Dal 14 gennaio al 4 febbraio

S.a.L.E. Docks - dueannitremesiedieci-giorni

OPEN#2 presenta: la mostra del S.a.L.E.

10 / 1 / 2010

Dueannitremesiedieci-giorni, ecco da quanto esiste il S.a.L.E. 

Il S.a.L.E. nasce nell’ottobre del 2007 da un gruppo di persone provenienti dall’esperienza dei centri sociali. Decisivo, per le sorti del progetto, è stato un percorso collettivo di analisi di Venezia e di alcuni processi che ne stanno determinando la trasformazione. Tra questi, il nostro interesse si è focalizzato su di un massiccio sviluppo degli investimenti che riguardano le forme dell’espressione contemporanea: l’arte, la musica, il teatro, il design, la moda, l’architettura e la formazione superiore dedicata a questi ambiti. Il crescente successo di pubblico di un’istituzione quale la Biennale, la maggiore presenza di facoltà e scuole dedicate all’arte e al design, la nascita di nuove fondazioni, l’alto numero di giovani artisti e di lavoratori precari del settore culturale, l’apertura di nuovi musei (come quelli finanziati da un magnate globale dell’industria del lusso), sono tutti segnali che negli ultimi dieci anni testimoniano di un vero e proprio investimento strategico nel settore del contemporaneo.

Venezia, dunque, da città museo a creative city? Impossibile semplificare in tal modo. Si tratta, invece, di un processo in corso, di un territorio dai confini porosi in cui si intersecano il capitale simbolico collettivo di Venezia (la sua peculiarità locale) a dinamiche più marcatamente globali che fanno della creatività  un fertile terreno di profitto.

Dentro questo modello, peculiare e globale allo stesso tempo, il S.a.L.E. trova la propria ragione di vita. Noi abbiamo definito Venezia come una sorta di “fabbrica della cultura”, non perché vi siano somiglianze con la fabbrica in senso tradizionale, bensì per sottolineare il fatto che la trasformazione in cui siamo calati, seppure nella sua natura metropolitana, continua a essere innervata da dinamiche di estrazione di plusvalore, da persistenze di rendita e da rapporti di forza fortemente asimmetrici.
Questa è una città museo su cui i tratti della città creativa sono in fase di innesto. Qui la gentrificazione è già compiuta, inutile opporvisi ottusamente. E’ necessario, invece, agire dall’interno per recuperare spazi: spazi fisici che restituiscano ossigeno all’autogestione in un luogo segnato da un mercato immobiliare “delirante”. Necessario è opporsi alla precarizzazione del lavoro culturale a partire dall’analisi e dall’inchiesta dentro la “fabbrica della cultura”. Necessario è, soprattutto nella crisi, inventare fonti di reddito per sottrarsi alla schiavitù di un precariato sempre più soffocante e per costruire nuove forme di indipendenza culturale. Necessario è sottrarre agli economisti dell’arte il mantra sul potere dell’arte e della cultura di trasformare il modo in cui le persone guardano al mondo. Non perché sia falso, ma perché, nelle loro mani, questa verità spesso maschera il consolidamento di posizioni di rendita metropolitana o accademica.

Non siamo romantici, non crediamo che l’arte debba essere coltivata solo per amore d’estetica, ma sappiamo che l’arte, tanto più nell’era delle reti, è il prodotto di una cooperazione sociale diffusa e delle relazioni che la innervano. Gli economisti dell’arte sostengo che l’arte abbia il potere di cambiare ciò che noi pensiamo della vita, al S.a.L.E. lavoriamo perché l’arte cambi effettivamente la nostra vita.
Certo, siamo ancora distanti dal raggiungimento di molti di questi obiettivi, eppure, questa mostra vuole cominciare a raccogliere i risultati concreti del nostro lavoro. Risultati che, in oltre due anni, hanno assunto forme diverse. Mostre, pubblicazioni, workshop, seminari, incontri, laboratori e spettacoli teatrali, performances in città e altro ancora.

Queste attività dimostrano il grado di innovazione di un progetto come il S.a.L.E., le energie che ha saputo convogliare finora, la quantità e la qualità degli eventi realizzati, degli artisti, degli studiosi e dei collaboratori coinvolti. 

In mostra sono raccolti quasi due anni e mezzo della nostra attività, fatta di entusiasmo, lavoro, fatica, volontà di mettersi in gioco e di sperimentare. Fatta soprattutto di una scelta: quella di adoperarsi concretamente, senza retorica, dentro l’arte, la cultura, la città e il mondo come dentro terreni materiali per la riconquista della nostra indipendenza e della nostra capacità di trasformazione della realtà.   

Artisti:
Claire Fontaine, Gianfranco Baruchello, Marcelo Exposito, Ogi:no Knauss, The Embassy of Piracy, Andrea Morucchio, Serpica Naro, Giuliana Racco, Maurizio Di Zio, Giordano Rizzardi, Ugo Carmeni, Francesco Burlando, Laboratorio di Cartografia Partecipata, Za!Revue, Hate, Kaya, Kaze, Rambo, Oste, Capo, Wons
Luca vascon, Joy, Luca Tommasi, Lorenzo Pinna, Charles Heranval.

Dueannitremesiedieci-giorni - dal 14 gennaio al 4 febbraio 2010
da mercoledì a domenica
dalle 14 alle 19

opening - giovedì 14 gennaio

ore 19.00 - Ugo Carmeni presenterà l’opera: “Senza titolo 1 + Senza titolo 0.3. Ovvero: Arte: trovato l’antidoto”.
Inoltre sarà ospite il narratore Davide Picatto che introdurrà una discussione su: La scritura e il web. Autopubblicazione e nuove forme d’espressione”.
a seguire - Dj set con DJ FRIKEZ

SaLE Docks, Sign and Lyrics Emporium - Magazzini del Sale, Dorsoduro 187-188, Venezia.

per info sudueannitremesiedie-ci-giorni: www.opendue.blogspot.com, [email protected]