Il comunismo del 1977

Il comunismo del 1977 aveva ben poco a che fare con la tradizione storica del movimento operaio.

Utente: Radisol
31 / 1 / 2017

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Era un comunismo eretico, alimentato dai Grundrisse di Marx e dalla Beat Generation. Dall'operaismo italiano e dalla poesia maledetta di Rimbaud. Dagli anarchici e dai Pink Floyd. Da Rosa Luxembourg e da Foucault. Da Maiakovskij e dalla Società dello spettacolo di Guy Debord.


Era un cocktail di comunismo fatto più di poesia che di economia. Che si trovava a suo agio più con le contraddizioni della vita che con le inalterabili leggi della storia. Era un comunismo che non combatteva per l’emancipazione del lavoro. Nel suo orizzonte non c’erano schiavi che lottavano per diventare schiavi più dignitosi, né c'erano sacrifici e austerità per approdare a un nuovo modello di sviluppo.


Al pensiero dell'infelicità preferiva il ghigno beffardo dell'ironia. Non tollerava l’autorità e i corpi per qualsiasi motivo impediti. Combatteva contro il potere di qualcuno di assoggettare qualcun altro e contro qualsiasi azione che non comportasse una scelta radicalmente libera.


Era un comunismo che non implicava un programma politico da realizzarsi con un partito. Era semmai una scelta di vita, un azzardo da giocarsi lottando, con ogni mezzo necessario... in movimento.


“Siamo colpevoli di avere professato pubblicamente le nostre idee, di appartenere al movimento 77, di non accettare alcun compromesso”, affermarono i compagni arrestati davanti al giudice. “Da quel giorno dell'11 marzo abbiamo cercato costantemente di spostare lo squilibrio dalla paura verso la libertà”.


Oggi, alcuni degli "untorelli" di allora, siamo ancora lì che ci stiamo provando.