e per la giustizia Ambientale e Climatica
RIGAS,
la Rete Italiana per la Giustizia Ambientale e Sociale promuove, aderisce ed invita ad
aderire all'appello “Salviamo la Pachamama”, dando seguito a quanto
emerso dall'assemblea nazionale Rigas tenutasi durante le giornate di
Genova 2011.
Il
testo riporta le proposte ed il percorso dei movimenti italiani verso
Durban - Sud Africa, dove si terrà alla fine dell'anno il Forum
organizzato dai movimenti sociali di tutto il mondo sulla giustizia
ambientale e climatica parallelamente al 17° vertice Onu sui cambiamenti
climatici. Nel testo viene riaffermata, dopo i fallimenti clamorosi dei
vertici Onu passati, la necessità da parte dei governi di far fronte in
maniera concreta all'enorme emergenza ambientale e climatica globale
attuale, tutelando il pianeta - la Pacha Mama o Madre Terra, dal
processo di progressiva distruzione causato dalla voracità del modello
di produzione e consumo
capitalista.
Un'appello
alla mobilitazione dal basso a livello locale,regionale e nazionale,
già firmato da rappresentanti di sindacati, associazioni, comitati
territoriali, movimenti in difesa dei beni comuni e intellettuali e
aperto alle adesioni di tutte le realtà che condividono con la Rete un
impegno concreto in difesa della giustizia ambientale e sociale.
* * *
APPELLO
SALVIAMOCI CON LA PACHAMAMA
“Come
abbiamo salvato Sorella acqua, così ora dobbiamo salvare Madre Terra”,
potrebbe essere lo slogan delle Giornate trascorse a fine luglio a
Genova e di quel colorato corteo di oltre 50.000 persone, che ha
sfilato per le vie di quella città. Da Genova gridiamo a tutti che la
cittadinanza attiva, che i poteri forti avevano tentato di massacrare
nelle giornate del G8 del 2001, è più forte e vegeta di allora. Ne è
riprova la straordinaria vittoria referendaria sull’acqua e sul
nucleare. Queste giornate genovesi ci hanno aiutato a ritrovarci , a
ricompattarci per la grande sfida: salvare Madre Terra.
La
comunità scientifica mondiale è concorde nel ritenere che se non ci
saranno delle sterzate radicali, la temperatura sul nostro pianeta
salirà di i 3-4 gradi. Sarebbe una catastrofe. E i tempi per evitarla
sono strettissimi: una
decina di anni? Gli esperti ci dicono che per salvarci, dobbiamo
tagliare l’80% dell’emissioni di gas serra entro il 2050. E i governi
del mondo non ne vogliono sentir parlare, tanto è che hanno fatto
fallire tutti i tentativi per trovare una soluzione ,dal Protocollo di
Kyoto(1997) alle 16 Conferenze delle Parti(COP),tenutesi tra il 1995 e
il 2010. Clamoroso il fallimento della COP 15 a Copenaghen nel 2009 con
oltre 15.000 delegati! E lo scorso anno altro fallimento a Cancun, in
Messico. Ed ora ci prepariamo alla COP17 che si terrà a Durban, in
Sudafrica. Ma le prospettive non sono buone perché i governi sono
prigionieri dei potentati economico-finanziari-agroindustriali che
traggono enormi profitti da questo Sistema. Ancora più grave è che ora vogliono fare business anche con la crisi ecologica tramite la cosiddetta “green economy”, la geo-ingegneria e le nano-tecnologie.
La
Rete per la Giustizia Ambientale e Sociale (RIGAS) riunita qui a
Genova, invita tutti a organizzarsi, come abbiamo fatto per l’acqua, a
livello locale,regionale e nazionale.
Abbiamo
quasi tutti contro, i media, i partiti, i poteri economico-finanziari.
Dobbiamo, partendo dal basso, ritornare a parlare alla gente, aiutarla a
capire che ora è in ballo il futuro stesso dell’umanità e della nostra
Casa Comune: la Terra. Dobbiamo aiutare tutti a comprendere che sono il
modello di sviluppo ed il nostro stile di vita due delle ragioni
fondamentali del surriscaldamento e del disastro ecologico (il 20% della
popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse a incredibile
velocità). Se tutti nel mondo seguissero i precetti e le proposte della
governance globale, avremmo bisogno di quattro pianeti Terra in più per
far fronte alle risorse necessarie
a questo modello di sviluppo ed ai rifiuti che questo stile di vite
produce.
Solo se cambieremo il modello e lo renderemo sostenibile, permetteremo a tutti di vivere. La
salvezza ed il futuro di molti non dipenderanno certo dalle false
soluzioni offerte da BM, multinazionali e governi che maggiormente
inquinano. False soluzioni come green economy, “mercato del carbonio”,
“Reed+”,
introducono l’assurdo principio del ‘diritto ad inquinare’ e
finanziarizzano la crisi ecologica per poterci speculare, aumentando il
problema invece che risolverlo. Questo mix letale rischia di dare il
colpo mortale al nostro ecosistema ed ai diritti di miliardi di persone
ed altri viventi sul pianeta Terra.
Per questo come Rete chiediamo a tutti di unirsi, di connettersi, di informarsi e di informare su vari livelli. Livello personale: un cambiamento di stile di vita, più consapevole e sobrio nei consumi, nel lavoro e nel risparmio. Livello locale:
spingere affinché le amministrazioni optino per il riciclaggio totale
dei rifiuti, dicendo no agli inceneritori, insieme ad un piano
energetico basato sul risparmio e l’efficienza. Livello nazionale: lavorare
per un Bilancio Energetico Nazionale all’altezza del Piano Europeo che
prevede di ridurre di oltre il 30% le emissioni di gas serra entro il
2020. Livello europeo: sostegno al Piano presentato dalla
Commissione Europea, che prevede una riduzione per tappe dell’80% delle
emissioni di gas serra entro il
2050. Livello globale: un Fondo per le politiche di adattamento e
mitigazione dei cambiamenti climatici per i popoli del sud del mondo
(tra i più colpiti), attraverso il 6% del PIL dei paesi che hanno
maggiormente inquinato; il riconoscimento del debito ecologico contratto
dai governi del nord del mondo nei confronti del sud del mondo; la
tassazione del 20% delle transazioni finanziare;l'attuazione
degli impegni assunti dai paesi sviluppati nella Convenzione Quadro
delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici in materia di sviluppo e
trasferimento di tecnologie; un meccanismo multilaterale e
multidisciplinare per un controllo partecipativo delle scelte; il
riconoscimento da parte dei paesi sviluppati dei diritti dei migranti
climatici, attraverso la firma di accordi internazionali che contemplino
la definizione di migrante climatico. Tutto ciò è fattibile se si pensa
che i principali
inquinatori della Terrai spendono una cifra maggiore per la difesa
nazionale ed hanno destinato una cifra 5 volte superiore per salvare
banche e speculatori dalla banca rotta.
Solo un ampio movimento popolare che andrà
oltre i divari ideologici, politici, sociali e religiosi, sarà capace di superare questa sfida planetaria.
E’ un momento epocale questo: si tratta di vita o di morte per il Pianeta Terra che non sopporta più le follie di
un sistema degenerato e distruttivo. I tempi sono stretti. A dicembre ci attende la COP17 a Durban, in Sudafrica. E a giugno 2012
l’ONU ha convocato tutte le nazioni del mondo a Rio, venti anni dopo la
nota Conferenza tenutasi in quella città brasiliana nel 1992. Ce
l’abbiamo fatta per l’acqua, ce la dobbiamo fare per salvare la Madre
Terra, la Pacha Mama.
RETE ITALIANA PER LA GIUSTIZIA AMBIENTALE E SOCIALE
Primi firmatari:
Alez
Zanotelli, Giuseppe De Marzo, Carla Ravaioli, Ugo Mattei, Paolo
Cacciari, Anna Pizzo, Francesca Koch, Wilma Mazza, Massimo Torelli,
Alessandra Cangemi, Celeste Costantino, Luca Tornatore, Tonino Mancino,
Marta Frigo, Marco Bersani, Marco
Furfaro, Corrado Oddi, Mimmo Rizzuti, Raffaele K. Salinari, Alessandra
Mecozzi, Vittorio Agnoletto, Vittorio Bardi, Antonio Pacor, Tonino
Lepore, Beatrice Bardelli, Paolo Di Franecesco, Finella Giordano, Marica
Di Pierri, Maria Pia Pizzolante, Nico Disabato, Francesco Benciolini,
Roberto Morea, Andrea Del Testa, Laura Greco, Stefano Romboli, Consiglia
Salvo, Danilo Chirico, Maria Grazia Campus, Mena Moretta, Patrizia
Salerno, Cinzia Di Fenza, Michela Cusano, Ciro Pesacane
Inviare le adesioni all'indirizzo [email protected]