OltrEconomia Festival 2017 - Femminismo senza frontiere

3 / 6 / 2017

All’OltrEconomia Festival, nel corso della giornata “Corpi in conflitto” è stata ospitata Raffaella Baritono, professoressa associata di Storia e Politica degli Stati Uniti d’America presso la Scuola di Scienze Politiche dell’Università di Bologna, per presentare il saggio del 2003, "Feminism Without Borders: Decolonizing Theory, Practicing Solidarity" di Chandra Talpade Mohanty (sociologa e femminista indiana), in cui l’autrice affronta i temi della politica di solidarietà transnazionale, la politica delle differenze e la lotta contro il capitalismo globale.

Il saggio offre uno spaccato teorico e politico di Chandra Mohanty, voce fondamentale del femminismo transnazionale e globale consacratasi con "Under Western Eyes: Feminist Scholarship and Colonial Discourses", pubblicato nel 1986. All’interno di quest’opera l’autrice articola una critica alla riflessione politica fatta dal femminismo “del nord del mondo” per quanto riguarda la costruzione della categoria di "donna del terzo mondo" come entità omogenea al suo interno. Mohanty ritiene che il femminismo del nord del mondo abbia trascurato le differenze tra donne del sud, rappresentandole come uniformemente povere, ignoranti ed oppresse. Come ha ben spiegato Baritono, invece, le forme di oppressione sono molto diverse tra loro e le loro caratteristiche dipendono da condizioni contingenti come la collocazione geografica, il periodo storico e la cultura locale.

Il saggio evidenzia come la riflessione occidentale del tempo abbia costituito una narrazione di vittime, immerse in un mondo arretrato e senza storia, categorizzando le donne del sud senza riconoscere loro alcun elemento di agency. È stata così portata avanti una rappresentazione delle donne del sud del mondo che ha in qualche modo avvalorato una gerarchia che vedeva le femministe occidentali parlare in nome di una presunta superiorità intellettuale.

Già prima di Mohanty femministe afroamericane, come Frances Beal, raccontavano la loro lotta contro l’oppressione maschile, sia che essa fosse perpetrata dall’uomo bianco sia dall’uomo afroamericano. La rivendicazione dei diritti veniva, infatti, percepita come un tradimento della comunità fortemente convinta che la solidarietà di razza dovesse prevalere su quella di genere.

Mohanty non vuole accettare il concetto di “sorellanza universale”, che parte dall’idea delle donne come un gruppo omogeneo vittima dell’oppressione patriarcale, perché ritiene si debba prestare attenzione alle molteplici modalità politiche attraverso le quali si esplicitano l’agency.

Alla base delle forme di costruzione di “reti di solidarietà” nel discorso di Mohany non esiste concezione solidaristica o umanitaria, ma una precisa volontà politica: è« partendo dalle condizioni materiali del vivere quotidiano che si sviluppano comunità politiche».

L’obiettivo dovrebbe essere quello di una comunità femminista decolonizzata e transnazionale, anticapitalista e antirazzista basata sulla convinzione che le differenze comuni possono formare la base di una solidarietà profonda per il raggiungimento della quale è necessario lottare.

Il saggio di Mohanty, pur risalendo a oltre 10 anni fa, è di particolare interesse ancora oggi per la valutazione su come le condizioni lavorative dentro i processi economici inducano riflessioni sul rapporto di lavoro produttivo e riproduttivo. L’autrice si interroga sulle modalità in cui si producono nel sud del mondo nuove forme di espropriazione, che richiamano a nuove “recinzioni”, attraverso cui si ripropone il riconoscimento della messa a valore del lavoro riproduttivo delle donne all’interno dei processi di accumulazione capitalistica.