Sabato 29 maggio scandalosa iniziativa di Scienza e Vita a Bergamo

Antiabortisti, Comune e Forza Nuova: tutti insieme a ricordare "i bambini mai nati"

Accendono cinquemila ceri per commemorare gli aborti avvenuti nel 2009

30 / 5 / 2010

29 maggio: una commemorazione per gli embrioni. Dove siamo, in uno strano laboratorio scientifico?

Ma no, a Bergamo. La città dove la chiesa bigotta e affarista può e possiede tutto.

L'associazione Scienza e vita (sottotitolo “alleati per il futuro dell'uomo” - si legge sul loro sito) mette in piedi una macabra iniziativa: in una serata ormai estiva, nel cuore del centro storico, si accendono tante candele quanti sono stati gli aborti in città e provincia nel 2009.

E poi un bel rosario. Per ricordare tutti questi bambini non nati. Il volantino recita: “In Italia ogni anno non nasce una città grande come Bergamo”.

E ancora: “Ricorrere all'aborto è diventato una consuetudine ma il vero diritto è quello alla vita... sempre”.

Non è la prima volta che fanno sta cosa, anche l'anno scorso si sono dati da fare. E anche l'anno scorso, come questa volta, tra gli animatori della serata spiccavano un po' di volti noti locali legati a Forza nuova.

A condire il tutto arriva pure il patrocinio del Comune, non facciamoci mancare nulla.

Un bel pastone antiabortista, guidato proprio da Scienza e vita, gli stessi che pochi giorni fa hanno organizzato a Brescia un convegno sull'omosessualità: gli psicologi intervenuti si sono dati da fare per spiegare che si tratta di una brutta malattia, ma curabile.

Sempre loro, anche a Bergamo come in tante altre città, mentre Eluana Englaro trovava finalmente pace dopo anni di torture mediche, accendevano ceri e recitavano preghiere perché porre fine a un'insopportabile agonia era “contro la vita”.

Ora, uno potrebbe anche pensare “ma sì, son quattro gatti invasati”.

Ma no, bisogna invece rispondersi. Non solo perché il Comune li ha appoggiati senza batter ciglio, e non solo perché Forza nuova poco più di un anno fa ha aperto una sede in questa città, inaugurandola con il più inquietante corteo di teste rasate degli ultimi anni che ha sfilato per centinaia di metri ben protetto dalle forze dell'ordine.

C'è anche da ricordarsi che in questa città interrompere una gravidanza (scelta che, nonostante le arroganti preghiere di Scenza e vita e accoliti, non è una “barbara consuetudine” ma un diritto delle donne) è diventato sempre più complicato.

Quasi tutti i reparti di ginecologia hanno come direttori sanitari uomini di Comunione e liberazione, fedelissimi ai vertici regionali, che negli ultimi anni hanno caldamente sollecitato l'obiezione di coscienza da parte dei ginecologi delle loro strutture. Risultato: nell'ospedale maggiore di Bergamo i ginecologi che praticano l'interruzione di gravidanza sono pochissimi, le file sono interminabili, tocca andare in alcuni (pochi) ospedali della provincia che loro malgrado si sono praticamente trasformati in “abortifici”.

E alle malcapitate che comunque scelgono, forse perché non hanno alternative, di affidarsi all'ospedale maggiore può succedere che in corridoio vengano avvicinate dalle sorridenti signore del Centro aiuto alla vita che in tutti i modi cercano di convincerle a “scegliere la vita”, promettendo aiuto e soldi che non arriveranno mai, o forse per qualche pannolino i primi mesi.

Perché le sorridenti signore proprio lì hanno uno sportello, nel reparto di ginecologia!

Davanti ai ceri accesi di Scienza e vita (e Forza nuova, e amministratori comunali), però, c'era questo 29 maggio anche chi sa che a decidere del proprio corpo devono essere soltanto le donne.

“Le vostre candele non bruciano i nostri diritti”: lo striscione appeso davanti alla chiesa e ai ceri messi per terra.

E poi un bel colpo di scena, del resto mancava giusto Formigoni. Arriva l'annuncio che Regione Lombardia garantisce un assegno mensile di 250 euro alle donne che decideranno di non abortire, per i primi 18 mesi di vita del bambino. Perché "nessuna donna dovrà più abortire in Lombardia a causa delle difficoltà economiche".

Da ora, quindi, quando una donna fa richiesta di interrompere una gravidanza, i sanitari dell'ospedale o del consultorio a cui si è rivolta sono tenuti a metterla in contatto con il Centro aiuto alla vita più vicino "per consentirle di conoscere e valutare le opportunità di aiuto".

Sui modi discreti e poco invasivi delle signore del Centro aiuto alla vita non ci sono dubbi (qualcuna racconta di promesse di infelicità eterna in caso avesse scelto di abortire...). Come non ci sono sul fatto che, di nuovo, dalla Regione partono grandi quantità di provvedimenti spot mentre da anni si taglia senza pietà sui consultori e i servizi di sostegno a donne e famiglia - tutte cose previste dalla 194, che non si occupa solo di regolare aborti.

Aiuto, in questa città (e in questa regione) si soffoca.

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