[*] E' ora di una rivoluzione contronatura

3 / 3 / 2016

Dopo molteplici tarantelle politiche, canguri e altre bestie, che legge ci consegna il parlamento? Una legge che nel tentativo di Renzi di non scontentare nessuno, scontenta tutti, sia gli integralisti cattolici che desideravano silurare in toto la legge, sia la comunità LGBTQI che si vede riconosciuta sì, ma come cittadina di serie B.

Ricapitoliamo: come scrivevamo in precedente articolo, tutta la discussione legata al così detto DDL Cirinnà, che già si presentava come una mediazione al ribasso di una legge come si deve, era schiacciata in discussioni fuorvianti che avevano spostato la questione sulle stepchild adoption, viste come tentativo di legittimare l’accesso alla Gestazione per altri (GPA).

Questione, quella della GPA, che sicuramente andava e va approfondita (qui un pensiero a riguardo), ma che non doveva portare all’eliminazione di quell’unico articolo in grado di dare legittimo riconoscimento alle famiglie omogenitoriali, famiglie che come è stato più volte ricordato esistono già sul territorio Italiano da anni.

Così dopo i maldestri passi indietro del M5S, le lotte intestine al PD e le guerre a suon di emendamenti della lega e altri partiti di destra, arriviamo ad un accordo fra PD ed NCD, blindato dal voto di fiducia, che fa definitivamente a pezzi il disegno di legge. 

Eliminati quindi l’adozione del figlio del partner e il cosiddetto “obbligo di fedeltà”, questo per rendere le unioni civili il più possibile distanti dal matrimonio. Se all'obbligo di fedeltà, di per sé, non può essere attribuito alcun superiore valore morale in assoluto, il fatto che sia stato espunto dal DDL Cirinnà da una parte è il sintomo dell’idea omofoba, basata sullo stereotipo dell’“omosessuale promiscuo”, secondo la quale gli omosessuali non coltiverebbero relazioni stabili e monogame, e dall’altra rinforza questa idea proiettando sul dibattito pubblico il suo portato di malafede e di ipocrisia.

Ora, premettendo che il matrimonio a nostro avviso andrebbe, quello si, asfaltato, in quanto istituto morente e retrogrado, il cui unico scopo è ricordare che la famiglia, come la intendono gli integralisti catto-fascisti, è un’istituzione fondata sul patriarcato, ribadiamo che fintanto che quest’istituzione respira, vi devono avere accesso tutt*. Ciò che però risulta singolare è che la destra italiana non si accorga, come invece le destre del nord Europa e Stati Uniti hanno fatto da anni, che il matrimonio egualitario giova al mantenimento dello status quo. 

“Il matrimonio egualitario riguarda l’amore, il romanticismo, il coinvolgimento in una coppia, mettere su casa, farsi una famiglia. La gente ama! Ama! Ma il matrimonio egualitario significa anche legare l’amore ai valori della famiglia, allargare un’istituzione conservatrice che ha già perso molto del suo potere coercitivo sulla società e che per milioni di persone è diventata solo un’opzione.” Scriveva Katha Pollitt su The Nation (qui articolo tradotto). 

Non è un caso che la campagna in favore dei diritti civili portata avanti al grido di “è ora” #svegliaitalia, si presenti come tutt’altro che rivoluzionaria, “evocando, nemmeno troppo lontanamente, quella forma di governance neoliberale che ormai nel 2007 Jasbir Puar ha definito omonazionalismo”, come ci ricorda Libera Voler in un recente articolo. 

Peccato però che la dichiarazione d’amore che parte del movimento LGBT dedica alla “patria”, non venga affatto ricambiata, né dal centro destra, né dal centro sinistra. 

Traditi quindi dopo aver prestato il fianco per anni a questo e a quel governo sulla promessa di un giusto riconoscimento. Si torna nelle piazze infatti, all’indomani dell’approvazione del DDL menomato, ma con nuove parole d’ordine e nuove immagini, coscienti forse di aver scelto la strada sbagliata. Tolti i tricolore dalle immagini e  modificato lo slogan, perché “ora” si va “diritti alla meta” ovvero al matrimonio egualitario. Noi da canto nostro non crediamo che il matrimonio sia la meta da raggiungere, ma forse una tappa, di un percorso da ricominciare. Crediamo sia ora di parlare di diritti su tutti i fronti e magari volgendo lo sguardo verso i confini su cui si erigono barriere per decidere chi sta dentro e chi resta fuori, chi ha diritto o meno a una buona vita. 

Quindi ricominciamo magari riprendendo le parole di Mario Mieli e scendendo nelle piazze al grido di Lotta dura, Contronatura, almeno fintanto che per naturale si intenderà quel costrutto sociale chiamato famiglia tradizionale.

*Omonazionalismo: Il termine omonazionalismo definisce “un’articolazione recente tra omosessualità, razzializzazione e nazionalismo che, contravvenendo alle più tradizionali associazioni tra omosessualità e devianza, starebbe ‘traghettando’ l’omosessualità dai margini al cuore della nazione, includendo certi cittadini omosessuali alle spese di altri soggetti razzializzati”. (Colpani in Il colore della nazione, pag. 187)