27 febbraio giornata del "occupy our food supply"

Perché dobbiamo occupare le nostre provviste alimentari

di Willie Nelson e Anna Lappè

26 / 2 / 2012

Why We Must Occupy Our Food Supply tratto da http://www.huffingtonpost.com/willie-nelson/occupy-food_b_1299401.html

Il nostro cibo è in pericolo.
E' ben noto alle famiglie di agricoltori che hanno perso la loro terra e i mezzi di sussistenza, ad ogni genitore che non riesce a trovare ingredienti sani a prezzi accessibili nel suo quartiere, ad ogni persona preoccupata per le malattie di origine alimentare causate de leggi sulla sicurezza alimentare indebolite dalle pressioni delle lobby, ad ogni agricoltore che è in contatto con pesticidi
tossici nei campi come parte del suo lavoro quotidiano.Quando il nostro cibo è a rischio siamo tutti a rischio.
Nel corso degli ultimi trent'anni, abbiamo assistito ad un massiccio consolidamento del nostro sistema alimentare.
Mai così poche multinazionali state responsabili di una fetta così grossa della nostra catena alimentare. Dei 40.000 prodotti alimentari in un tipico negozio di alimentari degli Stati Uniti, più della metà sono stati portati da sole 10 multinazionali. Oggi, tre società processano più del 70 per cento di tutte le carni degli Stati Uniti: Tyson, Cargill e JBS. Più del 90 per cento dei semi di soia e l'80 per cento dei semi di mais utilizzati negli Stati Uniti sono venduti da una sola compagnia: la Monsanto. Quattro società sono responsabili fino al 90 per cento del commercio mondiale dei cereali. E uno ogni quattro dollari per alimentari viene speso a Walmart.
Che cosa significa tutto ciò per noi che mangiamo?
Il controllo societario del nostro sistema alimentare ha portato alla perdita di milioni di famiglie di agricoltori, la distruzione della fertilità dei suoli, l'inquinamento delle nostre acque, problemi di salute e epidemie tra cui 2 tipi di diabete, malattie cardiache e persino alcune forme di cancro. Sempre più, le scelte che determinano il cibo sui nostri scaffali sono realizzate da aziende meno interessate a proteggere la nostra salute, il nostro ambiente, o il nostro lavoro rispetto ai margini di profitto e ai bonus dei dirigenti.
Questo consolidamento alimenta anche l'influenza del potere economico nella politica: Solo l'anno scorso, le più grandi aziende alimentari hanno speso decine di milioni di dollari per fare lobbying a Capitol Hill
(Congresso degli Stati Uniti ndr), con più di 37 milioni dollari utilizzati nella lotta contro le linee guida sulla commercializzazione di cibo spazzatura per i bambini.
Su scala globale, il consolidamento del nostro sistema alimentare ha significato devastazione per gli agricoltori, le foreste e il clima.
Prendiamo ad esempio il controverso additivo alimentare dell'olio di palma. Nell'ultimo decennio, l'olio di palma è diventato l'olio vegetale più commercializzato al mondo e ora lo si trova in metà dei prodotti confezionati presenti sugli scaffali dei negozi di alimentari degli Stati Uniti. Ma la produzione su larga scala di olio di palma - vista l'alta domanda delle società agro-alimentare per questo ingrediente relativamente poco costoso - ha portato ad un costo: le piantagioni di palma da olio in Indonesia e la Malesia stanno radendo al suolo le foreste pluviali, rilasciando enormi quantità di gas a effetto serra e costringendo le comunità indigene ad andarsene forzatamente.
Dal globale al locale, non c'è nulla di più personale (che riguarda ogni persona) che questa minaccia al nostro cibo.
E niente di più stimolante del movimento che sta la combattendo. Lunedì 27 febbraio decine di migliaia di persone - tra agricoltori e lavoratori del settore alimentare, genitori e studenti, cuochi e giardinieri urbani - parteciperanno ad una Giornata di Azione Globale per occupare le nostre provviste alimentari (la manifestazione è chiamata "
Occupy our Food Supply").
"Occupy our Food Supply
" è un giorno sia per resistere al "Big Food" (la grande industria del cibo) che per evidenziare soluzioni sostenibili che vadano bene per tutti noi. Il 27 febbraio, più di 60 gruppi "Occupy" cosiccome le organizzazioni ambientali e di "corporate accountability"
(responsabilità d'impresa) si stanno unendo. Dal Brasile, Ungheria, Irlanda, Argentina, Stati Uniti e oltre, la gente rivendicherà lotti di terra inutilizzati in possesso delle banche per creare orti comunitari; si improvviserà in scambi di sementi di fronte alle sedi delle Borse, etichetterà i prodotti sugli scaffali dei negozi di alimentari che contengono ingredienti geneticamente modificati; creerà alleanze nelle comunità per sostenere negozi di alimentari locali e resistere megastore come Walmart, e combatterà contro i giganti industriali Monsanto e Cargill.
La chiamata a occupare le nostre provviste alimentari, facilitata dal Rainforest Action Network, è stato ripresa da importanti leader, intellettuale, autori, contadini e attivisti tra cui l'ambientalista indiana Vandana Shiva, il Food Inc. 's Robert Kenner, e gli autori Michael Pollan, Raj Patel,
Gary Paul Nabhan, e Marion Nestle, tra gli altri.Come afferma Michael Ableman - agricoltore, scrittore e fondatore del "Center for Urban Agricolture": "E' necessario concentrarci su ciò che siamo a favore tanto quanto ciò che siamo contro; occupando la nostra terra, i nostri terreni con la vita e la fertilità, le nostre comunità con buon cibo. Abbiamo bisogno di lavorare per ricostruire l'economia reale, quella basata sui semi e la luce solare e gli individui e le comunità che crescono insieme ".

Se mangi cibo, coltivi il cibo, ami il cibo, unisciti a noi per "occupare le nostre provviste alimentari".


Anna Lappé è autrice di "Diet for a Hot Planet:
The Climate Crisis at the End of Your Fork (Bloomsbury USA) e membro del consiglio di Rainforest Action Network. Willie Nelson è il fondatore e presidente di Farm Aid (http://farmaid.org/).

(traduzione di Valentina Merlo)