Un racconto di Dàfni Sfèsta, giornalista di Avgì (www.avgi.gr)

Atene - Cronache di straordinaria follia

Utente: giansandro
8 / 10 / 2012


manifestazione

Titolo originale:

"Tenete la mia mano e se piango, non vi preoccupate della paura, che la sto superando"

Passano i miliardi di fronte a noi, si alzano e si bassano, si alzano cioè: 11, 11.5, 13.5. Numeri inconcepibili – ed inconcepibili in doppio senso – sputano numeri inconcepibili che diventano misure, non per la nostra salvezza, la salvezza non “passa” più e mica “passava” più di tanto anche prima, ma comunque sia, almeno all’inizio serviva a qualcosa,

soprattutto perché è la Troika che le ha prese e non ci lascia aria per respirare ragazzi. Ma noi continuiamo a fare delle trattative per salvare qualche spicciolo, non siamo dei mostri alla fine... proviamo compassione per il pensionato. Le trattative non vanno bene, però, ed i numeri crescono, si taglia questo, si taglia l’altro e che “si tagli la loro mano”, urla il vecchio al kafenìo (n.d.t. caffé tradizionale greco).

Siamo presi dai troppi tagli e la città puzza di merda. In ogni suo angolo c’è il degrado, il margine, la depressione e la rabbia. Ed il tempo ride con noi... in giorni così bui fa un caldo incredibile!

“E tu rè afgàni (n.d.t. “afghano” con tono di disprezzo) dove credi di andare. Vieni qui ”. Venerdì, quasi mezzanotte sulla vuota Menàndrou (n.d.t. una via del centro di Atene). Poliziotto... – sapete, io non sono anarchica, sono una figlia di Syriza – ma questo è un poliziotto, un poliziotto di merda. Mi dice di accompagnarlo alla Stazione di Polizia di Omònia, perché ho osato parlare, intromettermi nel controllo dei documenti dell’Afgàni (controllo illegale in base a tutti i manuali di giurisprudenza di tutto il mondo) dal marciapiede di fronte. Che dire... come intervenire... ho potuto appena miagolare. Perchéhopaura .

Mi rivolgo alla “ragione”, ma come potete parlargli così... cosa ha fatto... e non spingetelo... ma è un uomo... lei non può comportarsi così. Mi fermo là e dico quello che mi passa per la testa. È venerdì, quasi mezzanotte, a pochi metri di distanza dal mio lavoro, da dove me ne stavo andando. E ho paura , perché sono da sola e questi sono fascisti. Non portava nemmeno la divisa il superiore, che è “strano” come mi dice il poliziotto affianco a lui con un sorriso stupido, che mi viene da schiaffeggiarlo per svegliarlo dalla stupidaggine.

Il migrante sorride, non è per niente teso. Sorride come se gli sembrasse del tutto strano e quasi folklorico che una ragazza parlasse di lui. Non so... non ne ho la minima idea... lo dico così... non so perché sorrideva. È venuto, non sono nemmeno io da dove... Afgàni, non so se è davvero afghano. Non so perché sorride, so solo che non ha paura nemmeno per un secondo del poliziotto di merda, nei vicoli di Omònia. Forse perciò ride. Perché io sono la gattina della storia, perché mi sono cacata addosso.

Due giorni dopo, mi trovo a casa, sento dei colpi... spari penso... ma non ho mai saputo di cosa si trattasse. Sì, io sono tornata a casa mia, non come quell’afgàni che non ha una casa, che non ha una patria. E...urla, rumori, urla. Poliziotti che urlano. Delle moto diDìas, Dèlta (nd.t. la celere motorizzata), nnvedo bene. Vano in senso contrario su Charilàou Trikoùpi (n.d.t. una strada di Exarchia, nel centro di Atene) ma non posso vederli. Sembra un’operazionegrande. Ho dinuovo paura, eppure stoacasa, posso chiudereleporte elefinestre pernonsentire. Dai... cazzate!. Noncelafaccio eloso. Perché giunge un momento, amici miei cari e compagni miei, che non puoi chiudere le tapparelle! Non vuoi nemmeno!

Tanta tensione, tanta passione... dovrà avere a che fare con il terrorismo (sic!). O forse ci sarà stata qualche carica in qualche stazione di polizia, come l’altro ieri a quella dell’Acropoli? Probabilmente si tratterà di qualche attacco contro la polizia per essere così incazzati. O di qualcosa di ancor più serio.

Comincio a poter vedere. Hanno fermato qualcuno, sono lontana posso solo capire che si tratta di un uomo. Ci sono tanti poliziotti e lo trascinano, altri sulle moto, altri in piedi, lo spingono, ma si dirigono verso un’altra direzione e non posso vedere. Non capisco cosa sta succedendo, è da solo rè... voi siete in tanti... non potete arrestarlo in modo un pò più umano?

Tutto succede così velocemente, c’è gente radunata, un signore anziano – a giudicare dalla voce – urla di smettere di picchiarlo. Corro sotto. Dalpalazzo esce unsignore. “Cos’è successo?”,michiede. “Non ne ho la minima idea”, anche io vado a vedere. “È nuovo nelpalazzo, eh?!”. “Sì, Dàfni”. “Michàlis, piacere”. Vedo alcuniconoscenti. “Cos’è successoragazzi?”. “Non sappiamo”. “Cos’erano queicolpi?”. “Non sappiamo”. “Passavano - dice un giornalista che conosco, anche se lui non si è reso conto di me – delle moto con delle bandiere rosse in senso contrario alla Charilàou Trikoùpi e la polizia li perseguitava. Hanno fermato uno, l’hanno immobilizzato sull’asfalto, l’hanno ammanettato, gli hanno fatto fare un piccolo giro del trionfo tra calci e pugni e poi se ne sono andati”. “Sicuramente si tratta di spari”, dice pure lui che non fa parte del movimento. Si trova cioè proprio dalla parte opposta.

Non avevamo nemmeno finito di parlare, quando arriva il secondo. Un ragazzo giovane, capelli lunghi, tenuto da 6-7 poliziotti... non so... ce ne sono anche altri davanti e dietro che lo accompagnano.

La gente urla: “ma dove state portando il ragazzo?”, “cosa vi ha fatto?”. Si gira un tizio, un gorilla di tante cilindrate con l’odio negli occhi, e dice “Ragazzo? Chiamiquesto ragazzo? Sapessi solocosa hafatto”. Marciano finoaVoulgaroktònou e poisenevanno. Prendono ancheunmotorino lasciato all’angolo. Unpoliziotto cerca diaccendere ilmotore. La terzavolta ciriesce. Si allontanano pure loro. E la domanda rimane: tanto odio... ma che cazzo avranno mai fatto questi “ragazzi” che non dobbiamo nemmeno chiamarli così?

C’è poi una vecchia che comincia a difendere i poliziotti e la gente la aggredisce. Oralmente. Nonhapiù senso tuttoquesto. Via, andiamo a casa a vedere in tv di cosa si trattava. Chi è stato fermato? Sono membri della 17 Novembre (n.d.t. è la data dell'irruzione dei carri armati nel Politecnico di Atene per volere dell'allora - siamo nel 1973 - governo golpista dei colonnelli)? AlQaeda? Di cosasitrattava?.... COSA? UNARONDA ANTIFASCISTA? MA CHE CAZZO STATE DICENDO RAGAZZI? Mi sento ridicola, scema, scema, scema. Dicono che c’è stato uno scontro tra anarchici, anti-autoritari, come vogliamo definirli, ed albadorati, fascisti, squallidi, come vogliamo definirli. Altri li chiameranno semplicemente “residenti” (n.d.t. così hanno fatto i giornali). E poi hanno caricato i ragazzi, che tra l’altro non dobbiamo chiamare “ragazzi” perché sapessimo solo cosa avevano fatto. Abbiamo saputo: una ronda antifascista nel centro della città, e soprattutto là dove queste merde fanno quello che gli pare ogni giorno: accoltellano, terrorizzano, vendono sicurezza.

Ho paura amici miei cari e compagni. Perché avevo proprio ragione. C’era davvero tanto odio, perché è successo qualcosa contro la polizia stessa. È successo agli albadorati. Ormai si identificano con loro. Alcune unità, specie quelle con la lettera “D” non si possono più distinguere.

Ho paura amici miei cari e compagni. Perché il giorno dopo hanno fermato le persone solidali. E li hanno menati, anche oggi che parliamo, proprio senza pietà. E perché pochi giorni fa, uno di loro ha preso il fucile per sparare contro i migranti “clandestini”. Non è stato fermato il loro amico col fucile. Non è stato fermato anche se c’era la telecamera a registrare tutto, secondo per secondo. No, luinon è un vagabondo. Lui è andato soloadammazzare.

Vita magica, amici miei cari e compagni. Samaràs e Alba Dorata camminano mano nella mano, occupano le nostre città e ci dicono di andare alla stazione di polizia di Omònia.

Gli altri si trovano già a GADA (n.d.t. la centrale di polizia di Atene) e li picchiano. Semplicemente perché esistono. E si preparano a lasciarci senza nemmeno una mutanda addosso, con le misure che prendono. Non per altro, c’è anche Meimaràkis (nd.t. presidente del Parlamento al centro di uno scandalo sessuale) che tromba e... non conviene girare nudi. Sopratutto nudi nell’anima.

Possiamo... dai... andiamo con paura, tutti insieme a romperla, a tenerci la mano, per non essere noi a romperci del tutto. Pochi attimi... si può, come venerdì... uno straccio... non ho fatto niente... ma cosa c’era poi da fare? Così vivo ogni giorno, lavoro vicino ad Omònia, vedo le stesse cose tutti i giorni, le vedo tutti i giorni, tutti i giorni dico una cosa e me ne rispondono un’altra... dove arriveremo? Non so, non so, non so proprio niente... incapacità, insonnia, voglio vomitare, poca forza eppure... andiamo, mano nella mano, troveremo la soluzione, perché non si può, non si può lasciare passare il fascismo.

E visto che non ho a portata di mano un Brecht, ecco per voi un verso che è nato così, da un miscuglio strano. “Stupido”, immagino diranno gli esperti. “Come me”, dirò io:

tieni la mia mano

e andiamo stella mia

ilcielononhastelle

perquellicherimpiangono.

DàfniSfètsa

Tratto da: http://www.left.gr/article.php?id=9023

 Qui il video della ronda antifascista: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=aGrW_ZTHPNY

 Qui il racconto dell’accaduto e la prima lettera dal carcere degli arrestati:

http://en.contrainfo.espiv.net/2012/10/03/athens-third-antifascist-motorcycle-demo-clashed-with-neo-nazis-police-attacked-the-demo-in-retaliation/