Tratto da Project Syndicate

Si arresti la cultura dello stupro in India

di Naomi Wolf

4 / 4 / 2013

Traduzione italiana a cura di RESeT

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NEW YORK - Il crimine sembra incomprensibile. A 23 anni, una studentessa in fisioterapia è morta, 12 giorni dopo essere stata violentata per più di un'ora da sei uomini in un autobus che viaggiava sulle strade principali della capitale indiana. Le sue lesioni interne causate dagli aggressori erano così gravi che i medici hanno dovuto rimuovere gli intestini nel tentativo di salvarle la vita.

Gli indiani, a quanto pare, ne hanno abbastanza. Si sono tenute decine di grandi e sempre più arrabbiate manifestazioni per chiedere al governo di garantire la sicurezza delle donne e smetterla di trattare gli stupratori impunemente. Mentre le autorità hanno cercato di sedare le proteste – sbarrando il centro di Nuova Delhi e sottoponendo il resto della città a limitazioni di traffico - la violenza è aumentata. Dopo la morte di un poliziotto, si è sparato tra la folla - uccidendo un giornalista, Bwizamani Singh, e provocando lo sdegno dei reporter in tutto il mondo.

Non è semplicemente l'alto tasso di violenza in India che sta animando le forti proteste. In un discorso appassionato, Kavita Krishnan, segretario della All India Progressive Women’s Association, ha parlato del problema più profondo che c’è dietro le proteste: la cultura della “colpa della vittima” in India riguardo ai crimini sessuali. La Krishnan fa notare che i funzionari del governo e la polizia hanno recentemente insistito sul fatto che la maggior parte degli stupratori non possono essere perseguiti in India, perché sono conoscenti delle donne colpite. Altri funzionari hanno pubblicamente affermato che le vittime stesse “se la sono cercata” per il loro uso della libertà di movimento.

Questo ritorno a un discorso pre-femminista non si limita all’India. L'Italia sta avendo un dibattito simile sul fatto che delle donne vestono e si comportano in modo provocatorio. Anche in Svezia, come lamentano gli attivisti, gli stupri in cui gli uomini conoscono le loro vittime non possono essere puniti, perché le vittime non sono viste come "brave ragazze".

Krishnan ha denunciato il fatto che le condanne per stupro in India sono calate dal 46% nel 1971 ad appena il 26% di oggi (che, va ricordato, è superiore al tasso di condanne nel Regno Unito, Svezia e Stati Uniti). In realtà, il fatto che la maggior parte degli stupri sono commessi da uomini che sono noti alla vittima può "solo rendere più facile catturare lo stupratore". Invece, le donne che vanno alla polizia sono invitate a non presentare un reclamo. "Strana gente inizierà ad affollare la stazione [di polizia] dal nulla", è la giustificazione data.

Il problema, sottolinea Krishnan, inizia a monte. Nel bel mezzo delle proteste, il commissario di polizia di Delhi, Neeraj Kumar, ha suscitato maggiore indignazione suggerendo che le donne portino con sé polvere di peperoncino per scoraggiare gli eventuali stupratori. E, in una conferenza stampa, ha detto che le donne non dovrebbero andare in giro senza scorta di sesso maschile. In caso contrario, qualunque cosa accada loro è colpa loro.

Ora, con le proteste che continuano a seguito della morte della vittima, i funzionari stanno sottolineando la necessità di adottare misure per garantire la "sicurezza" delle donne. Ma, come nota Krishnan, "la parola

'sicurezza' per quanto riguarda le donne è stata abusata". Le donne indiane l’hanno sentita per tutta la vita. "Significa," dice Krishnan, "Tu comportati bene. Stai a casa. Non vestirti in un modo particolare. Non vivere la tua libertà .... Una vasta gamma di leggi e istituzioni patriarcali ci dicono cosa fare allo scopo di tenerci 'al sicuro' ".

I sei uomini accusati dell'attentato sull’autobus sono stati arrestati con l'accusa di omicidio, e il governo ha ordinato un'inchiesta sul modo in cui vengono gestiti i casi di stupro. Ma i critici del governo rimangono scettici riguardo alle intenzioni ufficiali, rilevando che solo 600 stupri all'anno sono registrati nella capitale, nonostante le migliaia di persone che si stima siano colpite ogni anno.

La verità più profonda alla base delle proteste si possono trovare sui blog, dove i giovani uomini e le donne indiane si lamentano del fatto che le guide di viaggio solitamente mettono in guardia le donne sulle diffuse molestie sessuali in India, e consigliano loro di muoversi in gruppo. Film, religione, musica, e le stesse donne, sono tutti ritenuti colpevoli per le violenze sessuali maschili sulle donne, ma gli stupratori non sono ritenuti responsabili. Una "cultura che vizia il maschio ", come ha detto un blogger, a sua volta supporta una cultura dello stupro.

Il collegamento tra lo stupro, il privilegio maschile e la violenza sessuale sulle donne è stato una delle intuizioni fondamentali delle femministe nel 1970, una visione che pensavano fosse stata applicata con successo al dibattito culturale sullo stupro e alla legge. In India - come in Italia, in Svezia, e in tutto il mondo

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costretti a combattere nuovamente quella battaglia. Si spera che le proteste in India stimolino l'Occidente a fare altrettanto.

Nel mondo in via di sviluppo, le donne vivono un rischio particolare. La loro rivendicazione di autonomia e libertà di movimento rischia di metterle in conflitto con un contesto di “law-enforcement” e con i media che ancora vedono le donne con idee pre-femministe: le "brave ragazze" che restano a casa non possono essere violentate, mentre le "cattive ragazze" che rivendicano lo spazio pubblico sono facile preda.