica negli Stati Uniti consiste nel pubblicizzare gli ambiti privati.  Philippe Lacoue-Labarthe ha parlato alla fine degli anni ottanta dell'estetizzazione degli universi politici. Lo ha fatto nella La finzione del politico, il suo libro su Heidegger. Questa equazione, fiction e politica, risulta particolarmente evidente nella campagna elettorale statunitense. Si tratta di una questione culturale: “E' nel nostro DNA, la gente di questo paese vuole che il suo presidente sia come una cheerleader, un ottimista, il messaggero di tempi migliori in arrivo” – segnala lo storico Robert Dallek. Il giornalista Scott Shane aggiunge: “Jimmy Carter parlò di una crisi nazionale di fiducia e ha perso le elezioni contro un  Ronald Reagan armato di uno semplice slogan ‘Più orgoglioso, più forte, migliore’. A Carter è mancato il progetto di ottimismo che noi americani domandiamo ai nostri presidenti”. Sette anni prima della contesa Carter-Reagan, l'impresa di assicurazioni State Mutual Life Insurantes, del Massachusetts, aveva attraversato un processo di depressione generalizzata dei suoi lavoratori. La direzione della compagnia aveva alloro deciso di realizzare la “Campagna di amicizia”: aveva distribuito un manuale dell'impiegato che includeva l'ordine di sorridere nell'orario di lavoro. Contattò inoltre il disegnatore grafico  Harvey Ball, che disegno per la prima volta Smiley: l'arciconosciuto volto sorridente giallo che si è convertito nel simbolo della cultura Acid House. Una delle linee guida più importanti di questa cultura era il consumo di massa della droga da disegno conosciuta come “ecstasy”. Per fortuna di Obama e Romney ancora non sono stati imposti i controlli antidoping nella campagna elettorale nordamericana.