Arte, territorio, scienza: questi i temi affrontati nel dialogo interdisciplinare organizzato dall’artista Elena Mazzi, che ha coinvolto professionisti di varie discipline per analizzare le dinamiche e le problematiche legate alla città di Venezia. Coordinato dall’artista stessa e da Marco Baravalle, l’incontro vedrà la
partecipazione di: Sara Marini, architetto, ricercatrice in composizione
architettonica e urbana presso l’Università IUAV di Venezia; Jane da Mosto, scienziata ambientale, collaboratrice di Venice in Peril, fondo britannico per il restauro di opere d’arte e architettura a Venezia, e cofondatrice con
Michela Scibilia del progetto We are here Venice; Bruno Giorgini, fisico
teorico, scrittore, fondatore del Laboratorio di Fisica della Città all’ Università di Bologna; Cesare Peris, presidente dell’associazione del Mutuo Soccorso, Carpentieri e Calafati di Venezia.
Durante l’incontro verrà proiettato "Reflecting Venice", ultimo video dell’ artista, frutto della sua residenza presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, che
patrocina l’evento, e che da anni dedica una particolare attenzione
alla riflessione sull’identità e sull’immagine di Venezia. L’evento si
pone in continuità la discussione sulle problematiche
lagunari affrontate da S.a.L.E. Docks nel precedente seminario di formazione intitolato "Derive Lagunari", e promosso dal gruppo ambiente di Open#6.
"Reflecting Venice" coniuga la tradizione storica dell’artigianato veneziano e l’attuale ricerca scientifica condotta dall’impresa Isomorph su un prototipo di Muro Solare,
installazione di specchi che produce energia termodinamica. La piccola
produzione locale di incisione su vetro, solitamente caratterizzata da
decorazioni floreali generiche, viene reinterpretata per raccontare le
peculiarità di un territorio, quello della laguna veneziana, e della sua
particolare flora, sottoposta a gravi rischi di
tipo ambientale. Elementi chiave del progetto sono la processualità (e la sua
formalizzazione) e la collaborazione tra operatori provenienti da diversi
settori disciplinari. La creazione di un “territorio comune”, sebbene di
confine tra ambiti di studio e ricerca diversi, si rivela necessaria all’
attivazione di una fase di lavoro collettivo che si basa sull’incontro, il
dialogo e lo scambio.