BNL - Da Piazza Albania al Consorzio BPI, passando per una serie di ignobili minchiate

E’ dello scorso venerdì la notizia dell’occupazione, da parte del movimento romano per la casa durante lo “sciopero sociale” nazionale, del complesso di piazza Albania.

Utente: Radisol
18 / 11 / 2014

Si è trattato di una occupazione simbolica durata solo una decina di 
ore. Il complesso, in via di ristrutturazione da parte di Bnp Paribas 
Real Estate per realizzarci una struttura residenziale extra-lusso, la 
cosiddetta Domus Aventino, non ha al momento le pareti esterne né quelle 
divisorie interne ma solo il vecchio “scheletro” e non è quindi 
abitabile né “occupabile”.

Per il futuro, e non soltanto per quanto riguarda lo stabile di Piazza 
Albania, non poniamo limiti alla provvidenza ed alla estrema fantasia e 
determinazione dei movimenti sociali romani.

L’operazione di ristrutturazione ed il cambio di destinazione d’uso da 
uffici ad abitazioni prevedono comunque, almeno negli accordi raggiunti 
col Comune di Roma che ha concesso questo cambio di destinazione, il 
fatto che le facciate del complesso vengano alla fine ripristinate come 
erano nel progetto originario del palazzo/uffici che risale agli anni 
cinquanta del secolo scorso.

Una rapida visita al sito internet di Bnp Real Estate che pubblicizza 
l’operazione immobiliare ci provoca però francamente qualche dubbio in 
proposito. Le immagini degli appartamenti pubblicizzati dal di dentro 
prevedono infatti intere pareti a vetro che fanno comunque a pugni con 
le facciate originarie che prevedevano normali finestre, e quindi non ci 
meraviglieremmo affatto che possano presto nascere contenziosi di varia 
natura.

E comunque è evidente, come dice  anche il comunicato emesso dagli 
“occupanti simbolici” di venerdì scorso, che si tratta della classica 
operazione di speculazione edilizia, oltretutto in un contesto 
urbanistico, quello della piazza ed dell’intera zona, largamente 
degradato nei decenni, quindi una sorta di presunto “diamante” inserito 
però in una specie di fogna, a partire dalle due orribili pompe di 
benzina presenti nella piazza e dall’allucinante livello medio di 
traffico quasi di tipo autostradale, per non parlare poi dell’assoluto 
degrado delle zone verdi  e delle stesse rovine romane adiacenti.

Lo stesso sito internet parla trionfalisticamente di “un grosso successo 
di vendite nonostante il periodo di crisi”, successo forse anche dovuto 
allo “strano” prezzo relativamente basso per una residenza di lusso nel 
centro storico di Roma. Ma invece alcune offerte “a tempo”, una specie 
di ulteriori “promozionali” in stile “divani della Ferilli” 
pubblicizzate nello stesso sito, suscitano qualche legittima perplessità 
su questo presunto enorme successo di vendite.


Comunque noi non siamo né urbanisti né architetti, siamo lavoratori 
della Bnl e del Gruppo Bnp, per cui, pur esprimendo la nostra totale 
solidarietà al movimento romano per la casa cui ci sentiamo vicinissimi 
( ed alcuni di noi ne fanno anche parte in modo militante), il nostro 
principale interesse sulla vicenda è di tuttaltro tipo.

Quando Bnl cominciò a dire che voleva evacuare Piazza Albania, si parlò 
di una operazione di vendita alla FAO, la cui sede è nelle vicinanze, e 
che la stessa FAO, una volta ottenuto il cambio di destinazione d’uso, 
avrebbe poi provveduto a realizzarci una “foresteria” per i propri 
dipendenti esteri che stazionavano temporaneamente a Roma per lavoro.

Poi dopo altro tempo Bnl raccontò che si sarebbe trattato di semplice 
affitto alla stessa FAO al medesimo scopo e che comunque sarebbe stata 
sempre la FAO a provvedere alla ristrutturazione dell’immobile.

La sensazione, dopo una serie di fatti, che la dirigenza Bnl abbia 
sempre preso per i fondelli sindacati e lavoratori è decisamente forte.

Infatti, dopo aver trasferito in gran parte ad Aldobrandeschi ed in 
misura minore a Crescenzo del Monte tutti i colleghi che operavano in 
Piazza Albania, dopo aver smantellato in epoca successiva l’Agenzia 19 
ed anche la struttura del Fondo Pensioni allocata nella adiacente Via di 
Santa Prisca, tornata questa alla fine nei suoi antichi locali di 
proprietà dello stesso Fondo a Piazza dei Navigatori, è uscito fuori 
questo mega-progetto di edilizia residenziale di lusso, cosa ben diversa 
dalla eventuale “foresteria FAO”, e così complesso e sofisticato nella 
realizzazione da non poter essere stato inventato dall’oggi al domani e 
quindi certamente vecchio di svariati anni ed altrettanto certamente già 
noto nelle “segrete stanze” quando invece si raccontavano ignobili 
minchiate a sindacati e lavoratori Bnl.

Per cui c’era probabilmente sin da subito il disegno della 
mega-speculazione edilizia così come quello collaterale di stipare come 
sardine i lavoratori Bnl romani, soprattutto in quel di Aldobrandeschi.

E ben difficilmente questo “stipamento” potrà essere presto alleviato, 
come pure provarono a raccontare i vertici Bnl, dall’uso del nuovo 
complesso in costruzione di Tiburtina, dove, a causa dei 
prevedibilissimi problemi relativi alla famosa “acqua bullicante” che 
scorre sotto il terreno ( del resto a brevissima distanza in linea 
d’aria, sulla Via Prenestina, è recentemente venuto alla luce un vero e 
proprio lago di acqua sulfurea di 10.000 metri quadrati) siamo 
praticamente ancora alle fondamenta ed i tempi di realizzazione tendono 
ad allungarsi di brutto.

E comunque quel palazzo, quando sarà ultimato, è destinato ad ospitare 
tuttaltri servizi e strutture.


Ma, sempre visti i fatti successivi, viene da pensare che lo 
“stipamento” di tutti i back offices in Via Aldobrandeschi non sia stato 
suggerito solo da una operazione di “risparmio” o soltanto per dare poi 
luogo alla speculazione su Piazza Albania.

Bensì soprattutto per concentrare, insieme “ammucchiati” 
appassionatamente e dopo aver drasticamente ridotto anche il servizio 
pulmanns, in un unico posto tutti i lavoratori romani da loro destinati 
allo scorporo del Consorzio BPI, progetto anche questo che non può certo 
essere stato inventato dall’ oggi al domani ma che certamente ha avuto 
anni di gestazione sempre nelle famose “segrete stanze”.

Che dire ? Diciamo, ad esempio, che se avessimo avuto un sindacato VERO, 
con la stessa determinazione e capacità di inchiesta, ad esempio, del 
movimento romano per la casa, certe “magagne” si sarebbero potute 
comprendere prima e magari oggi non ci troveremmo come siamo.

Ed invece il nostro FALSO sindacato gliele ha fatte passare tutte 
impunemente.

Crediamo, pur senza abbandonarsi alla rassegnazione ed alla 
disperazione, ci sia quindi tanto da meditare.

Roma,18 Novembre 2014

InfoAut Bnl



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