Treviso - Il 3 aprile: conferenza stampa ed incontro con una sopravvissuta del crollo al Rana Plaza in Bangladesh

Per denunciare lo sfruttamento globale delle grandi company del tessile, come Benetton

28 / 3 / 2014

 Il 24 aprile  in Bangladesh crollava un palazzo di otto piani: il Rana Plaza. Dentro c’erano cinque fabbriche tessili che rifornivano numerosi marchi internazionali. Più di 1100 i morti nella palazzina simbolo dello sfruttamento dei marchi mondiali, tra i quali anche la trevigiana Benetton.

Proprio a Treviso il 3 aprile arriveranno i sopravvisuti del crollo. Un atto di denuncia dentro la campagna Abiti puliti, dedicata a far sì che l'infame sfruttamento delle company nel settore tessile finisca.

PARTECIPA E FAI CIRCOLARE !!!!!

Giovedì 3 aprile ore 14.30 Piazza Indipendenza - Treviso

Sopravissuta al crollo del Rana Plaza incontra i giornalisti

ore 21.00  Casa dei Beni Comuni, Via Zermanese 4 - Treviso

Il volto senza maschera del capitalismo globale
Incontro con le vittime del Rana Plaza un anno dopo

Organizzano Campagna Abiti Puliti e Associazione Ya Basta!

Interventi di:
Shila Begum - lavoratrice sopravvissuta Rana Plaza
Deborah Lucchetti - coordinatrice Abiti Puliti
Safia Parvin - Segretaria Generale NGWF
Devi Sacchetto - sociologo Università di Padova
modera Monica Tiengo - Associazione Ya Basta!

L'intera giornata sarà in streaming video su Sherwood.it

Da 24 aprile giorno del crollo del Rana Plaza le vittime e i loro familiari aspettano giustizia: hanno sofferto ferite terrificanti, perso mariti e mogli, figli e genitori, fratelli e sorelle; ne porteranno i segni fisici e psichici per tutta la vita.

Questo non potrà mai essere risarcito.

Ma almeno le perdite finanziarie e le spese mediche sì. E ciò deve avvenire prima dell’anniversario di quella tragedia.
Alcune aziende hanno già contribuito versando i loro risarcimenti nel fondo, appositamente predisposto per garantire trasparenza e correttezza nella distribuzione del denaro. Altre si rifiutano di collaborare, Benetton in testa.
Quanto deve durare questa sofferenza?

Chiediamo a Benetton di versare immediatamente 5 milioni di dollari nel Donor Trust Fund. #Pagate!
E’ passato troppo tempo per le vittime del Rana Plaza.

A scoprire che Benetton produce i suoi capi di abbigliamento anche in Bangladesh, dove il lavoro minorile è endemico e gli adulti guadagnano fra il sì e il no 40 euro al mese, straordinari inclusi, i fotografi della France Press mentre si aggiravano fra le macerie del Rana Plaza. Fra gli indumenti che affioravano dalle rovine ne comparvero anche di targati Benetton, che dopo un primo goffo tentativo di smentita, fu costretta ad ammettere il suo coinvolgimento con un fornitore che produceva nell’edificio.

In seguito, grazie all’incessante lavoro della Campagna Europea "Clean Clothes Campaign", che in Italia è rappresentata dalla Campagna Abiti puliti, sono stati avviati due tavoli negoziali. Uno per la sicurezza degli edifici, l’altro per la costituzione di un fondo a favore delle vittime. Benetton non ha mai dimostrato grande trasporto né per un tavolo né per l’altro, ma sentendo il fiato sul collo dell’opinione pubblica (oltre 1 milione di firme online raccolte…) alla fine ha dovuto parteciparvi.

Il primo accordo, quello sulla sicurezza, alla fine lo ha firmato. Quanto all’altro accordo, non l’ha neanche firmato dimostrando generosità finché si tratta di spendere parole, ma totale indisponibilità se si tratta di spendere soldi in maniera negoziata e monitorabile.

Da un capo all’altro del mondo si stanno mandando messaggi a Benetton per chiederle di versare 5 milioni di dollari al fondo per il risarcimento delle vittime del Rana Plaza.

In piazza faremo sentire la nostra voce. Ma forse possiamo fare qualcosa anche sul web.

Benetton è molto attenta alla sua immagine online: insieme possiamo farcela!

Per questo saremo il 3 aprile alle ore 14.30 in Piazza indipendenza per una Conferenza stampa e poi continueremo con il grande evento pubblico alle h.21 alla Casa dei Beni Comuni, dove avremo occasione di approfondire i temi della campagna e il caso Rana Plaza.