Il collittivo russo che ha sfidato Putin e Medvedev

Video intervista a Voina. Arte e attivismo in Russia

Nei prossimi giorni a Venezia

3 / 1 / 2013

Ho conosciuto personalmente il collettivo Voina (in Russo "Guerra") circa tre anni fa. Oleg, Koza e Casper (all'epoca un neonato di meno di un anno) avevano raggiunto Venezia dalla Slovenia in autostop perchè qualcuno gli aveva parlato di S.a.L.E.-Docks, di un gruppo di "comrades" che si era messo in testa di creare un inedito spazio per l'arte a Venezia.

I Voina sono (non solo mediaticamente) estremi. Artisti, anarchici, colti, punk, attivisti e ora anche nomadi forzati dalla repressione in terra natia. Nel 2010 si fermarono a Venezia circa una settimana e ebbi l'occasione di conoscere piuttosto a fondo il loro lavoro, per la stragrande maggioranza azioni pubbliche pensate come iniziative di opposizione ai poteri costituiti della Russia: contro le olagarchie politiche, contro la Chiesa Ortodossa, contro le forze dell'ordine, gli eredi del Kgb e la polizia politica. Citiamone solo alcune a mo'di esempio. Un concerto punk in tribunale, l'ironica invasione di un commissariato noto per le violenze avvenute all'interno, la finta impiccagione di alcuni migranti ed omossessuali in un supermercato, un'orgia all'interno del Museo di Storia Naturale, il rovesciamento di alcune auto della polizia e l'incendio di un mezzo per il trasporto dei detenuti (una sorta di omaggio a tutti i prigionieri politici tributato da Voina la notte di Capodanno 2011).

Alle azioni di Voina hanno partecipato anche tre delle componenti delle Pussy Riot, elemento che il regime ha ampiamente utilizzato per giustificare la loro attuale detenzione.

Al S.a.L.E. non abbiamo solo avuto il piacere di organizzare, tra maggio e giugno scorso, la prima "mostra personale" (e sottolineo le virgolette) di Voina, ma abbiamo anche solidarazziato con loro nel 2011 quando due membri del collettivo vennero arrestati e trattenuti in carcere per mesi. In quell'occasione organizzammo un blitz in Biennale per chiedere la liberazione dei due attivisti russi assieme a quella del cinese Ai Wewei. Negli ambienti dell'arte Russa l'accostamento suscitò qualche mal di pancia, "Ma come, un artista come Weiwei affiancato a dei criminali come i Voina?".

La storia travagliata degli ultimi anni di Voina la potete trovare nel loro sito. Di fatto, oggi la loro condizione è quella di veri e propri clandestini, senza documenti (dunque non possono certo viaggiare in low cost) e con la costante minaccia di un mandato di cattura internazionale.

Oggi si trovano, dopo mesi di viaggio, in Europa. Questa intervista è una delle prime uscite pubbliche dopo il loro interevento natalizio a Macao (dove è ospitata la mostra che fu al S.a.L.E.). Un rischio? Certo, ma anche la possibilità di stringere una rete di solidarietà attorno al gruppo e di riguadagnare una voce pubblica.

L'intervista (interrotta dalle intemperanze del piccolo Casper, certamente il più insurrezionalista del gruppo) tocca diversi argomenti, dalla situazione legale del gruppo alle radici storico-artistiche del loro lavoro fino ai movimenti sociali che, a cavallo tra 2011 e 2012, hanno determinato un inedito fronte di opposizione al regime.

Buona visione e rimanete sintonizzati, non è detto che nei prossimi giorni Voina non appaia a Venezia. 

intervista voina