Tv e sessismo

Il corpo delle donne

Incontriamo Lorella Zanardo, autrice del cliccatissimo documentario "Il corpo delle donne". Lavoro che racconta come la tv italiana sia culla modelli maschili e sessisti.

25 / 9 / 2009

E' il documentario più cliccato su You Tube con i suoi 35 mila contatti in pochissime settimane. Stiamo parlando de Il corpo delle donne, lavoro documentario su come si è costriuta in questi anni l'immagine della donna in televisione. In venti minuti Lorella Zanardo, l'autrice, ci schiaffeggia con l'esposizione della nuova carne da macello. Seni prosperosi, cosche, natiche, labbra rifatte, pelle tirata dal botulino e moltissime pose umilianti per le ragazze in esposizione catodica. Abbiamo incontrato l'autrice, proprio mentre del suo cortometraggio si è discusso moltissimo, soprattutto dalla stampa estera, che vede in quei clic una forma di dissenso verso il sistema mediatico italiano.

Lavori da sempre con e per le donne: da cosa nasce l'esigenza di realizzare un documentario così diretto sull'uso che i media mainstream fanno del nostro corpo?

Mi occupo di tematiche legate alle donne e alle differenze di genere da molti anni. Più che altro sono attiva all'estero, sia perchè  ci ho vissuto molti anni, sia perchè fuori il dibattito sulle differenze di genere è obiettivamente trattato molto seriamente. In Italia invece quando si parla di pari opportunità tutti nicchiano, fanno riferimento ad un vetero-femminismo che ormai non c'è più, mentre all'estero è un argomento molto attuale. Quindi io ovviamente non vedevo la televisione italiana, o quando mi capitava di vederla mi annoiava. Il lavoro è nato con la collaborazione di due giovani amici. Uno di loro, che mi conosce da tempo, mi ha detto: “tu ti occupi di donne però a mio avviso le donne italiane non le conosci perchè non guardi la tv.” Io l'ho preso molto seriamente e abbiamo usato le ultime vacanze di natale per vedere la televisone dodici ore al giorno per sedici giorni, registrando su più fronti tutti i canali Rai e Mediaset. E da lì, senza un progetto preciso è nato “Il corpo delle donne”, che aveva da parte mia prima uno sguardo stupefatto, di chi non aveva mai visto. Quindi prima dell'indignazione ho provato uno stupore formidabile, e poi devo dire che è venuta l'indignazione. Da lì abbiamo deciso che era nostro dovere, proprio come un impegno sociale, farne un documento .Qualcosa da regalare alla società per dare un momento di riflessione.

In una frase del tuo tuo documentario dici: “il problema delle donne è che non riconoscono più i loro bisogni".  Tutta questa esposizione, quest'esaltazione del corpo rifatto, ritoccato, lampadato, come pensi possa influenzare la formazione delle/dei giovani d'oggi? C'è una relazione tra questo bomabardamento semiotico e la totale assenza in Italia di una cultura, un'educazione al rispetto delle differenze di genere?

Da quando c'è stato l'avvento della televisione commerciale, quindi ormai sono 25 anni, la tv è stata un oggetto che ha fatto educazione nelle case. Prima di tutto voglio dire una cosa: io sono sempre e comunque dalla parte delle donne. Non ho mai detto nulle contro le veline, le schedine, ecc... Il mio è un documentario sociologico sui danni terribili che fa la tv. Queste ragazze sono il giusto prodotto di una società che ha affidato l'educazione nelle mani di una tv commerciale, e intendo Mediaset ma anche Rai. Quando ho iniziato questo lavoro pensavo che la Rai come tv pubblica avesse un riguardo maggiore verso la dignità femminile, cosa che non ho riscontrato. Quindi le ragazze che noi vediamo esibirsi spogliarsi e accettare l'umiliazione sono il prodotto di una società che ha relegato l'educazione di propri figli alla televisione. La televisione fa i modelli. Diffidiamo, e lo dico fortemente, da chi dice che la televisione offre alla gente quello che la gente vuole perchè  è pur vero che fanno  audience. Ecco io vi invito a riflettere su come le persone che gradiscono questi programmi da 25 anni sono stati abituati a vederli. Ricordiamo anche che l'80 per cento del pubblico televisivo ha la tv come unico mezzo di informazione. E' difficile scalfire quello che passa come modello televisivo. Se una persona poi non legge quotidiani, non va al cinema, non legge libri, creerà i propri modelli su quello che vede in tv. Il modello della televisione è per forza quello vincente.

Ci sono due domande forti che fai nel tuo lavoro. Ci si chiede all'inizio "come mai tutte le donne di italia non scendono in piazza per protestare  per come veniamo rappresentate? " e poi chiude il documentario con una domanda di straordinaria centralità politica che pare suggerire la risposta alla prima domanda:"di cosa abbiamo paura?"

Il documentario è nato con l'obiettivo di innalzare il livello di consapevolezza su questo tema. Assolutamente come si nota dal tono non ho ricette. Volevo innestare un dibattito, cosa che non c'è più. Questa nostra società è diventata una società pigra, dove nessuno riflette più e ha voglia di interrogarsi e anche magari di litigare. Quindi con queste domande sto girando l'Italia, nelle Università ai dibattiti e tutte le volte le pongo e le pongo anche a me stessa. Di che cosa abbiamo paura? Mi viene da dire, banalmente, abbiamo paura di non piacere più. C'è bisogno di fare un lungo percorso educativo, con le giovani e con i giovani. Anche qui non vorrei generalizzare, abbiamo soprattutto in rete, forti risposte da giovani che si dissociano da questo modello. Eppure abbiamo paura di non piacere più. Il modello imperante di tv che ci propone una donna perennemente in forma perfetta, liscia, con un aspetto da bambina ci impone di piacere continuamente. Quindi il fatto di tirar fuori le proprie esigenze, la propria personalità, rinunciando anche a un poco di attenzione al proprio fisico, ci rende più fragili. Cioè in un mondo dove se non appari non esisti, riuscire ad accettare di essere imperfette magari fisicamente ma avere mille altre qualità, è difficile. Bisogna sviluppare la propria personalità, come dice Galimberti. Più attenzione a cosa siamo dentro noi veramente, e meno attenzione alla parte esteriore. Pur dicendo che siamo femmine. Io sono  molto felice di essere femmina e non direi a nessuno di rinunciare al proprio aspetto, assolutamente.

Forse anche gli uomini vanno introdotti a relazioni e modelli diversi...

Credo che gli uomini abbiano bisogno di avere vicino delle donne in grado di educarli a un tipo di relazione superiore, dove non è tutto centrato sulla bellezza. Può essere che un maschio un po' immaturo chieda una compagna modello velina. Imponiamoci con coraggio e di più portando anche altri modelli. A fronte di questo c'è che è faticosissimo oggi essere una donna a tutto tondo con una tv  e una pubblicità che ci rimandano a modelli superficiali. Bisogna avere molto coraggio ad accettare il passare del tempo perchè il modello di diciottenne imperante ti fa sentire molto fragile. C'è bisogno proprio di rinforzare le nostre qualità interiori.

E' il modello vincente oggi?

L' essere vincenti oggi è un modello maschile. Noi vediamo anche in tv donne più mature, le presentatrici di successo, anche molto brave, utilizzare un modello di conduzione del programma molto autoritario, a volte fragilizzando la loro collega più giovane. Anche qui perchè?Da un certo punto di vista le giustifico, perchè si tende ad adottare un modello maschile. È comprensibile. Direi che è arrivato il momento,  insieme, facendo rete,  di trovare anche dei modelli di “potere” di autorevolezza al femminile.

E' possibile che la paura sia quella dei tempi di crisi, in cui ci sottraggono diritti sul piano del lavoro e della vita sociale ma anche su quello della vita privata, e in cambio ci danno le briciole, nel nostro caso una falsa emancipazione tutta modellata su quella maschile eterosessuale?

Facciamo parte di una società dove è premiato chi vuole tutto e subito. Vediamo il caso del binomio donna di spettacolo-carriera politica, che è atroce e non si riscontra in nessun altro paese civile del mondo. Bisogna essere molto duri con queste cose. La colpa, insisto su questo, non è delle ragazze. Se viene loro offerta questa possibilità direi che sono molto furbe. La possibilità di diventare Ministro facendo prima la ballerina. Anche io ci proverei forse. Il fatto è che bisogna pensare a dei modelli dove si diventa politico se si hanno delle cose da dire. Nulla da dire per chi inizia la propria carriera  da soubrette, perchè nella vita ci sono tanti cambiamenti. Sarebbe bigotto dire che se nel passato hai fatto la soubrette non puoi fare politica. Però ci deve essere un passaggio. Se ho fatto la soubrette e miro ad una carriera politica devo dimostrare che per quindici anni ho studiato per fare il Ministro. Non mi posso improvvisare.

Non trovi che sia un modello terribile?

Ho girato in alcune scuole dove ormai passa con facilità l'idea che se inizi a lavorare come letterina quando da grande diventi meno piacente, poi puoi fare politica. Abbiamo passato un modello davvero negativo. Colpevoli i politici, maschi e in più adulti che hanno permesso che questo accadesse. Bisognerebbe dire chiaro che su mille letterine che ci sono solo tre faranno carriera politica. Tutte le altre stanno a casa, e non avranno imparato a fare niente. Lavorare in ambiente così faticos e competitivi come quello della politica presuppone davvero un a grande preparazione. Vorrei anche dire che quando vado ai congressi internazionali di queste cose dell'Italia ormai ridono. Sarebbe molto interessante avere una finestra aperta sull'Europa per renderci conto che queste cose ci screditano a livello mondiale.

L'umiliazione della donna viaggia di pari passo al crescente livello di pornografia della tv pubblica. Al di là delle preoccupazioni moraliste che proprio non ci riguardano, è però da sottolineare l'ipocrisia di questo fenomeno. Culi e tette a mille e diritti zero. Di eutanasia e testamento biologico neppure a parlarne, di educazione alla sessualità nelle scuole meno che meno , la Legge 194 fatica ad giungere ad una piena applicazione. Cos'è che distrae le persone, in particolare le donne, cos'è che non ci fa cogliere il punto?

È nel confronto con l'Europa che perdiamo. Io consiglio vivamente di viaggiare, lavorare fuori, per trarre dall'estero un po' di linfa vitale. Quest'ingerenza della Chiesa nelle nostre decisioni non ci fa bene. Io per esempio sono cattolica, però non trovo assolutamente corretto che la Chiesa e entri così tanto nelle vicende italiane. Questo binomio che troviamo in Italia, che negli anni '70 definivano “né strega né madonna”, né prostituta né madonna è tipico delle donne italiane. In tv ormai come prostitute, con tutto il rispetto per le prostitute che almeno ne hanno fatto un mestiere fuori dall tv, oppure sei mamma o sorella. C'è una cosa che trovo indegna e continuo a denunciare: i programmi più orrendi, dove la donna viene svilita vanno in onda nelle fasce dette “protette”. Al pomeriggio   quest'estate in tv c'era Belen Rodriguez che saliva il trampolino di una piscina e la telecamera s'infilava sotto le cosce. E tutto questo alle 7 di sera. E viene da riflettere sul fatto che i bambini italiani sono quelli che più frequentano il catechismo. Il 90 per cento dei bambini italiani fanno il catechismo nel tardo pomeriggio. Ecco  immaginiamo il 90 per cento dei bambini italiani che esce dal catechismo e viene a casa e guarda l'interno cosce di Belen Rodriguez!

Eppure molte pensano che questa sia libertà per le donne.

Siamo in una situazione primitiva è connaturato alla cultura italiana. Non viene portata avanti l'idea di una donna emancipata, sicura, che porta avanti una sua carriera e un suo modo di pensare, una sua sessualità, perchè ricordiamoci che quella della tv non è libertà. A chi ci dice voi siete moralisti: rispondo che mettere una donna carponi sotto un tavolo non è libertà sessuale, è umiliazione, è essere sottomesse. Direi che bisogna riprendere a parlare di queste cose con molto coraggio ma anche molto ottimismo. Una nota positiva: sulla rete si muovono energie molto belle. Ragazze, ma anche ragazzi che hanno voglia di fare. La linfa vitale c'è, ma bisogna organizzarsi, in modo tale che non restino voci isolate, ma si senta forte la presenza di una comunità. Noi per esempio abbiamo iniziato un percorso  educativo nelle  scuole che si chiama “Nuovi occhi per la tv” perchè riteniamo che fin quando ci sarà questa televisione sia giusto far sì che i ragazzi abbiano degli strumenti per avere uno sguardo critico.

Intervista realizzata da Radio kairos Bologna

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Lorella Zanardo ai microfoni di Radio Kairos

Il corpo delle donne un documentario di Lorella Zanardo 1/3

Il corpo delle donne un documentario di Lorella Zanardo 2/3

Il corpo delle donne un documentario di Lorella Zanardo 3/3