Olanda - Quelle elezioni che non hanno sconfitto il razzismo

28 / 3 / 2017

Nelle elezioni legislative da poco svoltesi in Olanda il partito xenofobo Partito per la Libertà (PVV) guidato dal leader Wilders ha raggiunto il secondo posto, risultato comunque rilevante per capire quanto i sentimenti di disgregazione siano diffusi nel paese dei tulipani; dall’altra parte, e non è una buona notizia per chi è dalla parte delle cause sociali, vince il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) di Rutte, forte promulgatore di politiche neoliberiste. Di seguito un’intervista ad Alex De Jong, attivista olandese di Amsterdam, è editorialista del giornale di sinistra “Grezeloos”, scrive sul suo paese su “Jacobin Magazine” e lavora presso l’”International Institute for Research and education of Amsterdam”

Il partito di destra anti - migranti PVV guidato dal leader Wilders non è riuscito a vincere le elezioni. Pensi che comunque, al di là del voto, la xenofobia ed il razzismo si siano diffusi negli ultimi tempi nel paese? 

Sì, sono sicuramente due fenomeni che si stanno diffondendo in Olanda. È importante menzionare specificamente l'islamofobia come una forma di razzismo, perché questo è fondamentale per la visione del mondo del PVV ed ha assunto una forte influenza nel resto della politica olandese. Si tratta di una rappresentazione dell'"islam" come a-storica, immutabile, e parte di un'ideologia che sta diventando "senso comune"nella società e politica olandese. I "Musulmani" stanno diventando "l'Altro" contro il quale si misura "l'olandesità". Con un'espressione seria, il leader del partito democratico - cristiano, uno dei partiti di centro-destra, ad esempio, ha detto che l'islam era una minaccia per le "migliaia di anni di tradizione giudaico-cristiana di parità tra uomini e donne". Ma stiamo anche assistendo ad un rafforzamento delle altre forme di razzismo, come l'insistenza del diritto di mantenere la tradizione dello "Zwarte Piet", (un personaggio folcloristico di pelle nera che nei primi di dicembre aiuta San Nicola a distribuire regali ai bambini) durante il quale le persone si vestono come caricature razziste di persone nere. Tutto questo ha portato a qualche commento tra i media internazionali che i Paesi Bassi non sono più il paese tollerante e aperto mentalmente che presumibilmente era in passato. Se è vero che il tabù sul razzismo conclamato sta sempre più scomparendo, dovremmo anche vedere che "tolleranza" olandese è sempre stata una bel modo per mascherare una società in realtà strutturalmente razzista che si è rifiutata di confrontarsi con il suo passato coloniale e schiavista proprio di una potenza commerciale. Una società che ha sbandierato orgogliosamente la propria "apertura mentale" per nascondere la realtà del razzismo strutturale e di esclusione.

Complessivamente cosa hai pensato dell'esito elettorale? 

Rispetto allo scenario apocalittico in base al quale Wilders sarebbe diventato primo ministro (che non è mai stato uno scenario molto realistico per queste elezioni in ogni caso) queste elezioni sono state un po' meno disastrose di come si sarebbe temuto. Più importante è il fatto che il risultato è ancora una cattiva notizia per la sinistra, gli antirazzisti, le persone che lavorano, le donne, le minoranze e dei rifugiati. In sintesi, i risultati indicano una continuazione e l'approfondimento del clima destra nel paese, un accentuamento del razzismo e la conferma del neoliberismo economico.

Parlando di movimenti sociali in Olanda negli ultimi anni c'è da ricordare la protesta degli studenti universitari che nei primi mesi del 2015 ad Amsterdam protestarono contro le logiche di mercificazione e dequalificazione dell'università pubblica. Quali sono le prospettive attuali per i movimenti nel paese? 

Il movimento studentesco è stato un evento meraviglioso e certamente ha avuto un forte impatto sulla coscienza politica di molte persone. Tuttavia, si ripete un modello che abbiamo visto già diverse volte, forse in particolare in questo paese con le proteste di Occupy del 2011; uno scoppio improvviso di attività creano notevole entusiasmo - che però  muore rapidamente, lasciando relativamente poco sulla sua scia. Purtroppo, questo discorso vale anche per il recente movimento studentesco. C'è un po' di più motivo di ottimismo per quanto riguarda il movimento anti-razzista. Negli ultimi anni, siamo sempre più assistendo giovani di iniziative colore organizzazione, aumentando la coscienza e la lotta contro il razzismo.

*** Mattia Gallo è un giornalista pubblicista e media attivista. Ha scritto su web journal, fanzine e siti di contro informazione come: Tamtamesegnalidifumo, Ciroma.org, Fatti al Cubo, Esodoweb, Ya Basta!, Dinamo Press, Lefteast. Tra gli animatori del sito Sportallarovescia.it, collabora con Global Project con attenzione alla politica internazionale.