Nella mattinata di
oggi un centinaio si sono ritrovati. Universitari e i ricercatori
arrivati a Parigi per studiare, per farsi un’esperienza all’estero, per
lavorare. Assieme a loro si sono uniti una cinquantina di liceali, di
ragazzi e ragazze del liceo italiano a Parigi.
In
un centinaio si sono trovati presso il consolato. Non sotto. Il console
non voleva avere casini, con nessuno, nel giorno in cui si votava la
fiducia al governo. E tanto meno voleva avere sotto i suoi uffici una
folla di studenti arrabbiati contro questo governo. Contro le sue
riforme dell’istruzione. Contro una classe dirigente che ha causato una
crisi che giorno dopo giorno diventa sempre più insostenibile.
Uno
striscione veniva sollevato e mostrato alle macchine e ai passanti.
Fiducia sì, ma nelle lotte. Concetto che veniva poi ribadito
nell’assemblea spontanea dove liceali e universitari si sono conosciuti.
A prescindere di come possa andare a finire la votazione di oggi, non
abbiamo alcuna fiducia verso chiunque possa andare alla testa del
governo. Né di Bersani, né di Fini, né tanto meno di Berlusconi.
Possiamo avere fiducia solo nelle lotte che noi adesso stiamo creando, e
nell’unione delle varie resistenze che si stanno creando in tutti i
Paesi europei. Dalla Grecia che è stata bloccata da uno sciopero
semi-insurrezionale un anno fa, dall’Italia che pone in stato di assedio
i Palazzi, dall’Inghilterra che irrompe nei ministeri, e dalla Francia
che ha risvegliato qualche mese fa una forza giovanile irruenta e
spontanea. Solo in queste lotte possiamo avere fiducia, solo su di
queste possiamo puntare. E sull’unione delle stesse contro una classe
dirigente europea, la cui rappresentanza italiana non è che la
componente più laida e viziosa.
Le
trattative con le guardie francesi hanno portato alla concessione
dell’invio di una ragazza, nostra delegata, a mandare un comunicato di
sdegno al ministero degli esteri e al presidente della Repubblica. Noi
vi sfiduciamo, si ribadiva.
L’assembramento
si è sciolto subito dopo, per ritrovarsi, spontaneo libero e
incontrollabile su uno dei ponti più noti e suggestivi di Parigi: Ponts
des Arts. Uno striscione è stato srotolato dal parapetto, lungo fino ad
accarezzare l’acqua della Senna che rimarcava i concetti già espressi.
Ma quale fiducia? No ai governi della crisi.
Il
gruppo si allontanava, quando alle loro spalle due fumogeni, uno rosso e
uno bianco, accompagnavano il loro congedo, attirando l’attenzione di
tutti i passanti sulla scritta.
Ora
siamo nelle nostre case parigine a leggere quello che succede a Roma.
Della guerriglia urbana e delle cacce all’uomo scatenate dalla polizia.
Del numero di fermati e di feriti che continuano ad aumentare, come in
tragico e costante bollettino. Speriamo per il meglio per i nostri amici
che adesso sono a Roma, vorremmo essere tutti noi con loro, a portare
sulle nostre braccia il nostro libro preferito a difesa della nostre
culture.
Speriamo per il meglio. Non è finita qui.
Contro i governi della crisi, a Parigi si riprende Ponts des Arts
14 / 12 / 2010