Crisi ambientale e COP21. Due giorni di presentazione e dibattiti sul cambiamento climatico e l'alternativa possibile

1 / 12 / 2015

Nel periodo in cui a Parigi si terrà la Conferenza delle Parti sul clima, la Tana dello studente e il C.S.O. Pedro propongono due giorni di dibattiti tra il 2 e il 3 dicembre, presantazioni di libri, approfondimenti sulla crisi ambientale, il cambiamento climatico e la strategia economica del neoliberismo nella gestione delle emergenze delle catastrofi naturali e del surriscaldamento del globo.

Mercoledì 2/12 h.17.00 @ La Tana Dello Studente (via Marzolo 15/bis)

PRESENTAZIONE DELLA NUOVA EDIZIONE DE LIBRO DI ANDRE GORZ " ECOLOGIA E LIBERTA' " A CURA DI EMANUELE LEONARDI.

Ne discuteremo con:
EMANUELE LEONARDI, ricercatore all’Università di Coimbra in Portogallo, che ha curato l’ultima edizione del libro di Gorz “Ecologia e libertà” pubblicato da Orthotes;
TOMMASO GUARIENTO, dottore di ricerca in Studi culturali all’Università di Palermo.

(Per una breve introduzione alla presentazione, leggi più sotto)

A seguire aperitivo e dj set con Luca from  BomChilom Sound.

Giovedì 3/12 @ Pedro Centro Sociale Occupato (via Ticino 5)

h. 19.30 Apericena con i prodotti a chilometro zero e biologici della rete di produttori di Campi Colti
h. 21.00: UNA CONFERENZA CI SALVERA’? ATTORNO ALLE POLITICHE ECONOMICHE ED ESTRATTIVE E ALLA LOTTA LA CAMBIAMENTO CLIMATICO

EMANUELE LEONARDI, ricercatore presso l’Università di Coimbra, autore di numerosi paper sul cambiamento climatico ed i mercati economico-finanziari, nonché curatore dei libri Lavoro in frantumi. Soggettività, produzione e conflitto nel capitalismo cognitivo (con F. Chicchi) e L’Europa dei territori. Etica Economica e Sviluppo Sociale nella crisi (con S. Lucarelli).

Coordinamento TrivelleZero Marche

Coordinamento No Ombrina Abruzzo

(Per una breve introduzione al dibattito, leggi più sotto)

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PRESENTAZIONE DELLA NUOVA EDIZIONE DI " ECOLOGIA E LIBERTA' " DI ANDRE GORZ

Viviamo ormai in un’era geologica che molti studiosi hanno definito Antropocene: l’uomo è diventato un fattore determinante per il cambiamento climatico. L’attività umana degli ultimi duecentocinquanta anni ha modificato l’equilibrio di riproduzione degli organismi ed i cicli naturali delle sostanze nell’ambiente (ossigeno, carbonio, ecc…); non un’attività qualsiasi, ma quella riconducibile all’economia industrializzata che è nata con gli albori del capitalismo moderno. Dopo secoli di sfruttamento umano e delle risorse naturali, vediamo che i fenomeni ambientali sono sempre più imprevedibili ed inediti rispetto al clima di una determinata area geografica, dimostrando la profonda incompatibilità tra la logica di accumulazione e valorizzazione del capitalismo e l’equilibrio dell’ambiente, soggetto ad un drastico surriscaldamento. Il filosofo francese André Gorz già quasi quaranta anni fa aveva preso in considerazione la questione ecologica in tutta la sua politicità, facendola emergere appunto come contraddizione-limite naturale del capitale. Se la logica del profitto e della rendita puntano ad un’espansione predatoria della produzione, dall’altra parte l’ambiente diventa un vero e proprio ostacolo nel momento in cui va in crisi la sua possibilità di riproduzione. In quest’ottica l’ecologia sfugge ad una velleitaria rappresentazione della sensibilità individuale o ad una pretesa di compatibilità: nel pensiero di Gorz diventa un sapere ed un pratica alternativa al capitalismo, trasformando la crisi dell’ambiente in crisi del dominio, dello sfruttamento e della razionalità dell’attuale struttura economica. Possiamo notare come molte intuizioni del filosofo francese si siano dimostrate tangibili nella realtà di oggi: la terra chiede di pagare il nostro debito nei suoi confronti per secoli di inquinamento con le emissioni di carbonio e l’estrazione selvaggia delle risorse. Per la prima volta il capitale si trova davanti alla finitezza della materia che gli serve per sopravvivere e al limite della sua sostenibilità. Cosa possiamo utilizzare dalle riflessioni di Gorz per comprendere le dinamiche economiche e ambientali del presente? Quanto rimangono adeguati gli strumenti che ci fornisce al fine di pensare ad una trasformazione economica, sociale ed ambientale che possa evitare conseguenze nefaste per la riproduzione della società e della natura? Proprio durante i giorni di discussione del Cop21 parigino tra i grandi della Terra sul climate change, vogliamo provare a discutere di tutte queste tematiche in modo critico, approfittando della recente riedizione del libro di Gorz “Ecologia e libertà”, pubblicata da Orthotes e curata da Emanuele Leonardi

UNA CONFERENZA CI SALVERA’? ATTORNO ALLE POLITICHE ECONOMICHE ED ESTRATTIVE E ALLA LOTTA LA CAMBIAMENTO CLIMATICO

Dal 29 novembre a Parigi avranno luogo gli incontri tra i Paesi membri del COP (Conferenza delle Parti) la cui agenda è la risposta al pressante ed urgente problema del cambiamento climatico. Nella capitale francese, scossa dagli attentati del 13 novembre scorso, è entrato in campo lo stato di emergenza che ha vietato tutte le manifestazioni di dissenso alla Conferenza ed i dibattiti organizzati all’università di Parigi 7. Di fatto è stata vietata l’unica voce critica rispetto alle strategie sul clima decise tra i potenti della Terra.
E’ molto dubbio il successo e l’efficacia delle decisioni che verranno prese in merito all’emergenza climatica che stiamo vivendo, soprattutto perché i principali attori che dovrebbero trovare una soluzione all’inarrestabili surriscaldamento globale ne sono i diretti responsabili. Siamo ben lontani anche dalle pretese, seppur inserite in un trattato contraddittorio, stabilite dal protocollo di Kyoto del lontano 1997: invece di aver ridotto drasticamente le emissioni di carbonio, il consumo di risorse e materie non rinnovabili ha provocato fino ad oggi un aumento di 0,8°C della temperatura terrestre. Molti climatologi affermano che, una volta superato l’aumento di 2°C, la frequenza di eventi ambientali catastrofici e insoliti per le nostre fasce climatiche raggiungerà dei livelli di normalità; ma la linea di tendenza che il nostro modello di sviluppo ha intrapreso da tempo è quella di arrivare al superamento dei 4°C, oltre i quali non è garantita la riproduzione della vita – per come l’abbiamo conosciuta naturalmente e socialmente in tutti questi millenni.
Il fallimento climatico non poggia sull’incompetenza tecnologica: è frutto di un pensiero politico-economico legato a doppio filo con il neoliberismo e il capitalismo globale. Se da una parte il protocollo di Kyoto ha riconosciuto delle responsabilità differenti tra Nord e Sud del mondo per quanto riguarda le emissioni, facendo cadere l’obbligo di riduzione sui Paesi “sviluppati”, dall’altra le ripercussioni ambientali cadono più pesantemente nelle economie povere del pianeta proprio perché nessun cambiamento strutturale è avvenuto. L’obiettivo del profitto e della rendita delle grandi corporations dell’industria fossile, che muovono interi circuiti finanziari in borsa, non è mai passato in secondo piano, facendo destreggiare le varie aziende nell’investimento nell’economia verde aumentando allo stesso tempo l’estrazione di gas naturale o petrolio. Il mercato dei crediti di carbonio, previsto proprio da Kyoto, mostra il segno della mancanza di volontà nel contrasto al disastro ambientale, poiché si stabiliscono dinamiche di arricchimento proprio sulla prosecuzione dell’impiego di energie non rinnovabili. La logica di fondo a questo meccanismo sta nell’elevazione del mercato e di questa economia a unico spazio nel quale è pensabile la lotta al cambiamento climatico: in poche parole, la necessità di far fronte alla questione ambientale diventa compatibile con la nostra struttura produttiva. Una compatibilità che non tiene conto dei cataclismi che accadono nelle zone più depresse (e non) del mondo a causa di desertificazioni, tornado e uragani, acidificazione delle acque. Come sempre sono i meno forti a subire le conseguenze più gravi delle azioni umane passate.
Del resto, è questa direzione che hanno preso i nostri governi. Già solo in Italia si vogliono sbloccare le trivellazioni in terra ed in mare lungo tutta la costa orientale per l’estrazione dei combustibili fossili; e, però, ufficialmente il nostro Paese aderisce agli obblighi di riduzione delle emissioni e della necessità dell’energia pulita. Inoltre l’ambiente subisce costantemente delle trasformazioni antropiche che ne disturbano l’equilibrio a causa delle grandi opere e dei fenomeni di urbanizzazione selvaggia, aggravando il livello di surriscaldamento e, dunque, la presenza di risposte ambientali incontrollabili. La speculazione sull’ambiente è un business troppo redditizio per potersi fermare alle sole rinnovabili o per rinunciare ad un grande appalto di costruzione e gestione.
Come poter rispondere alle esigenze dell’ambiente? Cosa significa mettere in discussione le politiche energetiche per il nostro modello societario ed economico? E’ davvero compatibile il mercato con la vita sulla terra, umana e non? Esiste un’alternativa alle decisioni del COP e alle attuali strategie di sviluppo che rivendichi sostenibilità e giustizia sociale? E’ possibile mettere in crisi, tramite l’inversione di tendenza sul cambiamento climatico, le stesse modalità della decisione politica?
Per rispondere a queste domande, ne vogliamo parlare con chi ha studiato e analizzato la questione ambientale tenendo in considerazione tutte le implicazioni economiche, e con gli attivisti che si battono contro la devastazione ambientale e sociale.