Reggio Emilia alla rovescia: La politica a partire da noi

Contributo del Collettivo Variabile Indipendente

17 / 4 / 2015

«Ogni uomo è fatto in un modo diverso, dico nella sua struttura fisica è fatto in un modo diverso… è fatto anche in un modo diverso nella sua combinazione spirituale. Quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura, e questo sin dal primo momento: l’atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è un atto contro natura» (da “Comizi d’amore” - 1965 - Pasolini e Ungaretti sull’omosessualità). 

Vorremmo invitare alla riflessione tutt* coloro che sono cert* dell’esistenza di una natura definita e immutabile dell’essere umano, alla quale ci si possa appellare per stabilire cosa invece sia “contro natura”. Vorremmo capire perché oggigiorno si abbia sempre più bisogno di considerarsi esseri “naturali”, immutabili paladini della morale e di diktat fissi all’interno di una società sempre più variegata, ricostruita e smantellata, in perenne mutamento. Spesso quando l’uomo occidentale modifica il suo corpo (es. con la chirurgia) desidera che il risultato appaia il più “naturale” possibile, nascondendo il procedimento che ha portato ad esso (in questo caso il lavoro del chirurgo). Il medesimo processo avviene per l’idea sulla propria fisicità in toto che spesso impara a rifugiarsi, a nascondersi in quelli che sono gli attributi specifici di una delle due categorie della dicotomia M-F, nonché per l’idea della famiglia mononucleare, della maternità istintiva e della sessualità intransigente, della suddivisione dei ruoli, … etc. Si tratta di concetti culturali, di criteri ottenuti attraverso varie scelte, ma che da secoli vengono considerati e riproposti come fattori naturali e costanti. Ma niente è puro, niente è costante, tutto è relativo e complesso. Ogni giorno ci troviamo quindi tutt* ad affrontare gli stereotipi che la società ci inculca. Dal modo di vestire, ai lavori da svolgere, alla scelta su chi amare, sul come essere seguendo determinati standard…. Su ciascun* di noi agisce un mandato di normalizzazione più o meno violenta. Scegliere e decidere chi essere, sentirsi sé stessi superando i vincoli preimposti socialmente e culturalmente diviene quindi parecchio complesso e faticoso, ma al tempo stesso molto importante ai fini di una reale ricostituzione identitaria. Per questo stesso motivo affermiamo che è un nostro diritto aprioristico quello di scegliere sulla nostra pelle, sui nostri corpi, sulla nostra vita, sulle nostre preferenze sessuali, su noi stess*. Decidiamo per noi stess* in quanto Soggetti: non è ammissibile che altr* agiscano e pensino al nostro posto, o che impongano schemi normalizzanti e “naturalizzanti” sulle nostre vite. Solo noi possiamo autodeterminarci. Variabile Indipendente è un collettivo Misto, in perenne mutazione, composto da soggetti che hanno deciso di prender posizione su questioni politiche di genere a partire da se stess*. Questo collettivo nasce come un esperimento collettivo, sull’onda della campagna spagnola “Yo Decido”, per rivendicare prevalentemente il reale diritto decisionale della donna (e non solo) contro gli attacchi morali, bigotti e retrogradi di chi attua la volontà di obiezione al di sopra della nostra libertà. Sin dai primi passi abbiamo deciso comunemente di non ammettere all’interno delle nostre assemblee, dei nostri contributi scritti e nei momenti di sensibilizzazione, criteri fissi, caselle che distinguano e predeterminino cosa è giusto e cosa invece è sbagliato rispetto ai nostri corpi, alle nostre sessualità, al nostro vivere e al nostro sentire. Riteniamo che la lesbofobia, l’omofobia e la transfobia siano anch’essi sinonimi di violenza sul nostro essere: noi e solo noi vigiliamo sulle nostre coscienze. Ci teniamo dunque a rimarcare più volte la volontà di essere e decidere su di noi stess* poiché, sempre più nell’ ambito della contraccezione d’emergenza (pillola del giorno dopo) o nell’ambito dell’interruzione volontaria della gravidanza, le donne sentono di essere messe da parte. Cresce e si fa sempre più forte il rimando accusatorio e paternalistico rispetto a quella che è ritenuta una scelta riprovevole da tutt* quell* che decidono di negare un diritto che concerne la persona. Nonostante la legge 194 sia stata una vera e propria conquista femminile (e non solo), è utile riflettere sul fatto che essa applichi, ormai da tempo, una maggior tutela dell’operatore rispetto alla donna: la volontà di scelta dell’operatore è ritenuta non opinabile e di fatto attuabile al di sopra della libertà/volontà di un’altra persona/”paziente”/soggetto. Solo oggi notiamo i risultati di questo graduale prosciugamento del diritto decisionale della donna, diritto che sta venendo a meno concretamente. La 194, non ponendo nemmeno un numero limite alla presenza di obiettori all’interno dell’ambito ginecologico-ospedaliero, svela in maniera evidente un gap rispetto alla tutela di chi, non essendo un/una professionist*, si deve avvalere di quello che dovrebbe essere un servizio pubblico dedicato alla propria persona in primis. La situazione attuale è delicata, infatti le percentuali di obiettori di coscienza in ambito ginecologico superano di gran lunga la soglia del 60% anche a Reggio Emilia (in alcune zone d’Italia arrivano addirittura all’80%) e sono in continuo aumento. E’ evidente che tale diritto decisionale stia subendo, in questo ambito, attacchi morali volutamente mantenuti in sordina come evidente è un fenomeno di questi mandati culturali bigotti, retrogradi ed autoritari, ossia l’idea di non curare granché né l’ambito della prevenzione né quello dell’accoglienza della donna che vuole abortire o avere un contraccettivo d’emergenza; l’aborto, se praticato, viene inserito in ritagli di tempo tra un impiego e l’altro del/della ginecolog*, mentre l’elargizione della pillola del giorno dopo (sottolineiamo sempre SE si riesce ad ottenerla) è preceduta da un lento interrogatorio atto a far crescere un senso di colpa che appesantisce e violenta la delicatezza di quel momento. L’omissione di giudizio da parte degli operatori, in un modo o nell’altro, viene dunque a mancare totalmente. Vogliamo che gli obiettori si facciano un lavaggio di coscienza e che capiscano che è la loro ad essere sporca di egoismo e di moralismo. Ci teniamo a mettere al centro noi stess*, le persone, la nostra libertà di essere e di scegliere. Ci stupisce che ancora oggi vi siano soggetti motivati a imporre una visione del mondo legata a pregiudizi che con le proprie menzogne, offese e negazioni di libertà, fomentino l’omo-lesbo-trans-fobia, il sessismo, l’odio e l’intolleranza, opponendosi infine anche ai valori della nostra Costituzione. Attaccando la libertà di pensiero e di educazione, ess* si oppongono alla libertà di autodeterminazione, di espressione delle persone attraverso la propria identità di genere ed il proprio orientamento sessuale, contrastando di conseguenza la libertà di scelta. Ess* pretendono che vengano negati i diritti e il riconoscimento sociale a persone, bambine e bambini e famiglie intere, che oggi compongono la nostra società e che dovrebbero godere a tutti gli effetti degli stessi diritti di qualunque altro soggetto. Esempi concreti di questa ascesa moralista e bigotta sono, in questo senso, i raduni omo-trans-lesbo-fobi che avvengono anche nella nostra città delle cosiddette “Sentinelle in Piedi”, un’organizzazione conservatrice e irrispettosa che, attraverso le veglie silenziose, proclama la “libertà di espressione” contro tutto ciò che non rispetta i tanto decantati canoni della famiglia tradizionale monogamica ed eterosessuale. La gravità delle affermazioni portate avanti da questi gruppi non si limita soltanto al tentativo di imporre il concetto della famiglia naturale come unica soluzione possibile; arrivano persino a promuovere campagne d’odio nei confronti di una fantomatica “ideologia gender” che vorrebbe “omosessualizzare” la società, scagliandosi contro l’educazione alla diversità ed impegnandosi a sminuire i dibattiti e gli incontri di approfondimento sul bullismo (che sempre più spesso colpisce gli adolescenti omosessuali, che nel contesto scolastico si ritrovano ad essere bersaglio di offese e percosse), in nome della tanto anelata e dovuta “libertà” di educazione dei propri figli/delle proprie figlie. Contrastare l’omofobia e la transfobia significa combattere contro l’odio di chi non accetta la libertà altrui, contro coloro che si rifanno ad una differenza tra sessi preimpostata, esclusiva e violenta, nei confronti di chi non si identifica nelle due solite caselle del femminile e del maschile. Per questo vogliamo difendere la libertà di essere sensibilizzando e sensibilizzandoci. Per questo agiamo nelle piazze: perché vengano riconosciuti i diritti delle persone al di là del genere e dell’orientamento sessuale, contrapponendo ai silenzi carichi d’odio e repressione, la rumorosa e colorata molteplicità di ciò che siamo. Ci impegniamo inoltre, in tal modo, anche a difendere e ampliare il concetto di famiglia, che assume tante forme quanti sono i modi in cui ognun* realizza la propria personalità. In Italia, ad eccezione di molti altri paesi d’Europa, è inoltre ancora molto lento il processo di riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. A Reggio Emilia è stato fatto un grosso passo avanti dal momento in cui, il 25 Marzo 2015, è stata applicata la mozione a favore delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali. Il percorso di sensibilizzazione, lungo e complesso, ha visto molte realtà battersi per il riconoscimenti di questo diritto, contro l’amministrazione che, anche se inizialmente si era resa disponibile, aveva poi sospeso le effettive richieste di trascrizione. A distanza di mesi, dopo continue lotte pubbliche, sono state trascritti i primi tre matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ribadiamo per l’ennesima volta che è necessario contrastare ogni giorno tutte quelle discriminazioni di genere e non che ognun* di noi si trova a vivere o delle quali potremmo essere “spettatori/trici”. Speriamo in un mondo in cui sia possibile per tutt* autodeterminare se stessi: è per arrivare a questo che continueremo a promuovere battaglie per il diritto ad essere, vivere e amare.

Reggio Emilia alla rovescia

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