Ricetta anticrisi, lo Sherwood Festival low cost

Big più rarefatti, grande spazio agli emergenti

23 / 4 / 2013

di Matteo Marcon

Aprono "Lo Stato sociale" e "Amari" come al solito allo stadio Euganeo

Padova. Concerti low cost e musica a chilometri zero, lo Sherwood Festival di quest'anno risponde così alla crisi: immaginando la rivoluzione e il cambiamento come un processo collettivo, una coreografia dove impegno sociale ed intrattenimento danzano assieme guardando in faccia la realtà.

Non è tempo di budget stratosferici e di rischi insostenibili, non lo è per le imprese del Nordest, per i suoi lavoratori, per i giovani mantenuti ancora in cerca di occupazione e nemmeno per chi organizza i festival estivi. La cancellazione di eventi famosi come L'Heineken Jammin Festival, o il Rock in Idrho, è lì a dimostrarlo. «Noi comunque resistiamo» ribadisce con fierezza Barbara Barbieri, dello Sherwood Festival «e la scelta di essere da sempre indipendenti alla lunga si dimostra tanto difficile quanto vincente».

Da anni il festival padovano, frutto della collaborazione tra i centri sociali del Nordest più una galassia di associazioni di volontariato, vive in rigorosa autonomia, senza alcun finanziamento pubblico e senza sponsor. «Iniziative così, a questo livello, in Italia non esistono» ricorda Barbara Barbieri. Lo Sherwood Festival di quest'anno, quindi, si terrà (questa è già una buona notizia) come sempre, nel parcheggio dello stadio Euganeo, dal 12 giugno al 12 luglio.

Qualcosa però è destinato a cambiare rispetto alle precedenti edizioni. Il cachet per un artista come Manu Chao, che l'anno scorso ha portato del festival tra le 15 e le 20mila persone in una sola sera, si aggira attorno ai 100mila euro. I Prodigy, che hanno infiammato l'edizione del 2009, ne chiedono molti di più. Eventi del genere quest'anno non ci saranno.

Finora è stata annunciata la presenza dei NoFx, una band punk-rock californiana tra le più popolari al mondo, sulla scena fin dai primi anni '80: ingresso 15 euro. Nelle altre serate finora anticipate dagli organizzatori c'è poi spazio per molta musica indipendente italiana: i post sanremesi Marta sui Tubi (venerdì 14 giugno), i Corleone di Roy Paci, la mega festa di musica elettronica Altavoz e l'apertura affidata allo Lo Stato Sociale e agli Amari, fenomeni del sottobosco indie. In molti casi il biglietto è stato fissato ad un prezzo politico: un solo euro. Il cartellone vedrà dunque assottigliarsi l'elenco di serate con artisti stranieri e star internazionali. «La crisi è una cosa reale che la gente vive sulla propria pelle, noi ci possiamo sottrarre a tutto questo ma vogliamo reagire» spiega Barbara Barbieri «quest'anno daremo la possibilità a più persone di entrare al festival, vogliamo dare visibilità alla ricchezza che noi esprimiamo oltre alle semplici proposte musicali. Il nostro è un festival culturale fatto di teatro, cinema, dibattiti, presentazioni di libri». Il protagonista assoluto del festival sarà dunque quel mondo di Sherwood a cui spesso le stelle del rock hanno “rubato” spazio e visibilità.

La gente che il festival lo costruisce giorno dopo giorno sarà il vero spettacolo di quest'anno. Sul lato musicale, poi, pagando un po' meno, potremo magari scoprire che anche tra le figure meno blasonate della scena musicale italiana si nascondono grandi autori e performer, in grado di emozionare e di indicarci una strada diversa. Allo Sherwood, anche questo è possibile.