OEF16 - Geopolitica delle migrazioni e nuove forme di economia del comune

Nel corso della prima giornata dialogo tra Terence Ward e Paolo Cacciari

1 / 6 / 2016

Si è appena conclusa la prima conferenza dell'OltrEconomia Festival 2016. Nonostante la pioggia tante persone hanno partecipato al dibattito che vedeva come ospiti Terence Ward e Paolo Cacciari, moderato da Stefano Bleggi di Melting Pot, intitolato "Geopolitica delle migrazioni e nuove forme di economia del comune".

Il politologo irlandese Terence Ward ha focalizzato gran parte del suo discorso sul ruolo che l’Arabia Saudita ha avuto negli ultimi secoli nel condizionare il mondo islamico.
L’affermazione del wahhabismo, la forma più ortodossa e reazionaria di Islam, nella penisola arabica, avvenuta verso la fine del XVIII secolo, ha fortemente condizionato l’interpretazione del Corano in quell’area. La conquista di La Mecca da parte del wahhabismo è considerata da molti “la più grande sciagura del mondo islamico”. Il wahhabismo ha cancellato tutta la storia della civiltà islamica: tutte le culture (dalla persiana a quella greco-romana) che la storia islamica ha intrecciato nella sua storia vengono messe fuori legge. Da quando il wahhabismo ha iniziato a penetrare all’interno delle madrasa (scuole coraniche) si è diffouso un nuovo tipo di Islam, completamente diverso da quello conosciuto nei secoli precedenti. In Arabia Saudita in queste scuole politica e modo di vivere si fondono in maniera inequivocabile

E’ solamente intorno alla fine del secolo scorso che il wahhabismo ha avuto una escalation nel resto del mondo islamico. Dal punto di vista politico la sua più grande affermazione recente è stata la conquista dell’Afghanistan da parte dei talebani. In tempi ancora più recenti, in relazione con la crescita del peso commerciale e politico dell’Arabia Saudita, la nascita stessa dell’Isis può essere considerata come l’esportazione del wahabismo in Siria centrale, in Iraq e, ultimamente, in Libia. Questo giustifica il fatto che l’Arabia Saudita abbia finanziato il Daesh fin dai suoi albori.

Secondo Ward l’avanzata dell’Isis, e di conseguenza del wahhabismo, non deve farci dimenticare il fatto che questi rimangono una minoranza all’interno del mondo islamico. Esistono 1 miliardo e 200 milioni di musulmani che non vogliono vivere così e che stanno subendo, direttamente o indirettamente il wahabismo, perché questa forma di vita può essere imposta solamente con la coercizione. A questo si aggiunge il fatto che l’Arabia Saudita si è accreditata come partner commerciale stabile di tanti Paesi occidentali, contribuendo ad aumentare le influenze del wahhabismo in Europa, come dimostrano gli ultimi attentati di Parigi e Bruxelles.

Un altro partner dei wahhabisti è il governo Erdogan e la causa della crisi migratoria dell’ultimo anno è stata frutto di una triplice azione che ha come soggetti protagonisti l’Arabia Saudita, la Turchia e lo Stato Islamico. Tutto questo alimenta un sentimento di paura diffuso nell'area Euro-Atlantica, che porta al successo politico di personaggi come Le Pen, Trump ed, in Italia, Salvini e che è funzionale all’ulteriore espansione del wahhabismo. Per questa ragione, secondo il politologo irlandese “tutte le volte che rifiutiamo i migranti stiamo facendo il gioco dei wahhabiti”.
L’unica soluzione possibile paventata da Ward è l’indipendenza, commerciale e politica, dal petrolio saudita

Nel dibattito è intervenuto anche Paolo Cacciari, che ha da poco pubblicato il suo ultimo libro, “101 piccole rivoluzioni, storie di economia solidale e buone pratiche dal basso”. Cacciari ha insistito sulla relazione tra le politiche macro-economiche e le migrazioni. I motivi delle ondate migratorie sono dovute al fallimento dei modelli economici dominati. Le politiche securitarie e le politiche di apartheid globale, che si esprimono nel regime dei confini, non sono altro che le espressioni più immediate di questo fallimento.
“Siamo di fronte al più grande sterminio di massa in tempo di pace” . Per questa ragione la questione migratoria deve essere posta al centro di ogni riflessione, anche perché dimostra la fine dell’innocenza degli occidentali, che hanno costruito il proprio benessere su sistemi di predazione delle risorse fisiche e della forza lavoro. La fine di questa predazione e l’impossibilità di riprodurre lo sfruttamento tra Nord e Sud del mondo con l’intensità avvenuta fino a poco tempo fa, produce confini e fili spinati. L’Occidente che non può più predare e sfruttare si barrica.
Le grandi asimmetrie che questa situazione produce fanno sì che il capitalismo si configuri in modo a-democratico. L’escalation di spese militare nei diversi Paesi occidentali è, ad esempio, il segno dell’irrazionalità di questo sistema (il 10% delle spese militari basterebbero a risolvere il problema della fame e della sete nel mondo)
L’istituzione di una cittadinanza aperta a livello transnazionale (diritto alla fuga connesso con il diritto all’entrata) diventa così  la questione politica centrale dei giorni nostri. Si tratta di un diritto che va riconosciuto come nei secoli scorsi è stato fatto con la liberazione dalla schiavitù.

Come soluzioni Cacciari propone la sottrazione dall’economia dominante, staccando la spina dal petrolio e dalla finanziarizzazione dell’economia . Occorre per questo creare circuiti di resistenza attraverso l’economia solidale ed il mutuo-aiuto. Si tratta attività che creano relazione tra individui, costruiscono un tessuto di solidarietà e cooperazione, che è un tessuto su cui possono basarsi anche le grandi politiche. “C’è più politicità in un gas o in una banca del tempo che in una campagna elettorale”. Queste forme di economia liberate dal turbo capitalismo vanno costruite insieme ai migranti.