Bari - Il Mercato ricorda Carlo: ragazzo, compagno

21 / 7 / 2010

"La violenza costruita scientificamente dalle forze dell'ordine intorno a Genova ha in realtà nascosto la vera novità di quel movimento. I dissensi più disparati si incrociavano per proporre, attraverso pratiche assolutamente nuove, la critica al sistema di sfruttamento globale. Si voleva affogare nel sangue un movimento che avrebbe dettato l'agenda politica nazionale e internazionale per anni."

Con queste parole Don Angelo Cassano, del gruppo dei disobbedienti che partirono da Bari per la manifestazione anti g8 del 2001, ricorda al Mercato Occupato la sensazione che si respirava intorno a quella lotta che solo attraverso la morte di un ragazzo poteva essere controllata.

"Il movimento che a torto viene definito no-global, ma che in realtà spingeva verso una globalizzazione solidale, non era caratterizzato assolutamente dall'uso di armi o pratiche violente. Nasceva da Seattle in un clima in cui i black bloc erano solo una frangia circoscritta che aveva scelto, a torto o a ragione, la sua modalità di conflitto. La grandezza di Genova fu vedere persone che provavano ad entrare nella zona rossa manifestando nei modi più caratteristici e creativi, o addirittura pregando. La violenza l'hanno generata le forze dell'ordine con una strategia provocatoria e repressiva preparata e minacciata anche nei mesi precedenti."

"Si parlava di 500 sacche da morto preparate dalla polizia, si menavano i manifestanti senza alcuna ragione visto che nella zona rossa nessuno è riuscito ad entrare, si uccise Carlo Giuliani e poi si continuò nella scuola Diaz" ha continuato Dario Belluccio, anche lui presente a Genova nel gruppo dei disobbedienti da Napoli. "Viviamo sulla nostra pelle Genova come un'esperienza che ha segnato una storia politica e civile. Un movimento che ha saputo invertire la dialettica con le istituzioni partendo da rapporti di forza nettamente a suo favore."

Il racconto di due compagni che hanno vissuto Genova ha arricchito sicuramente la serata nella quale il Mercato Occupato ricordava la morte di Carlo Giuliani. Dopo il documentario dedicato al ragazzo ucciso in Piazza Alimonda, il dibattito circolare ha infatti evidenziato in maniera dettagliata i pregi e le contraddizioni di una generazione politica che oggi ha intrapreso strade diverse. Molte di quelle forze sono infatti confluite nella sinistra istituzionale che ha sostenuto l'esperienza del governo Prodi.

Il Mercato Occupato sceglie di prendere a modello la storia di quei compagni che continuano a coltivare la pratica del conflitto come unico strumento di riscatto e di critica nei confronti di un sistema che genera sofferenza. Nelle loro idee e nelle loro lotte, infatti, Carlo Giuliani è ancora vivo.

Centro Sociale Mercato Occupato