Un dialogo tra Gigi Malabarba - RiMaflow, Rete Fuori Mercato e Zahily Juliana Chaparro Hernández - Commissione de justicia y paz Colombia

OltrEconomia Festival 2018 - Comunità in movimento: i mondi altri

A confronto i processi sociali latinoamericani e le esperienze di lotta più significative del nostro Paese.

1 / 6 / 2018

Ieri 31 maggio l’OltrEconomia Festival ha toccato la sua seconda tappa del cammino delle Comunità in movimento, il tema di questa sua quinta edizione. Con “I mondi altri” un brillante confronto fra Gigi Malabarba esponente della fabbrica recuperata di “RiMaflow” di Milano e la rete nazionale di distribuzione alternativa “Fuori Mercato”, e la difensora di diritti umani Juliana Chaparro, della colombiana Commissione de Justicia y Paz. Un dialogo in parallelo all'interno di “due mondi altri” tra economie alternative, relazioni orizzontali, femminismi e autonomie.

Gigi Malabarba fa partire la sua analisi raccontando cosa siano in effetti per lui comunità in movimento, a partire dalla faccenda fresca dello sgombero della Re - Make, avvenuta due notti prima: «Re-make, nasce quasi in contemporanea con RimaFlow, come costruzione dal basso di un progetto di società: è stato uno spazio sociale che ha connesso vari settori, in particolare quello migrante. Il Comune di Milano ha attuato uno sfratto forzoso al quale è seguita però una nuova occupazione, avvenuta ieri sera, in un quartiere vicino a quello in cui erano ospitati prima. Le preziose esperienze di Re Make sono attività mutualisitiche molto significative e di fatto, sono un esempio di comunità in movimento»

Malabarba racconta di come l’esperienza zapatista sia stata fondamentale per ispirare le prime sperimentazioni di autorganizzazione anche nel movimento operaio italiano:«Negli anni 90 si lavorava all’Alfa Romeo. Nello stesso tempo in Chiapas partiva il “levantamento” zapatista, e noi come operai della fabbrica sentivamo la necessità di metterci in contatto con loro. Abbiamo organizzato un blocco autostradale fatto dai lavoratori disoccupati, Il Manifesto ne fece un articolo che arriva fino al Chiapas grazie ad un giornalista: le comunità zapatiste decidono di sostenere la lotta dei lavoratori, inviandoci una lettera e 300 dollari di sostegno. L’America latina, nel momento in cui da un giorno all'altro ci siamo trovati con un buco in bilancio della nostra fabbrica a causa di operazioni finanziarie fallimentari, ci è venuta in sostegno nuovamente, con gli esempi delle fabbriche recuperate dell’Argentina: abbiamo deciso di occupare la fabbrica e farla funzionare senza padrone inventando delle soluzioni ecologiste, fondando RimaFlow».

Qui l'intervista a Gigi Malabarba:

Ecco dunque che comunità solidali e resistenti intercambiano pratiche ed uniscono diversi segmenti di produzione. E su questo, Juliana Chaparro racconta l’esempio dei popoli organizzati che nel continente latinoamericano aprono le porte a un mondo nuovo diverso dal capitalismo: «Le lotte locali sono lotte internazionali e lotte globali, perché è il capitale internazionale che toglie dignità agli stati di diritto. L’esperienza di RimaFlow mi ricorda le parole di una donna indigena dopo l'occupazione delle sue terre da parte di una impresa mineraria: può essere che la nostra lotta non sia legale ma è legittima. L'esperienza colombiana in particolare, è in questo momento fatta di gran di sfide, la prima delle quali è quella di sostituire un modello economico, avendo cura però di crearne un altro. La popolazione civile e le organizzazioni sociali hanno chiaro che non esiste volontà politica alla costruzione i partecipazione e democrazia ma è la mobilitazione sociale che può costruire una storia distinta, in questo senso è importante la memoria storica. L'esperienza delle comunità colombiane è di continui accordi non rispettati”. Un altro cardine attorno a cui si concentrano le riflessioni di Malabarba e Chaparro è la questione del conflitto, che le “comunità in movimento” devono attraversare per ricrearsi ed adattarsi: “Una società divisa in classi non può cambiare se non con un conflitto di chi sta in basso verso l'alto. Bisogna coniugare il conflitto con azioni contro la disgregazione sociale. Conflitto significa quindi dare risposte e combinarle con risposte economich.

Richiamando Raul Zibechi, ospite dell’incontro del 1 giugno con le attiviste colombiane “per una pace bene comune”, si cerca dunque di capire quali pratiche possano di fatto rendere visibili le trasformazioni che le comunità in movimento stanno già attuando in molte parti del mondo: e la ricetta di entrambi gli ospiti coincide nella necessità di ricostruzione dal basso della società  con più strumenti, moltiplicando esperienze che vanno messe in connessione ed in rete, strutturando una nuova alternativa economica che passa - come sottolinea Juliana - anche dalla difesa dei diritti umani.

Qui la registrazione della conferenza: