Regno Unito: Lo sciopero universitario per le pensioni ha aperto nuove prospettive di lotta

12 / 4 / 2018

A seguito dell'intensa stagione di lotte che sta attraversando la Gran Bretagna a causa della riforma delle pensioni dei lavoratori universitari, come redazione di Global Project abbiamo deciso di dedicare uno spazio affinché si possano sentire le voci di coloro che stanno animando lo sciopero delle università e le occupazioni dei Dipartimenti. In Inghilterra si sta dando un nuovo ciclo di mobilitazione contro l'ultima trasformazione inerente la forza-lavoro cognitiva: la sua ultima sottomissione ai comandi della finanza e ai criteri prestazionali del neoliberalismo. Il tutto a scapito dei diritti sul lavoro e della trasmissione del sapere. Riprendiamo questo testo apparso sul blog personale dell'autore in cui vengono esplicitati i motivi della protesta. 

 Hanno commesso un errore strategico. Universities UK e USS [1] pensavano di vincere facile, ma hanno provocato una rivoluzione. A quanto pare la questione delle pensioni è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso; ha provocato la più grande ondata di mobilitazioni congiunte tra impiegati e studenti che il settore educativo abbia visto negli ultimi decenni. Che cosa pensavano che gli insegnati avrebbero fatto per tre settimane durante i picchetti? Che avrebbero chiacchierato delle condizioni atmosferiche? Picnic con panini al cetriolo? E gli studenti? Sarebbero rimasti a casa a dormire?

Niente affatto. Innanzitutto, abbiamo imparato un paio di cose. Abbiamo imparato che il fondo pensione non è “in deficit”, in realtà è in surplus. Abbiamo imparato che il discorso sul deficit è uno stratagemma per scaricare i rischi finanziari sui pensionati, di modo che le università possano ottenere crediti a minor costo per comprare nuovi edifici – cosa che in qualche modo è divenuta la ragion d’essere dell’istruzione universitaria nel Regno Unito. Abbiamo imparato che le università più ricche, come Oxford e Cambridge, sono le più responsabili per questa riforma. Abbiamo imparato che le donne soffriranno di più per i tagli alle pensioni. Abbiamo imparato che i manager del sistema pensionistico fanno quantità di soldi incredibili, più di 1,2 milioni di sterline all’anno. E abbiamo imparato che UUK e USS sono anti-democratiche e non trasparenti.

Ma abbiamo anche riflettuto su temi che vanno ben oltre le pensioni. Ormai le pensioni sono l’ultimo dei nostri problemi. Quel che davvero vogliamo è niente meno che salvare le nostre università dalla logica banale e riduttiva del capitalismo neoliberale – che comprende l’uberizzazione dell’insegnamento, la finanziarizzazione della gestione e la clientizzazione degli studenti. Perché, in realtà, qui c’è in gioco l’università pubblica stessa. In tutto il paese, gli impiegati e gli studenti stanno formando gruppi, condividendo idee, discutendo strategie, persino portando avanti occupazioni, con l’obiettivo di rendere le nostre università più giuste, accoglienti e democratiche. Non ci accontenteremo di restare ai margini di questo sistema in fallimento, vogliamo cambiarlo dalle fondamenta.

Le rivendicazioni si stanno accumulando, tutto viene messo in discussione. Alcuni di noi si sono ispirati a una lista di idee [2] pubblicate da Jacob Bard-Rosenberg della Birkbeck University. Ne ho riprese alcune qui e ne ho aggiunte altre che sembra stiano diventando popolari. Ovviamente si tratta di una lista parziale, ed è solo l’inizio.

-Rifiutiamo il piano di tagli alle pensioni. Più specificamente, vogliamo una rivalutazione immediata dell’USS. Non c’è nessuna ragione per aspettare tre anni come proposto da UUK.

-Aboliamo le tasse universitarie e ripristiniamo il block-grant funding [finanziamento pubblico dei costi universitari] per l’istruzione universitaria. Le università pubbliche devono essere finanziate dallo stato tramite tassazione progressiva.

-Democratizziamo la gestione dell’università. Bisogna aprire il Consiglio accademico (e il diritto di voto) a tutti gli impiegati universitari, inclusi i post-doc e i lavoratori esternalizzati, ed estendere i suoi poteri di modo che abbia il diritto di supervisionare le decisioni prese dal management e dal Vice-Chancellor [rettore]. Quando avremo un reale potere democratico sulla gestione dell’università, saremo in grado di realizzare molti dei nostri obiettivi, tra cui molti dei punti che seguono.

-Bisogna includere i lavoratori dell’università in tutti gli organi gestionali, compresi i lavoratori in fondo alla gerarchia salariale come gli addetti alle pulizie.

-Chiediamo trasparenza a UUK e USS. UUK deve sottomettersi al Freedom of Information Act e pubblicare i suoi rapporti di valutazione con relativa metodologia. Gli stipendi di UUK e USS devono essere rimessi in linea con i normali standard del settore.

-Rivendichiamo aumenti salariali aggiustati al tasso d’inflazione per contratto. Introduciamo rapporti salariali ragionevoli tra i lavoratori meno pagati e i manager più pagati.

-Basta con il lavoro esternalizzato. Assunzione diretta per tutti gli impiegati dell’università a parità di condizioni lavorative (pensioni, vacanze, malattia, ecc.).

-Aboliamo gli zero hours contracts [3] nel settore.

-Rifiutiamo di partecipare ai Ref e i Tef [Research Excellence Framework e Teaching Excellence Framework], perché non esistono prove che essi migliorino la ricerca e l’insegnamento e perché creano competizioni e gerarchie distruttive.

-Rifiutiamo di pubblicare materiale protetto da paywall, i monopoli del sapere di Elsevier, Springer e compagnia devono finire. Creiamo alternative gratuite se necessario, come gli antropologi hanno già fatto con Hau e Anthropology of This Century.

-Rifiutiamo di pubblicare con editori accademici i cui libri sono talmente cari che solo le istituzioni li comprano. Creiamo case editrici alternative se necessario, stampare libri non è caro.

-Rifiutiamo di partecipare alle league-table [ranking di università], che creano competizioni e gerarchie distruttive.

-Chiediamo di stabilire una proporzione massima tra impiegati e studenti, di modo che ad aumenti nel numero degli studenti corrispondano nuove assunzioni.

-Chiediamo di mettere fine a PREVENT [4] e di smettere di usare gli insegnanti per sorvegliare gli studenti che non hanno la cittadinanza del Regno Unito.

-Permettiamo ai dipartimenti di riformare l’uso di voti ed esami a tempo limitato, che spesso riducono il significato dell’apprendimento e causano ansia non necessaria tra gli studenti.

-Assicuriamoci del fatto che gli studenti abbiano accesso ad alloggi adeguati e abbordabili.

-Aboliamo la carica di Vice Chancellor e sostituiamola con una carica elettiva al servizio di organi democratici come il Consiglio accademico, con uno stipendio in linea con gli standard del settore pubblico e non dei dirigenti delle corporation.

Quando la vertenza sulle pensioni sarà finita, lo status quo non potrà più continuare. I nostri datori di lavoro si sbagliano di grosso se la pensano diversamente. Le idee stanno proliferando come migliaia di farfalle. Quello che prima sembrava impossibile ora sembra imminente.

 (Traduzione a cura di Lorenzo Fe)

[1] Universities UK è l’associazione di rappresentanza datoriale delle università britanniche. Lo Universities Superannuation Scheme è il Sistema pensionistico per gli accademici e gli impiegati universitari nel Regno Unito.

[2] http://criticallegalthinking.com/2018/02/14/demands-long-crisis-university/

[3] Una delle forme contrattuali atipiche più precarie del mercato del lavoro britannico, nella quale il datore di lavoro non è tenuto a erogare un numero minimo di ore lavorative al salariato.

[4] PREVENT è un sistema che prevede che gli insegnanti siano tenuti a riferire alle autorità in merito a segnali di potenziale sostegno al “terrorismo” da parte degli studenti.

Di seguito un video prodotto dagli insegnanti in sciopero che spiega molto chiaramente le ragioni della protesta e i punti della riforma iniziale: