USA - Proteste contro la stretta di Trump sui migranti

30 / 1 / 2017

Abbiamo tradotto un articolo, del portale di informazione indipendente It's Going Down, sulle proteste di sabato scorso contro il decreto esecutivo del Presidente Trump sul divieto di accesso per 120 giorni al territorio statunitense per rifugiati, migranti e possessori di green-card provenienti da sette nazioni maggioranza musulmana: Iraq, Iran, Libya, Somalia, Sudan, Syria e Yemen. Ieri ci sono state nuove manifestazioni a Washington ed in altre città.

Venerdì sera (27 gennaio ndr) Trump ha siglato l'ordinanza intitolata “Proteggere la nazione dai terroristi stranieri che entrano negli Stati Uniti”  che impone la sospensione della concessione dei visti e l'ingresso a tutti i cittadini di Iraq, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen per 90 giorni. C'è da notare che sono stati esclusi gli alleati degli US, come l'Arabia Saudita e quei Paesi che hanno stretto grosse partnership come Egitto e Turchia. Questo blocco arriva proprio in seguito al rullo di tamburi sulla guerra nucleare contro le due superpotenze asiatiche Russia e Cina e una “potenza regionale” come l'Iran, spingendo anche per una guerra commerciale contro il Messico, verso il quale cerca di innalzare il muro lungo i confini tra gli USA ed il Paese centro-americano. Trump ha addirittura richiamato più volte l'utilizzo della tortura contro coloro che vengono sospettati di “terrorismo” aggiungendoci anche l'espansione delle carceri segrete della Cia.

 Ciò che è importante sottolineare è il tentativo di Trump di aumentare la potenza economica USA così da contrastare Cina e Russia e al contempo assicurarsi enormi quantità di risorse energetiche, sia in territorio americano che all'estero, come dimostrato dall'ordinanza a favore della costruzione degli oleodotti Keystone XL e DAPL, e cercare di rendere altri territori federali sfruttabili per l'estrazione delle risorse naturali. Il presidente ha perfino avanzato la proposta, durante un discorso al quartier generale della Cia, di avviare una nuova campagna militare in Iraq per assicurare agli USA una maggiore quantità di risorse petrolifere.

 Come conseguenza all'ordinanza anti-immigrati, il Dipartimento di Sicurezza Interna ha confermato l'applicazione del blocco sulle green card dei cittadini provenienti da questi sette paesi, costringendoli fin da subito alla detenzione negli aeroporti ed a sottoporsi agli interrogatori. Nel mentre,  sabato Trump ha spiegato ai media come l'ordinanza si stesse applicando fluidamente, sebbene la maggior parte delle news agencies riportasse le situazioni caotiche che stavano travolgendo l'Ufficio Doganale e di Frontiera (al capo del quale siede Julie Kirkhner, un nazionalista radicale ed ex membro del gruppo anti immigrazione FAIR, appena incaricato da Steve Bannon, ex membro della piattaforma web di estrema destra Breitbard) con manifestazioni di larga scala che prendevano piede nei vari aeroporti.

 Secondo Vox, il blocco potrebbe condizionare 500.000 cittadini che possiedono la green card

 In alcuni casi I possessori della green card avranno il permesso di entrare negli Stati Uniti anche  se arriveranno da uno dei paesi “bannati”. Un ufficiale amministrativo ha confermato sabato pomeriggio che «valuteranno caso per caso, permettendo l'ingresso negli US solo per alcuni possessori della green card.»

 «Ci sono giunte voci di qualcuno (residenti permanenti regolari) che è stato ammesso dopo svariate domande da parte dell'Ufficio Doganale e di Frontiera» ha dichiarato William Stock, il presidente dell'Associazione Americana degli Avvocati per l'Immigrazione.

Un altro articolo riporta:

Una donna che stava per essere deportata in Cile, durante il blocco ha perfino tentato il suicidio e si è salvata solamente grazie all'intervento di due poliziotti dell'autorità doganale dell'Aeroporto JFK di New York. I tassisti della Grande Mela sono scesi in sciopero sabato sera e addirittura Apple e Google si sono schierate contro l'ordinanza assicurando e difendendo i propri dipendenti.

Di conseguenza in molti aeroporti sono scoppiate proteste per opporsi al blocco, così da permettere la liberazione dei detenuti e consentire agli avvocati di affiancare e supportare chi cercava di rientrare negli USA. Dove porteranno queste manifestazioni non lo sa nessuno, tuttavia rappresentano la prima risposta seria alle rapide ordinanze siglate da Trump atte a incrementare i profitti delle imprese, attaccare ampie sezioni della popolazione, rafforzare la supremazia bianca e il patriarcato e solidificare la sua base di estrema destra.

Sabato sera, l'Unione Americana per le Libertà Civili ha dichiarato di aver sconfitto l'ordinanza in tribunale, sebbene chi arrivava ai checkpoint degli aeroporti venisse detenuto e interrogato. Come riportato su un articolo:

L'Unione Americana per le Libertà Civili ha annunciato sabato sera che un tribunale federale a New York è riuscita a interrompere l'ordinanza di Trump sugli immigrati provenienti da sette stati maggiormente musulmani. La decisione della corte, che riguarda coloro che sono stati detenuti in aeroporto, arriva dopo che l'Unione Americana per le Libertà Civili e altri gruppi di attivisti hanno aperto delle cause legali a nome di due iracheni che sono stati bloccati al JFK di New York a seguito del nuovo diktat.

Sebbene queste azioni potrebbero bloccare vari ordini esecutivi in Tribunale, o perfino sconfiggere alcune delle nuovi leggi più oltraggiose, esse non riusciranno a fare nulla per fermare la polizia, il Dipartimento di Sicurezza Interna e gli agenti dell'Immigration and Customs Enforcement nel fare quello che prevedono di fare: attaccare, molestare, sorvegliare, reprimere, deportare e uccidere le persone a piacimento, al servizio dello Stato. Solo le persone stesse avranno l'abilità di resistere e di sopraffare il potere del governo su tutte le nostre vite.

(traduzione di Carlo Geromel)