Ad un anno dall’inizio dell’inchiesta sullo stato di salute del porto di Ancona dopo la sua totale "messa in sicurezza", esce la prima pubblicazione dell'Osservatorio Faro sul Porto

Il porto sequestrato - Faro sul porto n° 1

Reportage sul nostro porto al di qua e al di là delle reti (Ed. Coessenza)

13 / 5 / 2010

(Prefazione de "Il porto sequestrato")

La mobilità che attraversa il porto è fortemente caratterizzata dalle reazioni che gli attori del controllo sociale producono per via di numeri previsti a monte dal Ministraro dell'Interno. I nuovi strumenti che si dipanano lungo la banchina intaccano i diritti inviolabili della persona, i diritti umani, e allo stesso tempo sperimentano nuove forme di governance della cittadinanza.
Nuove norme in materia di immigrazione veicolano forme di controllo i cui destinatari non sono solo i migranti - i nemici per antonomasia - ma anche gli stessi cittadini. La pratiche dellle riammissioni in Grecia occultano un fenomeno di più vasta scala che affonda le radici nella volontà di controllare tutti, a partire e attraverso i migranti.
Lo dimostrano d'altronde il carcere, la detenzione amministrativa e le zone di confinamento informali - i parchi, le baracche e i campi all'interno dei quali vivono "clandestini" la cui presenza è tollerata dagli agenti di polizia - reazioni verso le categorie sociali più vulnerabili che rappresentano una campana di sperimentazione del controllo, che si diffonde poi su tutta la società.

Fondamentali sono i diritti violati, negati da queste pratiche d'esclusione: dal diritto all'accesso alle procedure di richiesta d'asilo fino a quello - banale ma sacrosanto - di migrare lottando per una vita degna.
Pragmaticamente occorre distinguere tra chi fugge dalle guerre e chi migra dalla povertà, ci sono convenzioni differenti e procedimenti che si distinguono per le tutele apprestate; dal lato dei principi e delle pratiche conseguenti, invece, sarebbe bene che si guardasse all'immigrazione in maniera "totale", senza distinzioni, e con il presupposto principale della libertà e del diritto di migrare nelle metropoli come altrove.

(dall'introduzione de "Il porto sequestrato")

Questa pubblicazione nasce dal lavoro d’inchiesta che l’Osservatorio Faro sul Porto ha portato avanti da maggio 2009 sino ad oggi. Inchiesta che non avrà unadata di conclusione ma che costantemente e meticolosamente continuerà ad operare per la salvaguardia del porto e per il riconoscimento dei diritti di tutti coloro che lo attraversano.
Attualmente l’Osservatorio ha sottoposto delle interviste alle figure istituzionali che in diverse forme e con diversi compiti governano l’intera area portuale. Abbiamo scelto questo strumento d’indagine non solo per garantire al nostro lavoro autorevolezza e scientificità nella raccolta dei dati, ma soprattutto per evidenziare le grosse contraddizioni che l’argomento tiene in sé.

Cosa significa ciò? Innanzi tutto ricordiamo che questo lavoro nasce all’interno di un percorso politico autonomo ed indipendente che ha le sue radici nell’esperienza attiva dei centri sociali e quindi occupa quello spazio in basso a sinistra proprio dei movimenti sociali che oggi hanno scelto di auto-rappresentarsi e auto-determinarsi nel proprio territorio. Diretta conseguenza è la necessità per noi di poter costruire attraverso questo intervento uno spazio di azione politica che rimetta al centro, la volontà di decisione delle persone nei contesti in cui ogni giorno vivono, producono, consumano… Per questo più volte ci troverete a parlare del porto come uno dei nostri beni comuni attualmente sottratto alla città.
Il porto è di tutti e quindi ci sentiamo chiamati in prima persona a far luce sulle trasformazioni che sta vivendo e sulle ricadute locali ed internazionali che determinate scelte politiche stanno provocando. Quindi, volendo tornare alla scelta dell’inchiesta, ci pare una strada percorribile sia per sfatare l’idea che alcuni argomenti non possano essere di competenza delle persone comuni, sia perché ci permette di tirare in ballo alcune figure che oggi più che mai devono assumersi nei confronti della collettività, delle responsabilità per il ruolo che rivestono e per le scelte di cui possono essere complici.

Nelle prossime pagine troverete il materiale emerso da questo camminare domandando e ovviamente, le conclusioni che ne abbiamo tratto.
Non sarà un lavoro compiuto, né concluso, come dicevamo all’inizio il nostro Faro rimarrà acceso per evidenziare le diverse problematiche che oggi e domani possono emergere.
A questa pubblicazione vogliamo fare seguire altri aggiornamenti che da un lato continuino a rendere pubblico il nostro lavoro d’inchiesta e dall’altro denuncino le sistematiche violazioni di cui i migranti, i lavoratori e i cittadini sono vittime.

Il volume è composto da due capitoli: il primo “La città e il porto”, il secondo “Il porto che respinge”.

Nel primo si è voluto problematizzare la corrispondenza tra la città, intesa non solo come territorio ma anche come sintesi delle attività umane che vi risiedono, ed il porto. Come noterete in seguito il sentimento di attaccamento al porto è alquanto diffuso tra i cittadini anconetani, che oggi non ne accettano la separazione. I motivi che legano così profondamente gli abitanti a questo pezzo di città hanno radici antiche, ragion per cui abbiamo ritenuto necessario fare un breve excursus storico per dimostrarlo. Si noterà come il porto nella sua storia ha sviluppato forti rapporti di reciprocità con la città attraverso i quali l’uno ha permesso lo sviluppo dell’altra e viceversa.
Questo capitolo accoglie i contributi di un giornalista anconetano, che per ragioni di riservatezza non ha voluto comparire, e di Sauro Marini. Entrambi i loro pezzi vengono offerti al lettore come testimonianza di chi ha vissuto i cambiamenti che ad oggi hanno escluso la zona del porto alla sua città. Per capire meglio come ciò sia stato possibile abbiamo approfondito le cause che hanno generato l’apparato di sicurezza che oggi regola l’intera area portuale. Siamo partiti dalla genealogia normativa che, come sarà chiaro al lettore, nasce all’interno del diritto internazionale marittimo declinato poi nelle normative europee senza mai precisare alcun strumento di controllo privilegiato. Tale riferimento normativo è per noi fondamentale per evidenziare come il mostro che è stato creato è illegittimo e come sia comunque giusto ribellarsi a tutte le leggi ingiuste.

Il secondo capitolo è dedicato agli invisibili, a coloro che quotidianamente sulle rotte della speranza percorrono lunghissimi e disperati viaggi in attesa di essere da qualche parte accolti. Ci rivolgiamo a quel flusso inarrestabile di umanità che per motivi indipendenti dalle loro scelte, fugge per poter ricostruire la propria dignità violata in luoghi diversi da quelli di appartenenza. Questo passaggio è strettamente significativo se consideriamo il porto come frontiera interna rispetto alla città e nello stesso tempo frontiera esterna per chi cerca di approdarvi via mare.
Anche in questo caso non si poteva prescindere dalle normative internazionali e dall’attuale legge italiana in vigore sull’immigrazione che molto spesso collimano facendo emergere le contraddizioni di un sistema che predilige investire risorse per reprimere e respingere i flussi migratori piuttosto che articolare sistemi di accoglienza e di protezione per chi quotidianamente mette in gioco la propria vita. Abbiamo appositamente citato alcuni casi che si sono verificati al porto di Ancona quando vengono ritrovate persone che viaggiavano nascoste nei tir.
È purtroppo, questo, un fatto che accade quotidianamente sotto casa nostra senza che noi ne possiamo prendere atto, se non il giorno dopo dai giornali quando i migranti sono già stati respinti. La barriera imposta dalle reti sicuramente, invece che avvicinarci a loro, ci allontana così tanto da mantenerli nella loro invisibilità.

Abbiamo citato, in ultimo, il caso di Patrasso perché la maggior parte di loro da lì parte e lì ritorna dopo essere stati respinti.. Cosa li aspetta a Patrasso? Come vengono trattati dalle autorità locali? Qual è la prassi con cui si scontrano in Grecia?
Interrogativi a cui abbiamo risposto riportando le testimonianze raccolte dall’Ambasciata dei Diritti con l’aiuto di organizzazioni greche con cui sono state intrecciate reti di solidarietà per lottare uniti contro le discriminazioni, il razzismo e l’ignoranza diffusa (...).

Osservatorio Faro sul Porto

Ambasciata dei diritti Marche

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