OltrEconomia Festival 2018 - Le comunità disgregate: tra mantra securitario e retorica del degrado

Un dialogo tra Wolf Bukowski (scrittore e collaboratore di Internazionale) e Sergio Cattani​.

31 / 5 / 2018

La quinta edizione dell'OltrEconomia Festival si è aperta con il dibattito “Le comunità disgregate: tra mantra securitario e retorica del degrado”. Ospite dell’incontro Wolf Bukoswki, scrittore e collaboratore di Internazionale che ha dialogato con Sergio Cattani su l'insieme di pratiche, retoriche e discorsi che enfaticamente vengono definiti "decoro" e “degrado”.

Qui l'intervista a Wolf Bukoswki:

Nell'introduzione e nella varie riflessioni portate durante il dibattito, Sergio Cattani, si è soffermato soprattutto sulla cronaca politica locale, in particolare partendo dalla manifestazione “per la sicurezza e contro il degrado” di sabato scorso promossa da due comitati di quartiere, e alla quale hanno preso parte le organizzazioni di estrema destra e molti consiglieri comunali di maggioranza del centro sinistra. La marcia si è inserita in un clima generale, ampiamente mediatizzato, che ha portato negli ultimi mesi ad una serie raccappricciante di ordinanze e proposte politiche dell'amministrazione comunale, sostenute da tutti i partiti politici (ad eccezione della consigliera dell'Altra Trento Antonia Romano), fortemente securitarie e repressive: dalla recinzione di piazza Dante, ad un aumento spropositato della videosorveglianza, all'esercito a pattugliare le strade, al divieto di elemosina, alla rimozione delle panchine in via Travai vicino alla Cooperativa Sociale Punto d'Incontro, fino all'idea razzista targata PD-Lega di limitare e rivedere la presenza di negozi “etnici” in alcune zone del centro storico.

Wolf Bukoswi ha proposto una lettura ampia dei termini “decoro” e “degrado” definendoli contenitori “vuoti” e perciò particolarmente “pericolosi” come tutti i contenuti vuoti, paragonandoli ad altre parole perentorie (come “patria”, “ordine”, “nazionalismo”...) che ricorrono nel linguaggio politico di destra. Due termini che si associano in modo indissolubile al tema della sicurezza e che sono prismatici poichè aprono molteplici riflessioni: dal modello di società attuale, alla vivibilità delle nostre città, alla percezione dell'insicurezza e l'indifferenziazione tra fastidio e criminalità, ai comitati di quartieri come incubatori di imbruttimento invece che come luoghi di solidarietà e partecipazione alla vita cittadina. Termini, inoltre, da indagare attraverso studi interdisciplinari e che invece sono usati per la propaganda politica, la quale si alimenta nella costante enunciazione per poi generare politiche sempre più securitarie e repressive che colpiscono i soggetti più poveri, creando di volta in volta nuovi “nemici pubblici”. Un'arma, quella della sicurezza e delle sue varie declinazioni, di distrazione di massa: sul povero colpevolizzato perché chiede l'elemosina si accende il faro mediatico e politico, ma nel contempo si distoglie l'attenzione dell'opinione pubblica dagli affari della criminalità organizzata nella città e sui processi di gentrificazione dei quartieri. Tutto il linguaggio e l'immaginario che si costruisce si basa, quindi, su modelli e schemi utili ai grandi capitali privati che devono, indisturbati, poter continuare a incrementare profitti e affari. Le argomentazioni di Wolf Bukoswki hanno spaziato da quanto avviene dentro i processi di trasformazione delle città e dei luoghi particolarmente attenzionati dalle politiche securitarie offrendo una lettura materialista, entrando quindi dentro i processi di trasformazione dei luoghi pubblici in spazi privatizzati. Gli esempi più calzanti sono i centri storici trasformati in moderni “centri commerciali a cielo aperto” e le stazioni, quest'ultime in poco tempo trasformate anch'esse in luoghi di shopping e attraversabili solo da coloro che possono permetterselo.

Bukoswki ha identificato la nascita di queste retoriche dentro un preciso contesto economico e politico. «La cosa importante da sottolineare per provare a sottrarlo ad un uso mediatico e politico che ha dei tratti ridicoli, è che discorsi di questo tipo emergono in modo molto chiaro agli inizi degli anni '90 negli Stati Uniti grazie a un famoso articolo di un mensile legato ad una fondazione dell'estrema destra che lancia il tema della “quality of urban live”, qualità della vita urbana, che poi da noi si è declinato nel termine “decoro”.

Già questo è un passaggio derivato dall'ideologia neoliberista che dopo una fase di espansione economica e di parziale ridestribuzione della ricchezza, con l'avvento di Ronald Reagan nel 1981, offre un'immagine paradigmatica di quale siano gli elementi centrali del neoliberismo: abbassare le tasse ai ricchi attraverso la “flax tax” e dismettere lo stato sociale. Un'immagine che ritroviamo proprio nell'attualità italiana. Affermati questi due presupposti nella politica reaganiana è chiaro che quelle classi che non avranno più accesso ad una piccola quota della ricchezza sono classi che devono essere governate con la repressione, da lì si apre il baratro dello stato securitario e per cascata arriviamo al decoro». Da un punto di vista lineare ideologico e sapendo che l'ideologia è ciò che nasconde i rapporti di forza economici presenti nella società – aggiunge Wolf - «è evidente che la “quality of urban live” sancisce il trionfo del neoliberismo, colpevolizzando poi le classi subalterne che dentro questo sistema economico sono impoverite e non ce le la fanno a emergere».

Qui la registrazione della conferenza: