...di petardi e riforme del mercato del lavoro...

Bonanni, gli occhi, il dito e la luna

Il dissenso non è reato

11 / 9 / 2010

A Torino un petardo viene lanciato contro Bonanni. Eppure, dal fumo del petardo si è ingenerata una gran confusione e come al solito c'è un dito, una luna ed una serie di eminenti democraticissimi tromboni con lo sguardo fisso al dito. Ma andiamo con ordine. Federmeccanica recede dal contratto collettivo nazionale firmato nel 2008. Appoggiata da Confindustria, afferma di volersi riferire a quanto concordato con Uilm nel 2009. Gli accrdi del 2009 prevedono l'elisione dei limiti allo straordinario, forti penalità anche in caso di assenze per malattie, riforma delle turnazioni. E' un tassello ulteriore del progetto Marchionne incentrato sullo scambio tra diritti e lavoro. La Fiat e la confindustria stanno puntando alla cancellazione della contrattazione collettiva nazionale ed alla sua sostituzione con una contrattazione locale, dove il lavoratore è solo, vulnerabile, non protetto. Ma Bonanni che centra in tutto questo? Sul giornale avvenire del 28 agosto Bonanni parla di un "patto sociale", poichè "non vi sono più diritti scolpiti nella pietra". Il 7 settembre, sul Sole24ore Bonanni chiede "maggiore flessibilità nell'organizzazione del lavoro". Ma come Bonanni vuole flessibilizzare il mercato del lavoro? Il nostro amico lo chiarisce con un' intervista precedente, rilasciata a panorama il 12 agosto, in cui assume le posizioni di Marchionne, e si spinge al punto di voler modificare il diritto di sciopero. Lo strappo democratico è fin troppo evidente. Eppure i tromboni della politica stanno a stigmatizzare il petardo che ha colpito Bonanni. Insomma, sti partiti sono dei soldati crucchi a difesa del bidone di benzina vuoto. Tutti ad accreditarsi rispetto al potere moderato. Che importa se solo Italtel ha licenziato 1.400 persone, per non parlare di Gruppo Carrefur, Somaschi s.p.a., Esa.Gv, Tecnol, E e della spinosa questione Sevel. I partiti divenuti grandi macchine bio-politiche tese a sviare le menti dai problemi reali, ed ad imprigionarle in gabbie di iper-realtà in cui gli occhi guardano il dito e non la luna.