SI STA CONCLUDENDO L’ERA DI HIRST, KOONS, CATTELAN E BONAMI? Caro Giancarlo, non credi che l’essere entrati in un nuovo millennio e a causa di una crisi epocale, forse cruciale, debba portare un cambiamento altrettanto epocale nel sistema dell’arte? Non credi che in arte (ma in tutto) debba esserci un ripensamento su atteggiamenti e valori che hanno caratterizzato la fine del secolo e millennio scorso? Tu pensi che l’era di Damien Hirst, Jeff Koons, Maurizio Cattelan e Francesco Bonami stia volgendo al termine per lasciare spazio a una nuova e diversa generazione di artisti e curatori, forse meno aggressiva e certamente più etica? Io ho questa sensazione, che in alcuni momenti è certezza. Tu cosa ne pensi? - Francesco Cugini

Flash Art n.300 anno 2012.

12 / 3 / 2012

ASPETTANDO CHE IL MONDO CAMBI, I CAPELLI DIVENTANO BIANCHI
Caro Francesco,
tu mi ricordi un mio storico e impertinente interlocutore: tal Domenico (Mimmo per gli amici) Di Caterino, che vive tra Napoli e Cagliari. Imperterrito pittore amatoriale e insolente provocatore di professione, diventato ormai una macchietta
napoletana, da oltre venti anni mi annuncia che il sistema dell’arte è crollato e che ormai le gallerie storiche, tutte, sono andate a ramengo e così pure gli artisti, i critici e curatori. Magari semplicemente perché un quadro di Damien Hirst da un milione di euro che costava nella primavera del 2008, ora ne costa “appena” 950 mila, o che Jeff
Koons da 5 milioni di allora, adesso è sceso a 4,8 milioni. E questo Di Caterino, dall’alto delle sue tremende défaillance professionali, ogni sei mesi mi annuncia la fine del sistema dell’arte che conosciamo e l’avvento del suo sistema. Intanto quel giovane Di Caterino che io conoscevo è diventato un adulto a cui stanno crescendo i capelli bianchi, ma lui continua a regalare per strada i suoi quadri che nessuno vuole, annunciando però, in tutti i
possibili blog marginali, la fine di questo sistema dell’arte e l’Avvento del nuovo, cioè del suo. Come dire “dilettanti allo sbaraglio al potere”. Ma poi, inevitabilmente, si ritrova, ahimè, sempre al palo, senza una galleria, senza un riconoscimento, e forse senza un soldo in tasca. Caro Francesco, non so quanto durerà l’era di Koons, Cattelan, Hirst; certo, nulla è eterno, ma intanto loro da venti e più anni (Koons quasi da trenta) continuano a imperversare, a essere richiesti da musei, gallerie, collezionisti: insomma a essere i protagonisti della vita artistica internazionale e a essere straricchi. Cosa vorrebbe di più un artista oltre che essere celebre, ricco, richiesto, riverito? E Francesco Bonami? Anche lui ormai da circa venti anni è sulla cresta dell’onda e il suo potere si sta allargando e solidificando:
Corriere della Sera, La Stampa, Responsabile artistico del Comune di Milano e sempre Direttore della Fondazione Sandretto, già Direttore di Manifesta, della Biennale di Venezia e della Whitney Biennial: e qualche altra cosa arriverà
ancora. Se questa è decadenza, tutti vorremmo viverla in questo modo.

Giancarlo Politi

Replicato così, ovviamente come al solito, la mia risposta verrà occultata: 

Aspettando che il mondo cambi i capelli è meglio averli bianchi che calvi.

Carissimo e stimatissimo Direttore Politi,
quanti luoghi comuni nel ritratto che dall'alto della sua rubrica traccia di me, non ho mai considerato la professione dell'artista limitata ad una specializzazione, non è questa l'epoca del pittore contro pittore in nome di un linguaggio, mi sembra anacronistico limitare oggi il processo del fare artistico al fare pittura, scultura o quant'altro, una tale visione è lontana da questo mondo e rivela una totale estraneità alla vita reale ed alla ricerca di senso dell'arte, non mi meraviglia, tutti sanno che lei antepone il prodotto al processo, io da docente pubblico ritengo il processo più interessante del prodotto e questo tra di noi ha sempre creato una sana divergenza d'opinioni che lei ancora oggi sembra incapace di digerire.
I miei capelli bianchi aumentano è vero, nel frattempo mi sono sposato e ritirato in periferia a Capoterra, La Maddalena spiaggia per la precisione, non ho soldi in tasca e vivo con il mio pubblico stipendio con il quale è impossibile evadere le tasse (lei può dire lo stesso?), non ho una galleria di riferimento mai l'ho avuta e mai l'ho voluta, perché avere un gallerista di riferimento quando chi è interessato al mio lavoro può riferirsi direttamente a me?
Il mio lavoro non mira ad accontentare ma a riformulare schematismi che non sono scontati in tempi come questi e forse mai lo sono stati, ma lei ragiona con il listino prezzo degli artisti alla mano, fuorviante e da vero ignorante, le sue gallerie frenano l'economia ed impediscono la diffusione di interessanti ricerche artistiche che mai avranno l'onore di finire sulla sua testata.
I galleristi al limite li ospitiamo in una macchina che sto gestendo con mia moglie come fosse una galleria, ma a costo zero in rete con artisti ed addetti ai lavori che con l'arte sanno giocare e con le sue differenze si sanno confrontare, ma lei che cosa ne sa? Preso a rincorrere il mercato e le polemiche per fare quadrare il bilancio della sua rivista? In fondo io i miei capelli grigi li ho ancora tutti, lei quando è che ha perso i suoi?

Dalla Maddalena spiaggia a Capoterra, un sognatore canuto le manda il suo beffardo saluto, Domenico Mimmo Di Caterino.

Io, Flash art e tu.

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