Riflessioni post 14 dicembre

Il martedì delle salme

Utente: kovvaparma
18 / 12 / 2010

Voglio piangere ma non riesco, i miei occhi lacrimano già per la rabbia nella città che brucia.

Dicono che ci scappa il morto, ma io son morto con un parto degenerato in ipocrisia e corruzione.

Tra le mura arancioni alziamo i nostri libri, noi difendiamo la cultura o almeno ci proviamo, ora tocca a lei farlo.

Abbiamo corso centinaia di metri lungo il corteo, gli scudi alzati, dalla folla si leva un boato.

Ora abbiamo i libri sollevati, siamo la testuggine di una generazione uscita malformata dalle vagine delle nostre città, inseminate dalla défaillance dei governi. Ma come è possibile?!

Arrivano le prime bottiglie che si fracassano sui nostri scudi, i primi petardi esplodono ai nostri piedi, ma cazzo! andate in testa a lanciarli!!! E loro rispondono, voi soldatini caricati a molla dalle mani rugose del potere, voltate le spalle e guardate! là c'è Montecitorio, è lì che vi viene negato l'olio per i vostri ingranaggi arrugginiti quando la divisa è appesa al chiodo. Ma non lo fate e ci riempite di lacrimogeni, gli occhi diventano ciechi, marchiati a fuoco dalla vostra vigliaccheria pagata, i fumi delle ciminiere milanesi ti riempiono i polmoni e ti sale un conato di vomito mentre scappi, tenti di scappare lontano dai loro bastoni,

Intanto mia madre sta sigillando le scatole dei bagnoschiuma, dopo 5 anni è divenuta caporeparto, dovrebbe essere felice no? Caporeparto eccheccazzo, dovrebbe essere felice, ma non lo è. Almeno ha un lavoro e non è poco. Eppure ieri si laureava in tecnologia alimentare nella grande madre violentata dal comunismo, mentre nonno Lenin batteva i pugni contro i vetri del suo mausoleo e urlava disperato: ma stai tranquillo, ci sono già i carro armati diretti al parlamento lungo le passerelle di mosca, e le guardie reali uccideranno altri 2000 dei tuoi figli tra i plausi dell'occidente.

Ma qua 25 anni dopo si vota la (S)fiducia, ce l'hanno promesso!!! sono 2 mesi che ce lo promettono i nostri eroi che cambiano sponda, a noi studenti a cui hanno incarcerato il futuro, a chi il terremoto ha distrutto la casa e vive da due anni in tenda, a chi muore il cugino per tumore annegando tra i rifiuti. A tutti quelli che si fanno schernire da anni. Ce l'avete promesso, eppure avete fallito per 3 voti, e quei 3 voti erano vostri.

Allora grazie! E il nostro grazie esplode fragoroso nelle piazze della capitale!

Siamo lungo una via che non conosco, là da qualche parte ci deve essere il senato ma si vedono solo blindati e caschi blu.

Avanzo correndo, imbraccio lo scudo, un sampietrino mi colpisce la testa, fa male, ma ho il casco, mi protegge.

Cazzo, ho perso la mia ragazza, aveva pure il malox, ora i miei occhi sono fottuti.

Raccolgo un ferro da terra, è bello pesante, dovrebbe fare male. E' dal 2001 che aspetto di spaccare la testa a uno di voi, voi che che lo facevate ai miei compagni con la scusa dei black blocK, ben consci che dietro ai neri bavagli c'erano i vostri di compagni e la faccia di chi 20 minuti fa votava contro la fiducia al principe dei cabarettisti.

Ma non ho le palle per farlo, scusami mamma, scusami, ho 20 anni e non so fare nulla.

Altri lacrimogeni, gli sbirri caricano di nuovo, mi dirigo avanti con lo scudo ma la folla corre indietro travolgendomi. Sembra una strana danza, avanti-indietro-avanti-indietro-avanti-indietro. Mi arrivano gomitate in faccia, ma ho il casco, mi protegge. Mi volto e vedo le forze del disordine avanzare veloci, solo, vedo la loro carica inferocita, incazzati per il tenore infimo delle proprie vite si sfogano con noi, noi con loro, vittime ignoranti dello stesso sistema di carta. 

Butto per terra il ferro, mi è solo d'intralcio. E corro, devo correre, mi guardo indietro e non ho mai avuto tanta paura in tutta la mia esistenza alla vista dei manganelli sventolare come nere bandiere dietro la mia schiena. Inizia la caccia al coniglio, per fortuna il coniglio è bravo a scappare.

Mi ritrovo in un' altra via che non conosco, qualcuno fa le barricate, qualcuno prende le sedie dai bar e va a lanciarle contro i blindati. Ho ritrovato il mio compagno che le palle ha dimostrato di averle prima quando ha risposto alla carica con la stessa moneta infima.

Ci urla uno.

Ci voltiamo: il vuoto... e là un altro cordone, ma dove cazzo sono tutti?

No grazie. Lascio lo scudo al sofista della rivoluzione e corro verso Piazza del Popolo perdendo ancora il mio compagno. Intanto il sofista è ancora lì, fermo, non va mica avanti.

Ho perso tutti, esplodono vetrine, i bidoni bruciano, cadono telecamere, ma in fondo giunto in piazza ritrovo finalmente la mia ragazza, l'abbraccio. Ha paura, ho paura. E' felice, sono felice.

Mentre la stringo sentiamo le esplosioni dei blindati, il fumo salire lungo la chiesa e coprire di nero pece il cielo di Roma.

Corriamo verso i cancelli mentre alle porte della piazza si scontrano le generazioni bastarde di noi ingenui italiani circondati dalle fiamme della rivolta.

E poi accade, siamo in 100.000 in quella piazza, la folla retrocede impazzita, la polizia carica e ci schiaccia contro i cancelli, sento le ossa implodermi dentro la calca e lei, la perdo di nuovo.

I nostri corpi incastrati tra le mura, martoriati dai manganelli che non guardano nessuno negli occhi infiammati. La mia ragazza è stata trascinata dalla folla dall'altro lato del cancello, è inciampata in una bicicletta e 6 celerini la riempiono di botte, le colpiscono braccia e testa, ma ha il casco, la protegge. Vogliono prenderla su, ma capiscono che è una ragazza, non sembra nemmeno troppo grande allora la lasciano andare colpendola un ultima volta sul coppino. Capiscono, capiscono solo dopo la raffica di manganellate. E io lontano schiacciato nella folla e io che non so nulla.

Quando la ritrovo, ormai è finito tutto, in ritardo per sfogare la rabbia che mi riempie le membra, in ritardo per fare qualcosa, sporco, sudato e distrutto. In 100.000 sporchi, sudati, distrutti e picchiati mentre i colpevoli sedevano su poltrone in pelle.

Voglio piangere ma non riesco, i miei occhi lacrimano già per la rabbia vedendo il giorno dopo sul tubo catodico le macerie di Piazza del Popolo- assente e il bla bla bla del ministro dell’attacco dietro la barba dell'ipocrisia. Assolto da chi si assolveva il giorno prima nascondendosi tra le quattro mura della vita privata.

Piango quando dopo 10 anni gli acrobati delle parole mi parlano ancora di black block che ha quanto pare han preso dimora fissa nella penisola. Che strano, a Londra, Atene e Parigi non ci vanno mai.

Piango quando la testa rasata gesticolante che fino all'altro ieri ammiravo per le battaglie ai mulini a vento della mafia assolve il sistema che accusa.

Piango a vedere dietro il ministro del bla bla bla, tra le macerie di una piazza del popolo ustionata, il fantasma dell'ultimo poeta italiano trascinare il cadavere di utopia, tenendo stretto nella morsa del rigor mortis un gessetto rosso.

Il poeta cammina, cammina lento e il gessettto scrive a lettere incomprensibili: IL GIORNO DOPO C'ERANO I SEGNI DI UNA PACE TERRIFICANTE