Why We Must Occupy Our Food Supply
tratto da http://www.huffingtonpost.com/willie-nelson/occupy-food_b_1299401.html
Il nostro cibo è in pericolo. E'
ben noto alle famiglie di agricoltori che hanno perso la loro terra e i
mezzi
di sussistenza, ad ogni genitore che non riesce a trovare ingredienti
sani a prezzi accessibili nel suo quartiere, ad ogni persona preoccupata
per le malattie di origine alimentare causate de leggi sulla sicurezza
alimentare indebolite dalle pressioni delle lobby, ad ogni agricoltore
che è in contatto con pesticidi tossici nei campi come parte del suo lavoro quotidiano.Quando il nostro cibo è a rischio siamo tutti a rischio.
Nel corso degli ultimi trent'anni, abbiamo assistito ad un massiccio consolidamento del nostro sistema alimentare. Mai così poche multinazionali state responsabili di una fetta così grossa della nostra catena alimentare. Dei
40.000 prodotti alimentari in un tipico negozio di alimentari degli
Stati Uniti, più della metà sono stati portati da sole 10
multinazionali. Oggi, tre società processano più del 70 per cento di tutte le carni degli Stati Uniti: Tyson, Cargill e JBS. Più
del 90 per cento dei semi di soia e l'80 per cento dei semi di mais
utilizzati negli Stati Uniti sono venduti da una sola compagnia: la
Monsanto. Quattro società sono responsabili fino al 90 per cento del commercio mondiale dei cereali. E uno ogni quattro dollari per alimentari viene speso a Walmart.
Che cosa significa tutto ciò per noi che mangiamo? Il controllo
societario del nostro sistema alimentare ha portato alla perdita di
milioni di famiglie di agricoltori, la distruzione della fertilità dei
suoli, l'inquinamento delle nostre acque, problemi di salute e epidemie tra cui 2 tipi di
diabete, malattie cardiache e persino alcune forme di cancro. Sempre
più, le scelte che determinano il cibo sui nostri scaffali sono
realizzate da aziende meno interessate a proteggere la nostra salute,
il nostro ambiente, o il nostro lavoro rispetto ai margini di profitto e ai
bonus dei dirigenti.
Questo
consolidamento alimenta anche l'influenza del
potere economico nella politica: Solo l'anno scorso, le più grandi
aziende alimentari hanno speso decine di milioni di dollari per fare lobbying a Capitol Hill (Congresso degli Stati Uniti ndr),
con più di 37 milioni dollari utilizzati nella lotta contro le linee
guida sulla commercializzazione di cibo spazzatura per i bambini.
Su
scala globale, il consolidamento del nostro sistema alimentare ha
significato devastazione per gli agricoltori, le foreste e il clima. Prendiamo ad esempio il controverso additivo alimentare dell'olio di palma. Nell'ultimo
decennio, l'olio di palma è diventato l'olio vegetale più commercializzato
al mondo e ora lo si trova in metà dei prodotti confezionati
presenti sugli scaffali dei negozi di alimentari degli Stati Uniti. Ma
la produzione su larga scala di olio di palma - vista l'alta domanda
delle società agro-alimentare per questo ingrediente relativamente poco
costoso - ha portato ad un costo: le piantagioni di palma da olio in
Indonesia e la
Malesia stanno radendo al suolo le foreste pluviali, rilasciando enormi
quantità di gas a effetto serra e costringendo le comunità indigene ad
andarsene forzatamente.
Dal globale al locale, non c'è nulla di più personale (che riguarda ogni persona) che questa minaccia al nostro cibo. E niente di più stimolante del movimento che sta la combattendo. Lunedì 27 febbraio decine di migliaia di persone - tra agricoltori e
lavoratori del settore alimentare, genitori e studenti, cuochi e giardinieri urbani -
parteciperanno ad una Giornata di Azione Globale per occupare le nostre provviste alimentari (la manifestazione è chiamata "Occupy our Food Supply").
"Occupy our Food Supply" è un giorno sia per resistere al
"Big Food" (la grande industria del cibo) che per evidenziare soluzioni sostenibili che vadano bene per tutti
noi. Il 27 febbraio, più di 60 gruppi "Occupy" cosiccome le organizzazioni ambientali e di "corporate accountability" (responsabilità d'impresa) si stanno unendo. Dal
Brasile, Ungheria, Irlanda, Argentina, Stati Uniti e oltre, la gente rivendicherà lotti di terra inutilizzati in possesso delle banche per creare
orti comunitari; si improvviserà in scambi di sementi di fronte
alle sedi delle Borse, etichetterà i prodotti sugli scaffali dei negozi
di alimentari che
contengono ingredienti geneticamente modificati; creerà alleanze nelle comunità per sostenere negozi di
alimentari locali e resistere megastore come Walmart, e
combatterà contro i giganti industriali Monsanto e Cargill.
La
chiamata a occupare le nostre provviste alimentari, facilitata
dal Rainforest Action Network, è stato ripresa da importanti leader,
intellettuale, autori, contadini e attivisti tra cui l'ambientalista
indiana
Vandana Shiva, il Food Inc. 's Robert Kenner, e gli autori Michael
Pollan,
Raj Patel, Gary Paul Nabhan, e Marion Nestle, tra gli altri.Come
afferma
Michael Ableman - agricoltore, scrittore e fondatore del "Center for
Urban Agricolture": "E' necessario concentrarci su ciò che siamo a
favore tanto quanto ciò che siamo contro; occupando la nostra terra, i nostri terreni
con la vita e la fertilità, le nostre comunità con
buon cibo. Abbiamo bisogno di lavorare per ricostruire l'economia
reale, quella basata sui semi e la luce solare e gli individui e le
comunità che crescono insieme ".
Se mangi cibo, coltivi il cibo, ami il cibo, unisciti a noi per "occupare le nostre provviste alimentari".
Anna
Lappé è autrice di "Diet for a Hot Planet: The Climate Crisis at the End of Your Fork (Bloomsbury USA) e membro del consiglio di Rainforest
Action Network. Willie Nelson è il fondatore e presidente di Farm Aid (http://farmaid.org/).
(traduzione di Valentina Merlo)
27 febbraio giornata del "occupy our food supply"
Perché dobbiamo occupare le nostre provviste alimentari
di Willie Nelson e Anna Lappè
26 / 2 / 2012